CISL MESSINA – Costituita task force permante su ambiente, sicurezza e lavoro. Inchiesta su inquinamento ambientale
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CISL MESSINA – Costituita task force permante su ambiente, sicurezza e lavoro. Inchiesta su inquinamento ambientale

logo_cisl_messina_323_x_117Costituita presso la Cisl di Messina la task force permanente su “ambiente, lavoro e sicurezza”.

La prima analisi mette in luce gravi carenze nella rilevazione dei dati di inquinamento dell’aria da parte delle centraline della Provincia Regionale

Nasce dall’esigenza di tutela ambientale e della salute di lavoratori e della cittadinanza. E’ la task force “Ambiente, Lavoro e Sicurezza” costituita presso la Cisl di Messina al termine della riunione che ha coinvolto il segretario generale della Cisl, i segretari generali delle Federazioni del settore Industria, i responsabili zonali del sindacato e i segretari confederali con delega ai settori Ambiente e Sicurezza. Una task force permanente scaturita a seguito della riflessione connessa alla tutela della salute e alla salvaguardia dei posti di lavoro o della nuova occupazione che può discendere dai processi di messa in sicurezza o dallo sviluppo di nuove tecnologie “verdi” o ecocompatibili.
Il lavoro della Task force Cisl si snoderà attraverso un percorso di iniziative, confronti, proposte, indagini e analisi che coinvolgano ogni attore sociale e istituzionale della provincia.
Nel corso del momento di riflessione e approfondimento è stata condivisa la prima analisi (in allegato) sull’inquinamento atmosferico sul nostro territorio. In particolare la Cisl chiede che venga costituito un consorzio pubblico-privato (Provincia-Comuni-Aziende), a maggioranza pubblica, per la gestione della rete di rilevamento dei dati di inquinamento atmosferico, che venga esitato al più presto, in tutte le sue parti,  il “Piano Regionale di coordinamento per la tutela della qualità dell’aria”, che venga realizzata l’immediata integrazione e omogeneizzazione delle centraline e ripristinato il servizio di manutenzione delle centraline in carico alla Provincia Regionale.
Per la Cisl è indispensabile l’istituzione di un tavolo di confronto permanente sulla problematica ambientale con associazioni sindacali,  il Prefetto, i Comuni interessati, la Provincia, l’ASP, l’Arpa di Messina e i rappresentanti delle grosse aziende del territorio. Un Tavolo che diventi un utile ausilio e stimolo alla risoluzione dei problemi attraverso l’esercizio delle responsabilità sociali ed istituzionali in tema di salute e sicurezza.

“TU, CHE ARIA RESPIRI?”
INCHIESTA DELLA CISL DI MESSINA SULL’INQUINAMENTO AMBIENTALE NELLA VALLE DEL MELA: “CENTRALINE DI RILEVAMENTO DELLA PROVINCIA PRIVE DI MANUTENZIONE, DATI NON CONDIVISI E CARENTI”

Ambiente ed ecocompatibilità: Messina e la sua provincia

Lo studio nasce dalla necessità di rimarcare la presenza in provincia di Messina e con particolare riferimento al Comprensorio della valle del Mela,  di pesanti e negative esternalità ambientali non conciliabili, in termini di ecocompatibilità e di creazione di opportunità di sviluppo,  anche occupazionale.
Portella Arena, Smeb, Zona Falcata, le discariche     abusive di rifiuti sparse nella provincia, sino all’ area a elevato rischio di crisi ambientale del Mela, l’ex Sacelit di San Filippo del Mela: tutti esempi delle pesanti ricadute, ormai acclarate, che l’aggressione scriteriata all’ecosistema ha causato al territorio e,  di conseguenza, alle persone.
Sono problemi di impatto ambientale estremamente consistenti e delicati, per la cui possibile risoluzione sono stati presentati progetti, idee, proposte, quasi sempre rigorosamente in ordine sparso e spesso conflittuali, con scarsi e vani momenti di confronto tra le istituzioni, ma anche tra le istituzioni preposte e le forze rappresentative delle istanze sociali nel territorio. Qualcuno,  poi,  ha remato decisamente contro ogni possibile superamento dello “status quo”,  perché è ovviamente più conveniente che i costi di questo scempio vengano ripartiti tra la collettività rendendo,  tra l’altro,  quello delle imprese, sul piano della normalizzazione ambientale,  ma certamente non su quello dello delle responsabilità,  (in buona compagnia con le Istituzioni preposte) irrisorio.
Nel comprensorio del Mela si contano tra le varie attività artigianali,  commerciali e industriali, complessivamente ben 189 punti di emissione (P.E.), di cui 34 per attività inquinanti e 48 per attività a ridotto inquinamento.
Edipower, Raffineria di Milazzo e la E.S.I. «Ecological scrap industry», rientrano nella definizione di complesso I. P. P. C. (Integrated pollution prevention and control), che è una nuova strategia,  comune a tutta l’Unione Europea,  per aumentare le “prestazioni ambientali” dei complessi industriali soggetti ad autorizzazione.

Le indagini

In questa zona non è dato sapere se negli ultimi sette-otto anni vi siano dati certi che esprimano il trend, negativo o positivo, degli inquinanti Monossido di carbonio (CO), biossido di azoto (NO2), Monossido di azoto (NO),  biossido di zolfo (SO2), particolato (PM10  e PM2,5), idrocarburi non metanici (NMHC), ozono (O3), idrogeno solforato (H2S), benzene (C6H6), piombo (PB), idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA).
Come vedremo oltre,  i dati in possesso dei vari soggetti,  istituzionali e non,  sono lacunosi,  parziali,  spesso contrastanti:  in sostanza,  poco attendibili.
Per il controllo del suolo,  delle falde acquifere e della acque costiere,  il discorso è analogo.  Sta di fatto che,  a d esempio,  per il mancato adempimento delle prescrizioni comunitarie sui campionamenti di acqua,  la Regione sta pagando,  per ogni giorno di ritardo,  una sanzione pecuniaria estremamente onerosa!
Un’indagine epidemiologica sulla mortalità del distretto di Milazzo,  relativa agli anni 1996-1999, svolta dal Settore Igiene e Sanità pubblica dell’Azienda USL 5 di Messina nell’anno 2003 (R.  Basile,  G.  Mollica Nardo) evidenziava come “particolare attenzione necessita, la mortalità per malattie dell’apparato cardiocircolatorio,  che appare avere,  nell’ambito del distretto (di Milazzo, ndc),  una distribuzione più elevata,  sia nei confronti della città di Messina,  sia dell’Italia”.
Da allora l’Ausl 5 (ora Asp5) non risulta abbia più svolto alcuna indagine epidemiologica mentre vi sono altre due indagini ufficiali, una pubblicata nel luglio 2005 nel “Notiziario O. E.”, del periodico  del Dipartimento Osservatorio Epidemiologico  Regionale (DOE), l’altra realizzata nel 2009 all’interno del Progetto di Gemellaggio AGIRE POR,  cofinanziato dalla Commissione europea,  nell’ambito del PON “Assistenza tecnica e azioni di sistema” 2000-2006. Mentre la prima ricerca evidenzia come “è importante che in queste  aree venga effettuata una sorveglianza epidemiologica continua con l’utilizzo delle forme informative correnti,  essendo stato osservato,  negli uomini un aumento della mortalità per tumori alla laringe e per le malattie cardiovascolari e nelle le donne per lae malattie respiratorie”; la seconda sottolinea come “l’analisi della mortalità per le malattie non tumorali evidenzia eccessi statisticamente significativi in entrambi i generi per le malattie cardiovascolari.  Inoltre, solo nelle donne, per le malattie dell’apparato respiratorio e per i sintomi, segni e stati morbosi definiti.
L’analisi della morbosità in termini di individui ricoverati per le malattie non tumorali, evidenzia in entrambi i generi eccessi statisticamente significativi per le malattie acute dell’apparato respiratorio e per i sintomi,  segni e stati morbosi mal definiti,  mentre solo per gli uomini,  per l’insufficienza renale”.
Ma ciò che si deve sottolineare, inoltre, è che la sostanziale disapplicazione delle norme per la tutela ambientale da parte della Regione Sicilia, ha determinato un lungo contenzioso fra il Ministero Ambiente, specie per la mancata attuazione in Sicilia del D. Lgs. 351/99, facendo registrare anche l’intervento dell’Unione Europea, con l’apertura formale di due procedure di infrazione – la n. 2182/2007 e la n. 2006/4808  – per la violazione da parte della Sicilia delle Direttive 96/62/CE e 99/30/CE, e l’avvio di una nuova procedura di infrazione per la mancata elaborazione – con riferimento agli anni 2005 e 2006 – dei piani e programmi previsti dall’art. 8 del D. Lgs. 351/99, sempre in attuazione della Direttiva 96/62/CE, ma anche un’ulteriore procedura per il mancato rispetto dei limiti in vigore dal 2005 per le polveri sottili. E a causa di queste omissioni la Regione Sicilia si è trovata nell’impossibilità di accedere ai fondi nazionali e comunitari di settore.

Le reti di monitoraggio – i fondi perduti

A Messina, si assiste a una situazione paradossale. Da un lato la Regione trattiene i soldi non spesi dalla Provincia per la rete di rilevamento della qualità dell’aria attraverso le centraline di monitoraggio, dall’altro lo stesso Ente chiede i fondi per garantirne l’uso. Si scopre da un decreto dell’11 dicembre 2008 che, esaminando i fondi non movimentati dal 30 novembre 2005 al 30 gennaio 2008, la Provincia regionale di Messina non abbia utilizzato le somme a disposizione per “spese di manutenzione e gestione della rete di monitoraggio della qualità dell’aria” pari a 273.300 euro.

Le reti di monitoraggio – l’attuale sistema

La rete di rilevamento per la zona di risanamento del Mela è attualmente costituita da 14 postazioni, di cui 5 appartenenti alla Provincia Regionale, 5 alla Società Edipower, 2 all’ARPA Provinciale e 2 alla Società Raffineria di Milazzo,  attrezzate per il monitoraggio dei seguenti inquinanti:

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Il fatto che la rete sia gestita da diversi soggetti, pubblici e privati (Provincia Regionale,  Arpa Sicilia-Dap di Messina),  Edipower e Raffineria Mediterranea),  non garantisce in alcun modo univocità di valutazione e di validazione dei dati. Tutt’altro. Ad esempio le polveri sottili (PM10),  gli ossidi di azoto (NOx),  il benzene,  il toluene,  lo xilene (BTX,  sostanze appartenenti alla classe dei COV,  ovvero Composti Organici Volatili),  non vengono esaminati dalle centraline della Provincia. L’Arpa ci prova, ma con mezzi insufficienti e quindi non possono dare quella continuità di informazioni necessaria.
Le centraline, infatti, dovrebbero essere messe in rete tra di loro e collegate al sistema informatico del gestore unico e la norma prevede debba essere il Dap di Messina. Ma il Dipartimento messinese dell’Arpa soffre di una carenza di organico, specialmente di personale specializzato,  che sfiora il 50%, questo nel silenzio più assoluto. Così la Regione, senza dati e senza rapporti obbligatori, continua a dover pagare migliaia di euro di multe alla Comunità Europea. Un atteggiamento che potrebbe essere anche suscettibile di un intervento della Corte dei Conti.
Così mancando il personale che le possa mettere in funzione, attrezzature sofisticate e costate migliaia di euro giacciono inutilizzate. Un danno duplice, perché da un lato c’è lo sperpero delle scarse risorse pubbliche, dall’altro s’impedisce la garanzia di un controllo serio e non solo verbale,  delle emissioni inquinanti.

Le reti di monitoraggio – L’informazione ai cittadini

Vi è una normativa sull’obbligo della corretta e tempestiva informazione alla popolazione  in caso di superamento delle soglie d’allarme delle emissioni e quella dell’accesso ai dati, ma questa è assolutamente disapplicata. Se un cittadino volesse vedere i dati che giornalmente vengono inviati dalle cinque centraline della Provincia Regionale nella zona del Mela (che sono poco significativi,  non fosse altro perchè verificano solo il biossido di zolfo) li potrebbe esaminare attraverso una attenta ricerca nel sito internet della Provincia. Ma la sorpresa è che i dati vengono inseriti, ben che vada, alla fine di ogni anno. Il risultato è un ritardo,  rispetto ad un riscontro in tempo reale, che può arrivare a più di 12 mesi! Per non parlare del superamento delle medie orarie o giornaliere, o dei guasti tecnici, di cui il cittadino non viene assolutamente informato e che incidono sulla qualità e veridicità dei dati stessi.

Le reti di monitoraggio – La mancata condivisione dei dati

Nel Comprensorio del Mela le centraline della Provincia regionale effettuano il monitoraggio praticamente solo del SO2 (Biossido di zolfo). Vi sono, inoltre,  centraline che non hanno funzionato anche per molti giorni nell’arco di questi anni, quindi se si volessero esaminare i dati sulle 24 ore giornaliere si scoprirebbe che quelli trasmessi dalle centraline della Provincia hanno parecchi “buchi”.
Ma è la mancata condivisione dei dati a non dare una corretta visione di quanto accade. La Provincia ha i dati dell’ARPA DAP di Messina solo a partire dal mese di giugno 2009. Il DAP li trasmette mensilmente per posta elettronica, ma in caso di superamento dei valori soglia, viene immediatamente segnalata l’anomalia. I dati della RAM di Milazzo arrivano alla Provincia solo dal mese di novembre 2009, mentre l’’Edipower manda i dati delle sue centraline alla Provincia,  ma la Provincia non li condivide con gli altri soggetti istituzionali interessati e non li mette nemmeno sul proprio sito.
Quindi l’Arpa di Messina non è in possesso dei dati della Provincia e dell’Edipower e solo da tre mesi ha quelli delle due centraline della RAM, che questi venivano trasmessi all’Arpa regionale e non a quella di Messina.
Così il rischio è quello di avere risultati contrastanti:
In data 30/10/2008,  la Raffineria di Milazzo inviava una nota alla CPTA di Messina,  nell’ambito dei lavori per il piano provinciale di coordinamento per la tutela della qualità dell’aria,  in cui,  tra l’altro, si dichiarava:  “È opportuno evidenziare al riguardo che i dati della rete di rilevamento relativamente al 2007 non hanno evidenziato,  per il parametro SO2,  alcun supero dei limiti di legge di qualità dell’aria”.
Da una nota della CPTA di Messina del giugno 2008,  relativa alla “Qualità dell’aria anno 2007”,  si ricava:  “Il relatore produce in modo schematico le risultanze dei dati trasmessi dalla Provincia Regionale di Messina 8° Dipartimento Ambiente,  1° Ufficio Dirigenziale,  in merito alla qualità dell’aria rilevata nell’anno 2007, nei Comuni di San Filippo del Mela,  Santa Lucia del Mela,  Condrò,  Pace del Mela e Milazzo. Il dato emergente è il superamento orario del parametro SO2 nella misura di 8 volte nella postazione di Santa Lucia del Mela”.
Sempre per l’anno 2007,  esaminando i dati pubblicati nel sito dell’ARPA regionale,  che riceve i dati da elaborare dalle centraline delle varie province,  si evince,  invece,   che vi sono stati 2 superamenti orari nella centralina di Mandravecchia,  Pace del Mela,  6 in quella di San Filippo del Mela,  8 in quella di S.  Lucia del Mela e,  sempre a S.  Lucia del Mela,  1 superamento della soglia d’allarme!
Per l’anno 2008,  in un verbale del 14 aprile 2009 della CPTA (Commissione Provinciale Tutela Ambiente) di Messina,  dalle centraline della Provincia poste nel comprensorio del Mela,  si evince che “i dati riportano solo il valore di SO2 e di esso non si riscontra alcun superamento.  A tal proposito,  si evidenzia che la mancanza di altri parametri (PM10,  NOx, BTX), non consente la valutazione della qualità dell’aria”.
Sempre per l’anno 2008,  esaminando i dati pubblicati nel sito dell’ARPA regionale,  si evince,  che vi sono stati 12 superamenti orari di biossido di zolfo nella centralina di Condrò,  1 in quella di Milazzo,  6 in quella si S.  Lucia del Mela e,  sempre a S.  Lucia del Mela,  1 superamento della soglia di allarme.

Per avallare questo stato di cose sono stati esaminati, sempre attraverso il sito della Provincia regionale, i dati pubblicati relativi all’anno 2009 e alle 5 centraline di S. Lucia del Mela, Mandravecchia,  Giammoro,  Condrò e Archi. Dai dati non risultano superamenti degni di rilievo di SO2, ma gli stessi dati non hanno alcun valore perché le centraline hanno funzionato a singhiozzo.  Calcolando esattamente il numero delle ore e dei giorni in cui le centraline non  hanno inviato nessun dato si nota che:
1.la Postazione di S. Lucia non ha funzionato per 2139 ore,  pari a 89,125 giorni;
2.la Postazione di Mandravecchia non ha funzionato per 790 ore,  pari a 33 giorni;
3.la Postazione di Giammoro non ha funzionato per 1008  ore,  pari a 42 giorni;
4.la Postazione di Condrò non ha funzionato per 2404 ore,  pari a 100 giorni;
5.la Postazione di Archi non ha funzionato per 1045 ore,  pari a 44 giorni.

Non possiamo non evidenziare,  in via incidentale,  che per quanto concerne la zona urbana di Messina,  quanto affermato dalla CPTA, sempre nel verbale del 14 aprile 2009 e cioè che “nella stazione «Archimede» le misurazioni di PM10 hanno evidenziato 48 superamenti per la protezione della salute umana,  come media giornaliera; nelle stazioni «Archimede» e «San Francesco» le misurazioni di NO2 hanno rilevato,  rispettivamente,  64 e 55 superamenti del valore limite per la protezione della salute umana,  come media oraria e risulta in ambedue le postazioni superato il valore limite annuale”. (I dati del 2009,  in corso di valutazione,  sono ancora più preoccupanti).

Ora,  finalmente,  l’Assessore alle Politiche energetiche e Tutela dell’Ambiente della Provincia Regionale di Messina,  ha deciso di porre fine a questa situazione.  Con una nota del 15 gennaio 2010,  ha comunicato a tutti gli organi competenti ed alla Procura della Repubblica che,  essendo scaduta la proroga con la ditta che si occupa della manutenzione delle centraline di monitoraggio a Messina e nel comprensorio del Mela,  “considerato che questo Ente non è legittimato all’espletamento di gara ad evidenza pubblica . . . . . . . . . . . . . ,  si fa presente che,  successivamente alla data del 19/1/2010,  questo ufficio non sarà nelle condizioni di garantire l’attività di manutenzione sulla propria rete . . . . . . . . . . . ”.
Che significa tutto questo? Significa che le centraline della Provincia,  senza manutenzione,  che già,  come abbiamo visto funzionavano male,  ora non funzioneranno affatto. Abbiamo la netta impressione che questa decisione possa adombrare l’ipotesi di interruzione di pubblico servizio,  oltreché di sperpero di denaro pubblico.


Conclusioni e proposte

La Cisl considera lo sviluppo compatibile una necessità irrinunciabile, ma anche un’opportunità. Sino ad ora il problema dell’inquinamento ha assunto connotazioni diverse a seconda delle circostanze e/o degli interessi,  della valenza politica, sociale, amministrativa, giudiziaria,  economica e, dal punto di vista sindacale, di ricatto occupazionale. Riteniamo utile la proposta di costituire un consorzio pubblico-privato (Provincia-Comuni-Aziende), a maggioranza pubblica, per la gestione della rete di rilevamento ed è in corso un pluriennale dibattito su chi deve gestirla. Una proposta che aveva ricevuto l’adesione anche di Confindustria, favorevole alla realizzazione di una struttura che creasse indotto e gestisse i dati di rilevamento sotto il controllo e la gestione di parte pubblica, intervenendo con capitale privato per il funzionamento del consorzio. Un’iniziativa che ha attecchito a Priolo. È fondamentale spingere affinché venga esitato al più presto, in tutte le sue parti,  il “Piano Regionale di coordinamento per la tutela della qualità dell’aria”, dando pratica applicazione al Piano provinciale di risanamento, di cui al Decreto Cuspilici del 5 settembre 2006,  così come integrato dal Decreto 16 gennaio 2008.
E’ necessario individuare il Gestore della rete di rilevamento e si chiede con forza l’immediata integrazione e omogeneizzazione delle centraline e l’altrettanto immediato ripristino del servizio di manutenzione delle centraline in carico alla Provincia Regionale.
Ferme restando le responsabilità di chi non ha fatto quel che doveva o,  viceversa,  ha omesso di fare quel che doveva,  abbiamo il dovere ed il diritto di cambiare passo.
La Cisl chiede che istituito un tavolo di confronto permanente sulla problematica ambientale con associazioni sindacali e sociali in genere,  il Prefetto,  i Comuni interessati, la Provincia, l’ASP, l’Arpa di Messina e i rappresentanti delle grosse aziende del territorio. Un Tavolo che diventi un utile ausilio e stimolo alla risoluzione dei problemi attraverso l’esercizio delle responsabilità sociali ed istituzionali in tema di salute e sicurezza.

 

 

 

 

 

 

3 Marzo 2010

Autore:

admin


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