Con il ricco bagaglio di una sensorialità rinnovata il sadhaka tantrico si avvicina alla sessualità e la vive in un modo sacro.
Secondo la visione tantrica, infatti, la sessualità è il contesto in cui Dio in forma maschile incontra Dio in forma femminile.
L’importanza attribuita alla sessualità, unico aspetto per cui il Tantra sembra essere noto in occidente, dipende, in realtà, dalla visione simbolica che se ne ha.
Il Tantra invita a riflettere sull’atto sessuale: La fusione del maschio con la femmina simboleggia l’unione di purusha e prakriti (l’energia dello spirito “il cielo” e l’energia della natura “la terra”), e al tempo stesso (nella interpretazione spirituale) è la fusione dell’anima col lo spirito divino.
È un po’ come se il Tantra invitasse a vivere l’esperienza della sessualità, come una piccola e parziale anticipazione della pienezza e totalità della fusione che attende lo spirito.
L’invito del Tantra è semplice: vivi la sessualità con la pienezza dei sensi sottili che hai sviluppato, gioisci di essa nella pienezza dei profumi, del gusto, della visione e del tocco, annegati nel “qui ed ora” del piacere intenso che essa ti arreca, e al tempo stesso ricorda che il samadhi che provi (cioè il senso di appagamento dato dalla fusione) non è che l’anticipazione pallida di un ben più alto samadhi che ti attende: la fusione con la divinità. La sessualità vissuta tantricamente, perciò, non è altro che il dito che indica la luna.
Solo lo stolto si perde a guardare il dito: qundo l’obiettivo è la luna.
Per questo, una volta compreso il significato del sesso in quanto simbolo, quest’ultimo può anche essere vissuto, con la libertà di chi è salito ad un livello più alto e non viene più condizionato da quelli inferiori.
dalla pagina facebook di Silvia Rossi Mileto, astrologa, scrive per “scomunicando” l’oroscopo