Lettera aperta di Federico Alagna, portavoce di Cambiamo Messina dal Basso.
Leggo su alcuni giornali di oggi che la cittadella fieristica resterà chiusa durante l’estate perché non c’è accordo sulla gestione tra Autorità Portuale e Comune. Non è esattamente così: il punto è, a quanto mi risulta, che il Comune non ne chiederà la concessione, dal momento che rivendica la titolarità dell’area e si sta battendo da mesi nelle sedi opportune per resituirla ai/alle messinesi.
Dicono dall’Autorità Portuale che non possono tenere aperto e pagare il servizio di illuminazione e guardiania se poi a frequentarla sono solo poche persone. Forse se nel corso degli anni si fossero presi cura dell’area, invece che pensare a incassare concessioni e basta, oggi dentro la cittadella avremmo una situazione diversa – non padiglioni abbandonati, un teatro murato, ecccetera eccetera – e ci sarebbe più voglia di farsi due passi lì dentro.
Ma poi, diciamocela tutta, cosa volete che sia un servizio di illuminazione e guardiania per un ente (l’unico del territorio) con un bilancio in attivo di milioni e milioni?
E’ qui però che sta il grande bluff: nonostante tutti questi milioni di attivo, io ancora non ho visto l’Autorità Portuale spendere un solo euro per la nostra città. Continuano a parlare delle gare da diversi milioni di euro per la ristrutturazione dei padiglioni vincolati e del teatro in corso o già espletate. Nei prossimi mesi si inizia, dicono. Vedremo, dico io.
Avevano fatto un bando internazionale per la cittadella fieristica, tra l’altro con la prospettiva di consegnarla di fatto nelle mani di un unico grande soggetto imprenditoriale ed in barba a tutte le raccomandazioni e richieste arrivate dal Sindaco (ma cosa volete che sia? In fondo parla solo a nome di 250.000 persone…), che andavano nella direzione opposta, ovvero quella della restituzione alla città. Il bando è andato deserto.
Per il porto di Tremestieri si sono dovute continuare ad elemosinare tra Roma e Palermo le somme mancanti, quando l’Autorità Portuale le avrebbe potute coprire facilmente, accelerando i tempi di un’opera così importante.
Della Falce non ne parliamo neanche: per anni tenuta ‘in ostaggio’ e sottratta al Comune ed alla città, senza che si facesse un solo intervento non dico per riqualificarla ma quantomeno per bonificarla dai rifiuti tossici. Gli unici fondi stanziati (e già da diversi anni) a tal fine sono, guarda caso, fondi comunali. E dal Patto per la Falce in poi, l’unico ente a rispettare le scadenze è stato il Comune – ricordiamo anche questo – dimostrando una serietà ed affidabilità istituzionale che alcuni benpensanti associano solo a chi indossa giacca e cravatta.
Insomma, che ognuno si assuma le responsabilità di ciò che fa e di ciò che non fa. E se un’istituzione così economicamente in salute continua a non spendere un euro per il territorio che la “ospita”, allora forse non ha poi tutti i torti chi continua a chiedere un ridimensionamento dei poteri delle Autorità Portuali e una restituzione di essi (e anche di tanti spazi) alla città ed al Comune. Non si tratta né di capricci né di beghe istituzionali, ma di semplici principi di democrazia, nella prospettiva di un fronte mare che sia davvero bene comune.
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