COMPLEANNI – Quello di Casimiro Piccolo
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COMPLEANNI – Quello di Casimiro Piccolo

127 anni fa, il 26 maggio 1894 nasceva a Palermo il barone Casimiro Piccolo di Calanovella.

anche grazie a lui Villa Piccolo è patrimonio culturale di tutti.
Fu un grande acquerellista, fotografo, esoterista che ha voluto e creato la Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella.
Buon compleanno barone Casimiro.

Casimiro Piccolo nasce a Palermo il 26 maggio del 1894. Secondogenito del Barone Giuseppe Piccolo di Calanovella e di Teresa Mastrogiovanni Tasca e Filangeri di Cutò.

Alla fine dell’Ottocento i Piccolo, una famiglia di grandi proprietari terrieri di Naso, importante centro dei Nebrodi che comprendeva allora Capo d’Orlando, non sfuggirono alla moda e si insediarono a Palermo, in una villa posta al numero 13 della via Libertà, un vero boulevard parisien. La famiglia Piccolo, i cui titoli risalgono al secolo XVII,  era stata  celebre a Naso per aver resistito alle provocazioni dei grandi signori di Spagna, ma era rimasta isolata fino al matrimonio con una Tasca-Filangeri, che permise l’accesso nella fascia alta della nobiltà.

Giuseppe Piccolo, padre dei fratelli Casimiro, Agata Giovanna e Lucio, era nato nel 1866 ed a 24 anni aveva sposato una delle belle, eleganti e sfortunate sorelle Tasca. La figura di Giuseppe non si discosta da quella del barone di provincia, amante del gioco, dei cavalli e delle donne, prima e dopo il matrimonio, secondo un modello che aveva solo un limite cronologico: c’era un momento nel quale era necessario mettere la testa a posto e tornare a casa. Nel caso di Giuseppe Piccolo, però, il rientro a casa non ci fu. Paziente e intelligente nel sopportare all’inizio tutto ciò, la moglie Teresa fu energica e determinata nella difesa degli interessi della famiglia e dei figli, soprattutto dopo il 1928 quando il marito morì a Sanremo, dove viveva con una giovanissima ballerina.

La crisi economica del periodo successivo indusse Teresa nel 1931-32 a ritirarsi a Capo d’Orlando, occupandosi a tempo pieno delle proprietà di famiglia e dei suoi figli.

Di Casimiro bambino ci restano poche notizie, e nessuna diversa dal cliché del “vestivamo alla marinara”. Le uniche testimonianze di quegli anni sono le fotografie: una prima vede Casimiro a un anno, in una posa spontanea e insolita, con gli indici delle manine puntati verso il fotografo; una fotografia inconsueta rispetto ai cliché del genere.

Di Casimiro studente troviamo notizie nelle pagelle del Regio Liceo Garibaldi, come allievo della II B, nell’anno 1911. È un alunno dai risultati piuttosto buoni, anche se non privi di qualche contraddizione. Un cenno allo strano 6 in fisica, nello scritto, se confrontato con il 10 all’orale. Abbastanza curiosa la dispensa dalla ginnastica solo a partire dal II trimestre. Per il resto, il giovane Barone appare un ottimo studente. Chissà perché non completerà mai gli studi.

Casimiro inizia a disegnare sin da bambino, e persino nel tratto infantile di alcune sue piccole cose si legge inquietudine e solitudine, amore per la natura, desiderio di oblio, forse paura. Da adolescente inizia a manifestare la passione per la fotografia e la pittura.

Nel 1917 Giuseppe Piccolo scrive alla moglie che “da varie fonti, e puoi immaginare con quanto orgoglioso piacere, ho saputo la bella impressione prodotta dai quadri di Casimiro. Dio lo benedica nella sua vita”. Teresa informa il marito dei progressi del figlio, che studia a Roma  probabilmente in cerca di una identità d’artista e riesce ad evitare di essere coinvolto nella tragedia della prima guerra mondiale. “Casimiro continua a dipingere, anzi ha intrapreso un quadro in tutta regola a grandezza naturale, del quale finora è soddisfatto – scrive di lui Teresa – ma Florio gli ha mandato a firmare l’album come socio fondatore dell’Automobile Club”. Insomma, era tempo che il Barone facesse il Barone.

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“Il mio pittore bello – è ancora la madre – lavora molto e produce, a quanto pare, ma io non sono stata ancora ammessa a vedere il suo studio, fra giorni farà una piccola esposizione”. In realtà non si hanno notizie di esposizioni nel corso della sua vita.

A proposito della passione per il mondo esoterico, altra componente della vicenda di Casimiro, oltre ad alcune fotografie con esperimenti di levitazione e materializzazioni, basterebbe consultare la sua biblioteca, colma di libri e di riviste specialistiche. Poche le sue escursioni in altri mondi: fu iscritto, insieme alla madre ed a Lucio, alla Società Siciliana per la Storia Patria e fu affiliato negli anni giovanili alla Massoneria e alla Società Teosofica. Dal momento in cui la famiglia si isolò a Capo d’Orlando anche queste rade escursioni si dissolsero.

Sono gli acquerelli ad aver suscitato la prima curiosità su Casimiro. Insoliti e maniacali ritratti vivacissimi, realizzati dal 1943 al 1970, parlano di un mondo popolato da gnomi, fate ed elfi. Influenzati dal segno grafico francese ed inglese dei grandi e bellissimi libri per l’infanzia, costituiscono la sponda conclusiva di un percorso pittorico che pure era iniziato sotto gli schemi sperimentati e non certo originali del figurativismo tardo ottocentesco. Un ritratto, purtroppo perdutosi, che fece al cugino Lampedusa sembra superare la logica della ritrattistica familiare dell’epoca, cogliendo insieme gli struggimenti del personaggio e dell’autore. Ma anche nelle tele dedicate alla madre e ai fratelli si coglie il segno di una delicata sensibilità pittorica, attraversata da uno struggimento di fondo.

Del tutto originale il percorso intrapreso da Casimiro Piccolo nell’arte fotografica. Già le fotografie giovanili di Palermo appaiono insolite per soggetto, per tecnica, per l’assoluta trasgressione rispetto alle icone del tempo: un’automobile che viene calata sul molo, un pomeriggio di pioggia, alcuni scorci inconsueti della città. Un itinerario struggente che condusse negli anni ad alcune straordinarie ricognizioni in campagna, a magnifici  primi piani di fiori e insetti, e persino ad alcuni irrituali notturni anni ’50 a Messina, per concludersi negli ultimi anni nella curiosità per i visi che la  televisione iniziava a diffondere anche nelle serate fuori dal tempo della Villa alla Piana.

Casimiro però non fu solo uomo della notte, isolato fantasma solitario: molte testimonianze ce lo descrivono elegante e piacevolissimo conversatore, colto intrattenitore per i pur rari ospiti della casa.

Preoccupato dall’idea che quel mondo della Piana si disintegrasse dopo di lui, si attivò per la creazione della Fondazione che oggi ospita e protegge questa storia speciale. Morì nel 1970, un anno dopo Lucio. E con lui, Giovanna, il fratello poeta e la madre Teresa riposano a Capo d’Orlando, di fronte al mare.

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All’arte di Casimiro Piccolo, la Fondazione ha dedicato negli anni diverse mostre. L’ultima in ordine di tempo è quella svoltasi a Villa Piccolo nell’estate 2012, intitolata “Il gioco delle lenti. Casimiro Piccolo”  (curatore scientifico Salvatore Savoia, curatore del progetto espositivo Antonio Di Lorenzo).

Al pianterreno della casa-museo di Villa Piccolo dal 1° marzo 2014 è allestita la “Casimiroteca”, spazio espositivo interamente dedicato all’arte e alla fotografia di Casimiro Piccolo.

 

26 Maggio 2021

Autore:

redazione


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