– di Corrado Speziale –
Un corteo partecipatissimo, con manifestanti provenienti anche fuori dall’area dello Stretto, ha percorso le vie di Messina mostrando dissenso e indignazione verso la realizzazione del ponte sullo Stretto. Il movimento No ponte ha così incrementato sensibilmente le presenze in piazza, registrate alla manifestazione di Torre Faro appena due mesi fa, con tutte le tematiche e le motivazioni che stanno animando sempre più la protesta contro la mega opera tanto sbandierata dal ministro Salvini.
Il corteo, partito da piazza Cairoli, dopo aver percorso le vie cittadine, si è concluso a piazza Unione europea dove al termine di alcuni brevi interventi, si è tenuto un concerto ad opera di band locali provenienti dalle due sponde dello Stretto. Il corteo No ponte è stato anche arricchito da tre giorni di campeggio a Marmora, dove si sono tenuti incontri e assemblee.
Una manifestazione importante, fortemente partecipata nei numeri e nei contenuti, i cui partecipanti, secondo gli organizzatori, hanno raggiunto l’attendibile cifra di cinquemila unità, ieri pomeriggio ha invaso e colorato le vie di Messina.
Un corteo “potente”, che probabilmente ha destato in città più di qualche sorpresa. Tanto si rilevava dai volti di chi ha incrociato lungo il percorso il massiccio serpentone partito da piazza Cairoli, che ha percorso il viale san Martino, via Nino Bixio, via Cesare Battisti e via Garibaldi, per concludersi a Piazza Unione Europea, dinnanzi al Municipio, sulla cui facciata vi era proiettata la scritta No al ponte – No a grandi opere. In tanti, fra l’altro, che hanno notato la manifestazione trovandosi in centro città in un normale sabato pomeriggio, hanno tenuto ad accostarsi al corteo e scattare delle foto in segno di interesse e partecipazione.
Un successo, dunque, che ha trasformato l’altrettanto importante corteo di Torre Faro, dello scorso 17 giugno, in un “anteprima” che ha dato il via ad una serie di manifestazioni in divenire, che assumeranno sempre più forza e consistenza nel tempo. Perché se il ministro Salvini e i suoi interlocutori interessati intendono rispettare quello che definiscono un cronoprogramma che porterà tra meno di un anno alla fatidica posa della prima pietra, in riva allo Stretto la protesta non tenderà affatto ad attenuarsi. Anzi, crescerà sempre di più. Tanto è stato dimostrato fino ad ora.
Al corteo di ieri hanno partecipato tanti liberi cittadini assieme a tante realtà, con rappresentanti e delegazioni messinesi, siciliane e calabresi, e altre provenienti da varie parti d’Italia. Movimenti che a vario titolo, ma con intenti comuni, difendono i loro territori dalle devastazioni delle grandi opere, dalle speculazioni alle occupazioni anche di tipo militare.
“Il ponte sullo Stretto lo può fermare solo e soltanto la lotta popolare”, recitava uno degli slogan più urlati nella manifestazione, tra i più riproposti, da sempre. Per i rappresentanti No Tav non ci sono mezze misure: “L’unico ponte che vogliamo è quello che ci unisce nella lotta…” Con una raccomandazione: “Non fidatevi dei partiti…” E per questo hanno manifestato critiche al PD, tra i loro avversari in Val di Susa, mentre una delegazione del PD messinese partecipava al corteo con uno striscione No ponte. Il motto in comune tra le due realtà: “Dalla val di Susa alla Sicilia la lotta non si arresta, la terra non si abusa”.
E dal microfono presente nel primo dei due camion che guidavano il corteo, suddiviso in due corposi tronconi, partiva la proposta, sotto forma di domanda, più concreta del momento: “Cosa faremmo con 14 miliardi di euro?” Ossia quelli del ponte. Mentre le risposte, come una fiumara in linea con il colpo d’occhio sui manifestanti in corteo, declinavano in decine di problematiche da risolvere, prima delle quali, e ultima in ordine di tempo, la prevenzione del dissesto del territorio dopo le enormi ferite lasciate dai recenti incendi. Ma su questo argomento c’è ormai una statistica: ad ogni proclama pro-ponte, con relativo giro di vite, si verificano spesso emergenze derivanti da catastrofi naturali dovute a mancanza di prevenzione. Cosicché, ad ogni manifestazione No ponte, gli argomenti non fanno che crescere. E si va avanti così. Altro argomento non secondario che ha dato corpo al corteo, è stato il recente abbattimento della soglia dei 240 mila euro relativamente alle retribuzioni nella Stretto di Messina. Un affronto, un’offesa agli italiani in difficoltà.
Al corteo di ieri si è registrata un’altra novità, intorno ad un nuovo slogan: “Contro ponte e betoniere, abbattere tutte le barriere”. Presente una delegazione del gruppo “Disabili pirata”, che in virtù della sensibilizzazione per l’abbattimento delle barriere nell’ambito della difesa dei diritti delle persone con disabilità, ha promosso il prossimo Disability Pride che per la Sicilia, a conclusione del circuito nazionale di sette tappe, si terrà a Palermo il prossimo 22 ottobre. Il gruppo, tra l’altro, è stato presente in piazza Municipio con un gazebo ai piedi della scalinata sulla cui sommità si sono esibite le band per il concerto finale.
Alla fine della manifestazione, prima del concerto, hanno preso la parola Elena Grimaldi del movimento No ponte Messina, Daniele Marzolla della rete No ponte Calabria, Giacomo Sicurello di Disabili pirata e Angelita Russo dei comitati contro ogni forma di autonomia differenziata. Realtà politiche di vario tipo che convergono a pieno titolo nella lotta contro il ponte sullo Stretto.
Intanto, oggi a Marmora con un’assemblea collettiva dei partecipanti, provenienti da fuori Sicilia e Calabria, si conclude il campeggio No ponte, durato tre giorni, organizzato nel contesto del corteo messinese.