Ieri alla sala Multimediale “Rita Atria” ad ammirare le tre grandi tele che raffigurano San Michele Arcangelo, l’Ecce Homo e l’Annunciazione, i ragazzini delle “Elementari” di Brolo – quelli della “terza” e della “quarta” di via Trento – Per Salvo Gentile che ha curato la Mostra quello di ieri “è la vera essenza ed il grande valore dell’iniziativa, cioè quello di mettere in contatto l’arte con le sensibilità duttili e permeabili dei piu’ piccoli per avviarli a scoprire anche il grande patrimonio d’arte che conserviamo in Italia e in Sicilia in particolare”. Un’azione in questo caso attuata anche grazie alle sensibilità e disponibilità delle insegnanti, Daniela Maniaci e Carmelina Giuffrè, che hanno ancor prima di accompagnare i ragazzi alla mostra spiegato e interagito con loro iniziandoli a questo percorso artistico e d’apprendimento “sul campo”. Una bell’occasione!
L’esposizione ha come suggestivo titolo “Copy-Right. Maestri Copisti del Seicento”
Infatti si tratta di tre opere, copie di capolavori di arte figurata considerate eccellenti e degni di essere copiati, come al tempo era costume fare.
Le copie hanno una grande importanza come testimonianza del gusto, del livello artistico e della concezione formale dell’epoca in cui esse furono eseguite e destano interesse proprio per le varianti che presentano rispetto agli originali stessi.
I maestri copisti del seicento erano rappresentanti di vere e proprie scuole, quelli che hanno firmato le opere esposte a Brolo fanno parte della Caravaggesca, mentre degna di pregio l’altra opera attribuita agli Allori.
La mostra che si è avvalsa del coordinamento tecnico di Rosario Vilardo, architetto, in forza allo stesso museo messinese.
Ma andando alla tre opere esposte, queste sono qui illustrate da Caterina Di Giacomo, Donatella Spagnolo e Alessandra Migliorato
Ignoto copista – sec. XVII
Ecce Homo
olio su tela, cm. 190×101
prov. Messina, Museo Civico Peloritano
Dalla chiesa di S. Andrea Avellino
Attribuito al Caravaggio da La Corte Cailler (1901) e da Saccà (1906) venne successivamente ricondotto a seguace del maestro (E. Mauceri, 1921) e riconosciuto da Roberto Longhi copia di un prototipo caravaggesco identificabile con il dipinto rinvenuto nel 1954 nei depositi comunali ed oggi custodito nei Musei civici di Strada nuova, Palazzo Bianco a Genova, verosimilmente proveniente dalla Sicilia. Moir (1967) lo ritenne copia di Biagio Manzoni mentre Negri Arnoldi (1977) lo riferisce ad Alonzo Rodriquez (cfr. anche G. Consoli, 1980).
La calligrafica tela risulta censita fra le cinque copie del dipinto genovese da Mina Gregori (1991), che annota due esemplari in collezione privata palermitana, uno in collezione privata genovese oltre alla replica, documentata nella chiesa messinese di S. Francesco di Paola e distrutta durante il secondo conflitto mondiale.
Caterina Di Giacomo
Ignoto copista
sec. XVII
San Michele Arcangelo
olio su tela, cm 293×198
prov. Messina, chiesa di Sant’Agata dei Minoriti
Prima del terremoto del 1908 era nella chiesa di Sant’Agata dei Minoriti, quasi certamente anche sede originaria. L’originale è il celeberrimo San Michele di Guido Reni (chiesa di Santa Maria La Concezione dei Cappuccini), del 1635 circa, dipinto su seta e opera simbolo del “Bello” ideale seicentesco.
Sulla copia messinese Francesco Susinno (1724) afferma: «È fama costante tra’ messinesi che sia stata fatta a Roma dall’Ercolino di S. Giovanni … e quindi portata in Messina nel medesimo tempo», alludendo ad Ercole De Maria da San Giovanni in Persiceto (Bologna), allievo e famoso copista di Reni, autore di una copia dallo stesso dipinto per la chiesa dello Spirito Santo di Bologna, scomparsa nell’Ottocento. La nostra copia, peraltro molto fedele alla creazione reniana, anche nelle dimensioni perfettamente coincidenti, si deve considerare incompiuta per la mancanza del demonio sul quale il San Michele dell’originale poggia il piede sinistro. È stata restaurata nel 1969.
Donatella Spagnolo
Alessandro o Cristofano Allori (ambito),
sec. XVII
Annunciazione
olio su tela, cm. 300×209
La tela rappresenta una trasposizione del veneratissimo affresco trecentesco custodito presso la chiesa dei Servi a Firenze, replicato in molteplici esemplari fra il XVI e XVII secolo ad opera di vari artisti fiorentini, che ne personalizzarono di volta in volta il tema secondo le proprie esigenze espressive.
Già collocata sull’altare maggiore dell’Annunziata dei Teatini, essa appare oggi di complessa lettura a causa delle estese ridipinture, tuttavia la notevole qualità e i caratteri formali leggibili nei brani autografi inducono a prendere in considerazione (Migliorato in c.d.s.) quanto asserito in un’antica Chronologia manoscritta della fondazione che la menzionava come opera inviata dal Bronzino.
Con questo soprannome si indicavano tanto Alessandro Allori (1535-1607), che il figlio Cristofano (1577-1621), i quali realizzarono numerose copie del dipinto, come, ad esempio, quella del Museo Masaccio a Cascia (eseguita da Alessandro e allievi) assai simile alla nostra nei tratti stilistici delle due figure principali.
Alessandra Migliorato
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