Tex sicuramente, anche per l’epoca in cui fu pensato, è un eroe di carta non governativo, nel senso che esisteva una morale democristiana per cui il ranger creato da Gianluigi Bonelli era della stessa risma di quei fumetti che arrivavano dagli USA e che non avevano una morale cattolica (si pensi a Flash Gordon). Ma nessuno per anni e anni si pose il problema del suo orientamento politico, forse il mensile Linus (edito dall’aprile 1965) ha qualche responsabilità in una analisi che si interessa, anche, di un inquadramento ideologico di strisce e tavole disegnate.
Unico neo: nonostante fosse nato in Texas, Tex dovette abbassarsi ad un altro “politicamente corretto”, arruolandosi nell’ Esercito Nordista, pure se come semplice Esploratore e con l’ impegno a non dover sparare verso gli Stars and bars se non per legittima difesa.
Ma eravamo negli anni ’70, anzi,per la precisione nel Marzo ed Aprile del 1970, quando uscirono “Tra due bandiere” e “Quando tuona il cannone”.
Fumetti che crearono, a destra, il “mito” di Tex e che a distanza di tanti, molti e troppi anni, venne consolidato con l’ uscita di due numeri pieni di Revisionismo per nulla velato, dove le bande di Jayhawkers, criminali nordisti per la maggior parte del Kansas che assaltavano villaggi del Missouri o case isolate solo per il semplice sospetto di simpatie verso il Sud, seminando orrore e morte, ricordano tanto, tantissimo certe bande dalla stella rossa che si resero famose in Italia verso la fine della Seconda Guerra Civile Italiana.
Tant’ è che a pag. 29 di “Missouri”, Tex dichiara:”I metodi dei partigiani della libertà si rivelarono non molto diversi da quelli degli schiavisti”. E nel corso dell’ album, abbiamo una strage sommaria solo per le idee di alcuni secessionisti che tanto ricorda quelle del Triangolo Rosso emiliano.
Ma come è giusto che sia le persone sono costituite da momenti e periodi, sicuramente non isolabili allo scopo di far prevalere una ideologia sull’altra, a meno di rischiare la banalizzazione e lo stesso vale per i fumetti ed i “fumettari”
Torno a Corto maltese ed d Ugo Prat rimangono innegabili alcune circostanze: Pratt si arruolò nel Battaglione Lupo della Xª MAS, sebbene per qualche giorno solamente. Che gli piacesse tutto quello che sapeva di militaria è altrettanto innegabile, nel senso che certo egli non era un pacifista. Onore al nonno poeta e basta (questi era stato fondatore dei Fasci di combattimento veneziani) la poesia di Eugenio Genero che si trova in “Corte Sconta Detta Arcana”? Pratt era sicuramente un maschilista (e piaceva alle donne).
Infine, una considerazione di un autore (non solo di fumetti) che lo conobbe molto bene e che, dati i suoi toni pacati, non credo abbia interesse a creare un Pratt fascista: Mino Milani.
Ebbene Milani scrive, e con lui chiudo: “A dispetto del troppo parlare (più che divertirlo, probabilmente lo indispettiva) sul suo possibile passato, mi dicono che, morente a Losanna, Hugo abbia chiesto di essere sepolto in camicia nera. Pateticamente, come facevano i fascisti degli anni Venti, o i comunisti degli anni Cinquanta che, la camicia, la volevano rossa. O addirittura come i garibaldini che, se non si facevano polemicamente cremare, chiedevano di essere messi nella bara con la loro giubba di battaglia”.
E chiudiamo con quanto scrisse Adriano Bolzoni su Il Secolo d’Italia: “in uno scrignetto di strana fattura, chissà dove trovato, Hugo conservava gli alamari della Decima. Era orgoglioso di aver militato tra i reprobi dell’esercito della Repubblica sociale italiana. Volontariamente era entrato nella generosa e un poco folle masnada a diciassette anni. Non lo dimenticò mai e nulla poté mai fare impallidire quel ricordo”