Ad esempio, in Regione Lombardia, sono allo studio aumenti tariffari dal 25% al 30% su biglietti ed abbonamenti per l’utilizzo dei mezzi di trasporto pubblico locale, nonché un taglio di servizi pari anche a più di una corsa ogni dieci. Sappiamo inoltre che analoghe decisioni sono allo studio anche in molte altre regioni italiane.
Il sottoscritto ritiene che la ricerca di un mero equilibrio dei conti non possa prevalere sulla grande valenza sociale ed ambientale del trasporto pubblico, che va ritenuto una risorsa, anziché un inutile fardello per le casse dello Stato, in quanto utilizzato da milioni di cittadini che adottano così un comportamento virtuoso.
Non si può inoltre ignorare il basso livello qualitativo dei nostri trasporti pubblici e le gravi inefficienze che li caratterizzano, a cominciare dal fatto che i nostri autobus, tram e treni hanno la velocità commerciale di gran lunga più bassa degli altri Paesi europei. Ciò provoca un enorme dispendio di risorse e danni incalcolabili al sistema economico e produttivo.
Ritengo che vada innanzitutto perseguito l’obiettivo di aumentare la produttività e quindi l’efficacia e l’efficienza del sistema della mobilità nella direzione della sostenibilità
ambientale e sociale, liberandolo dai vincoli normativi arretrati o inadeguati che ne appesantiscono la gestione e adottando una coerente politica degli investimenti.
Ritengo peraltro che, se vi fosse una reale carenza di risorse, una politica che vuole assegnare la priorità al trasporto pubblico si dovrebbe preoccupare non di penalizzarlo con tagli e aumenti tariffari, ma di recuperare nuove entrate per sostenerlo.
Occorre, in particolare, cercare di evitare di squilibrare il difficile rapporto tra trasporto pubblico e trasporto privato, cosa possibile, ad esempio, mediante una piccolissima accisa regionale sui carburanti. Si eviterebbero così i gravi danni sociali ed ambientali conseguenti ad un ulteriore aumento della mobilità privata, come l’aumento della congestione, dell’inquinamento, dell’incidentalità e la necessità di costruire nuove strade. Ogni regione potrebbe così decidere autonomamente quali e quante risorse dedicare per lo sviluppo del trasporto pubblico, senza dover sottostare a meri criteri di equilibrio di stampo ragionieristico.
Le evidenzio infine che, dagli adeguamenti tariffari attuati con le modalità che si stanno prefigurando, ovvero al di fuori di una strategia complessiva di riforma del sistema della mobilità, verrebbe completamente a mancare ogni criterio di giusto rapporto tra qualità e prezzo del servizio. Non vi è, infatti, alcuna garanzia che, a fronte di un consistente aumento delle tariffe, vi sia un aumento della qualità adeguato. Al contrario, come sopra detto, vengono annunciate diminuzioni del livello di servizio. Se ciò dovesse realmente avvenire, le manifesto sin d’ora la mia più netta contrarietà.
Sono dunque a chiederLe di impegnarsi in prima persona affinché:
- vengano innanzitutto ricercate e perseguite tutte le forme di risparmio, intervenendo in particolare sui fattori che limitano la produttività e l’efficacia del servizio reso;
- venga salvaguardato il livello di finanziamento per il trasporto pubblico locale, che sia adeguato non solo al mantenimento dei livelli di servizio, ma anche all’incremento in funzione delle necessità degli utenti, anche attraverso la ricerca di nuove risorse, come intervenendo sulle accise, nell’ottica del riequilibrio tra trasporto privato e trasporto pubblico;
- ad un eventuale adeguamento tariffario corrisponda un immediato, adeguato, proporzionale e concretamente misurabile miglioramento della qualità del servizio offerto.
Certo che prenderà in considerazione le richieste sopra enunciate, porgo i miei più cordiali saluti.
PATTO PENDOLARI ITALIANI
Giacomo Fazio