CONTAMINAZIONI LINGUISTICHE –  Il Siciliano viene classificato come uno dei trentasette ceppi linguistici principali della nostra Penisola
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CONTAMINAZIONI LINGUISTICHE – Il Siciliano viene classificato come uno dei trentasette ceppi linguistici principali della nostra Penisola

Per farsi un’idea precisa del Siciliano di oggi, occorre prima di tutto una definizione didascalica di questa lingua/dialetto. L’aiuto viene da Ethnologue, corposa enciclopedia su tutte le lingue e i dialetti del mondo, opera che ha una sua veste cartacea giunta alla quindicesima edizione (6.912 descrizioni di linguaggi organizzati per continenti e nazioni, 39.491 voci primarie, nomi alternativi e dialettali, 208 mappe con l’indicazione a colori della distribuzione di lingue e dialetti)

L’opera enciclopedica ha pure una sua trasposizione nel web all’indirizzo www.ethnologue.com/web.asp

Si tratta di un progetto del Sil (Summer institute of linguistics) di Dallas, in Texas che serve come base di preparazione per i missionari cristiani che dovranno operare in giro per il mondo.

Nel sito internet di Ethnologue è inserita una prima lista di nomi per 7.299 lingue e dialetti. Questa viene affiancata da un catalogo di 39.491 nomi alternativi fra i quali trovare ciò che interessa grazie alla ricerca libera. È possibile indagare su una qualsiasi lingua del mondo, cliccando la zona prescelta su una mappa interattiva dell’intero globo.

Alla pagina “Linguaggi dell’Italia” (http://www.ethnologue.com/show_country.asp?name=IT), il Siciliano viene classificato come uno dei trentasette ceppi linguistici principali della nostra Penisola (compreso l’italiano, lingua ufficiale).

Come si legge nel breve testo, il Siciliano è la lingua di 4.832.520 persone. L’idioma è geograficamente suddiviso in otto aree fonetiche che comprendono anche parte della Calabria e della Puglia. Infatti il Calabrese del sud e il Pugliese (del Salento) vengono riportati come dialetti del Siciliano.

Quest’ultimo viene classificato come “piuttosto distinto dall’italiano standard, tanto da dover essere considerato come una lingua separata”.

Gli influssi delle varie dominazioni/convivenze che si sono succedute negli ultimi 2500 anni sono evidenti anche nella terminologia isolana, nei vocaboli e nei nomi siculi. Senza dimenticare i termini più remoti dell’area del Mediterraneo, precedenti alle origini indoeuropee (fra i tanti – ammarràri: munire di argini; calànna: frana di rocce). Un’ultima sottolineatura per dire che alcuni termini siciliani sono entrati a pieno titolo nel vocabolario italiano. Per una visione completa visitare il sito Lingua Siciliana, favoloso spazio web in Italiano e Siciliano, con documenti di tutti i tipi.

A seguire, solo alcuni degli esempi possibili di contaminazioni del Siciliano da altre lingue:

sicilia1Dal Greco

·         Alàstra, pianta spinosa selvatica tipo ginestra, o scheggia (greco: kèlastron, “agrifoglio”)

·         Allippatu, “sporco o coperto di muschio” (greco: lipos); il termine sta anche per “attaccarsi”

·         Alisu, “azzimo” (greco: αλύσος “alusos”, “non finito”)

·         Attruppicari o truppicàri, “inciampare” (greco: τρύπτικω, o truptico, “rompersi o piegarsi”)

·         Babbiari, “scherzare” (greco: babazo)

.         Càntaru (càntero, o cantro: vaso da notte) (greco: kantaros, “vaso da vino”)

.         Cartèdda “cesta” (greco: kartallos)

·         Casèntaru o Casèntula, “lombrico” ( greco: ges enteron’ -intestino della terra-)

·         Crastu, “montone castrato” (greco: kràstos)

·         Cirasa, “ciliegia” (greco: kérasos)

·         Cuddura, “cose disposte in circolo”, o “pane a ciambella” (greco: χολλυρα, “kollira”, “ciambella”)

.         Grasta “vaso da fiori in terracotta” (greco: gastra)

·         Infurgicari, “imboccare” (greco: εμφορέο, “emforeo”)

·         Lippu, “muschio, lo sporco grasso” (greco: lipos)

·         ‘Ntamatu, “sbalordito” (greco: thauma’ che ha originato anche il vocabolo francese “ntamer”)

·         ‘Ntipanatu “vaso pieno fino alla bocca” (greco: τύμπανον, “tumpanon”)

·         Palermo, “porto sicuro, eterno” (greco: pan ormos)

·         Sarancani, “spilorcio, gretto” (greco: σαλαχίον, “salakhion”)

·         Tiànu, “tegame” (greco: tèganon)

·         Trapani, “porto a forma di falce” (greco: drepano)

.         Vastasu “facchino, becero, rozzo” (greco: βαστάζω, “bastazu”)

·         Zinircu “avaro” (greco: zen + eircos “vivere” + “carcere”)

sicilia_normanniPluriorigine da o con alcuni termini di altre lingue

·         ‘Alica, “voglia, spirito, forza” (greco: άλύχη, “alucē”, “voglia, ansia”)

·         Abbanniàri “proclamare, gridare” (latino bannum, “editto”; gotico: bandujan, “dar pubblico annuncio, intimare”)

·         Abbuccàri, “cadere, versare, inclinare, capovolgere” (greco: apokhèo “versare fuori, cadere”; latino: bucca, “bocca”; catalano e spagnolo: abocar)

·         Àccia, “sedano” (latino: apium; spagnolo: apio; francese: ache)

.         Accattàri, “comprare” (latino: ad captare; normanno: acater; italiano arcaico: accattare)

·         Addumàri, “accendere” (catalano-rossiglionese: allumar; francese: allumer; italiano arcaico: allumare, che sta per “illuminare”)

·         Anciòva, “acciuga” (catalano: anxova; spagnolo: anchoa; portoghese: anchova; ligure: anciöa; inglese: anchovy)

·         Mischinu “poverino, meschino” (arabo: miskín; spagnolo: mezquino)

·         Naca, “culla” (greco: naka, “culla”; sumerico: nâcher, “riposare”)/Annacari, “cullare”

·         Nuara, “orto” (latino: novalia; arabo: noar)

·         Racìna, “uva” (latino: racemus; normanno: raisin)

·         Tabbùtu, “bara, cassa da morto” (greco: τάφος o tafos, “sepolcro”; arabo: tabut)

·         Taliari “guardare, osservare” (arabo talá’i´; arabo ispanico: attaláya´; spagnolo: atalayar)

·         Vastèdda, “pangnotta rotonda” (latino medio evo: vastellum; tedesco arcaico: wastil, “cibo”; francese arcaico: gastel)

Dal Latino

·         Addurmiscìrisi, “addormentarsi” (latino: obdormiscere, addormiscere)

·         Ali, “dadi da gioco” (latino: alea)

·         Ammuttàri, “spingere” (latino: ad motum)

·         Antura, “poco fa” (latino: ante horam)

·         Bifara, “una sorta di fico” (latino: bifer)

.         Canìgghia “crusca” (latino volgare: canilia)

·         Grasciu “grasso, sporco” (latino: crassus)

·         Iddu, “egli, esso” (latino: ille, illa, illud)

·         Inettiri, “cianciare” (latino: ineptire)

·         Muscaloru “ventaglio per le mosche” (latino: muscarium)

·         Màttula, “bambagia” (latino: matula)

·         ‘Nsémmula, “insieme, in compagnia” (latino: in simul)

·         Oggellannu “l’anno scorso” (latino: hodie est annus)

·         Salignu, “agre, amaro” (latino; salignus)

·         Tràsiri, “entrare” (latino: transire)

·         Tannu, “allora, in quel tempo” (latino: ante annum)


sicilia_tempio_2Dall’Arabo

·         Babaluci o Babbalùciu, “lumaca” (arabo: babaluci)

.         Bagghiu, “cortile” (arabo: bahah)

·         Burnia “giara” (arabo: burniya)

·         Cafisu, “misura d’olio o per l’acqua” (arabo: qafiz)

·         Càlia, “ceci abbrustoliti” (arabo: haliah)

.         Capu-rrais, “capo, capobanda” (Arabo: raīs)

·         Cùscusu, “pasta per la minestra” (arabo: kouskousu)

·         Dammusu, “soffitta” (arabo: damús)

.         Favara, “sorgente d’acqua” (arabo: fàra, traducibile con il rumore gorgogliante dell’acqua che sgorga dalla sorgente)

·         Gèbbia, “vasca per riserva d’acqua” (arabo: gièbja o giabiya)

·         Giùmmu, “fiocco, pennacchio” (arabo: giummah)

·         Giuggiulena, o ciciulena “semi di sesamo” (arabo: giulgiulan)

.         Giuràna “rana” (arabo: giarànat)

.         Jarrùsu, “giovane effeminato” (arabo: arùsa, che significa “sposa”)

.         Limuni, “limone” (arabo: limun; persiano: limu)

·         Mischìnu, “meschino, poverino” (arabo: miskin)

·         Saia “canale” (arabo: saqiya)

·         Sciarriarisi, “litigare” (arabo: sciarr)

.         Tabbutu, “bara” (arabo: tābūt)

.         Zaffarana, “zafferano” (arabo-persiano: za’farān)

·         Zibbibbu “tipo di uva” (arabo: zabib).

Nomi di città come Caltagirone, Calatafimi, Calatabiano, Caltabellota, utilizzano tutti il suffisso arabo “qalah” o “qalet” che sta per “castello”. Invece nel caso di Misilmeri, il nome deriva dall’espressione araba “manzil al-amir”, o meglio, “villaggio dell’emiro”. Stessa cosa per il feudo di Misiligiafari vicino Trapani (manzil al-Giafar, villaggio dell’Emiro Giafar, sovrano della dinastia Kalbita di Sicilia). Questo feudo si trovava presso altri tre simili in zona: Misilcharari (nome trasformatosi nel tardo medio evo in Fontanasalsa) e Misiliscemi (Manzil al-escemmu, “villaggio posto in alto dove scorre l’acqua”). Inoltre, i nomi di luoghi con particelle di vocaboli arabi: “marsa” (in arabo sta per “porto”) in Marsala e Marzamemi;  “gebel” (in arabo sta per “monte”) in Mongibello, Gibellina, Gibilmanna, Gibilrossa.

Ultimo esempio sono Alcamo in provincia di Trapani e Mezzojuso, in provincia di Palermo. La denominazione del primo centro deriva dal suo antico nome arabo Manzil Alqamah (alqamah è un melone molto velenoso): nei secoli successivi è rimasto solo il secondo dei due termini, trasformatosi nell’attuale forma. Mezzojuso deriva invece da Manzil al-Yûsuf, villaggio di Giuseppe, nome del proprietario d’epoca araba.

Infine il vulcano Etna (Aetna in latino), chiamato dai Siciliani anche Mongibello, il monte bello, nome quest’ultimo che ha un’origine più antica, combinazione di mons in latino e gibel in arabo: tutti e due questi termini stanno per montagna.

Dal Francese

.         Ammucciàri “nascondere” (francese antico: mucer)

·         Ammuntuàri, “nominare” (francese arcaico: mentevoir)

·         Buatta “latta; contenitore di…” (francese: boîte)

.         Bucceri o vucceri “macellaio” (francese: bouchier)

·         Burgisi, “possidente” (francese: borgés)

·         Custurèri, “sarto” (francesearcaico/normanno: cousturier – oggi: coutourier)

.         giugnèttu “luglio” (francese: juillet)

·         Faittuni, “carrozza scoperta leggera” (francese: Phaéton)

·         Fanella “panno di lana fine” (francese: flanelle)

·         Imprèntitu o imprèstitu, “in prestito” (francese: emprunt) / Imprintari o impristari, “prestare” (francese: emprunter)

·         Ladiu o lariu “brutto” (francese: laid)

·         Muntata, “salita” (francese: montada)

.         Mustazzi, “baffi” (francese: moustaches)

·         ‘Ntilai “tela rada” (francese: entoilage)

·         Purrìtu, “fradicio, marcio” (francese: pourrit)

·         Picciottu, “giovanotto, commesso” (francese: puchot)

·         Parrìnu, “prete” (francese arcaico: parrin, “padrino”)

·         Raggia, “rabbia” (francese: rage)

·         Travagghiari “lavorare” (francese/normanno: travaller – francese moderno: travailler)

·         Truscia, “involto di panni” (francese: trousse)


Da Spagnolo, Catalano e Aragonese

·         Accabbàri, “terminare, finire” (catalano e spagnolo: acabar)

.         Addunàrisi “accorgersi, darsi conto” [catalano: adonar-se; italiano arcaico: addonare]

.         Affruntàrisi “vergognarsi” (catalano: afrontar-se)

·         Alberanu, albaranu, albarà, “scrittura privata, avviso” (spagnolo: albaran)

·         Amminazzari, “minacciare” (spagnolo: amenazar)

·         Ammulari, “arrotare, affilare” (spagnolo: amolar)

·         Affruntàrisi, “vergognarsi”  (catalano: afrontar-se)

·         Addunàrisi, “accorgersi” (catalano: adonar-se)

·         Curtigghiu, “cortile” (spagnolo: cortijo)

·         Carnizzerìa, “macelleria” (spagnolo: carnicerìa)

·         Capuliàri, “tritare la carne” (aragonese: capolar; catalano e spagnolo: capolar)

·         Lastima, “lamento, affanno, cosa o persona fastidiosa” (spagnolo: làstima)

·         ‘Nzirtari, “indovinare” (catalano: encertar)

·         Priàrisi, “compiacersi, provar diletto” (catalano: prear-se)

·         Pignata, “pentola” (spagnolo: piñada)

·         Scupetta, “fucile da caccia” (spagnolo: escopeta)

·         Sgarrari, “sbagliare” (catalano: esgarrar)

·         Vaina, “baccello” (spagnolo: vaina)

·         Zinefa o Zineffa “parte rivestita in stoffa dove si attaccano le tende” (spagnolo: zenefa)

·         Zita, “fidanzata” (spagnolo: cita, “appuntamento”)


Dal Tedesco

·         Arrancari, “muoversi con affanno” (tedesco: rank; gotico wranks)

·         Ciùncu, “storpio, acciaccato” (tedesco: cionk)

·         Sparagnari, “risparmiare” (tedesco: sparen)

·         Tanfu, “puzza, tanfo” (tedesco: tampf)

Lo stesso Dante Alighieri nella sua opera “De vulgari eloquentia” definì tutta la produzione poetica siciliana col nome di “scuola siciliana” e affermò che i primi “pionieri” nel campo della produzione letteraria e poetica in lingua volgare italiana furono proprio i poeti siciliani appartenenti a questa scuola.

Proprietà intellettuale e copyright © Giuseppe Maria Salvatore Grifeo

29 Maggio 2012

Autore:

admin


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