ponti d’amore, di solidarietà e di rinnovata speranza” per i detenuti
Un altro tragico episodio si è verificato nelle ultime ore nel carcere di Parma, dove un detenuto ha scelto di togliersi la vita.
Un atto estremo che ha sollevato ancora una volta il dibattito sulle condizioni delle carceri italiane e sul trattamento riservato a chi si trova privato della libertà. Totò Cuffaro, segretario nazionale della Democrazia Cristiana, è intervenuto con parole forti e accorate per commentare quanto accaduto, sottolineando che la responsabilità di questi drammi non può ricadere solo sul sistema carcerario.
“Un uomo nelle ultime ore ha scelto di morire una sola volta, piuttosto che morire ogni giorno. È successo di nuovo, non un corpo a perdere, ma un’anima che sarebbe stato giusto continuasse a vivere,” ha dichiarato Cuffaro. Le sue parole evidenziano il profondo disagio che molti detenuti vivono all’interno delle carceri, un disagio che troppo spesso sfocia in gesti estremi come il suicidio.
Cuffaro ha poi ampliato il discorso, affermando che la colpa di questi eventi non può essere attribuita solo al sistema penitenziario, ma è anche dello Stato e della società intera. “Una vita, una storia che avrà pure commesso errori, ma che non per questo non andava salvaguardata e, come dice la nostra Costituzione, rieducata e risocializzata,” ha proseguito il segretario della DC. Le sue parole fanno eco a un principio costituzionale spesso trascurato: la finalità rieducativa della pena. Tuttavia, Cuffaro ha sottolineato come lo Stato non abbia una cura adeguata per questi “figli più difficili,” e come la società continui a considerare i detenuti come persone da escludere, da “buttare via insieme alle chiavi delle celle”.
Nella sua riflessione, Cuffaro ha evidenziato l’importanza di non chiudere alla speranza quei luoghi che custodiscono il dolore. “È sacro il luogo dove dimora il dolore e, per questo, è sacra anche la cella chiusa da porte blindate. Noi abbiamo il dovere di non impedirla alla speranza e di aprirla al futuro e alla vita,” ha affermato. Il richiamo è alla necessità di trasformare le carceri da luoghi di mera detenzione a spazi dove sia possibile un reale percorso di riscatto e reinserimento sociale.
Cuffaro ha concluso il suo intervento con un appello alla costruzione di “ponti d’amore, di solidarietà e di rinnovata speranza” per i detenuti. “Noi possiamo dare ai detenuti il passaporto per la vita. Noi che amiamo la vita, proteggiamola sempre e dovunque,” ha concluso. Un invito a tutti, dalle istituzioni alla società civile, a riflettere sul valore della vita e sulla responsabilità collettiva di garantire dignità e speranza anche a chi ha commesso errori.