La famiglia e’ il vero “bene rifugio” e nonostante ci siano comprensione e voglia di aiutare poveri e immigrati, gli italiani ritengono che la presenza di questi ultimi possa provocare situazioni pericolose.
Questo emerge dalla ricerca Censis e 50&Piu’ (l’associazione di over 50 aderente a Confcommercio) sul tema della “relazione”, cioe’ di come viene vissuta la dimensione “del noi” dagli italiani. L’indagine e’ stata realizzata su un campione di 1.200 soggetti al di sopra dei 50 anni.
Il rapporto con la societa’ non dei migliori per il 44% degli intervistati che afferma come la famiglia italiana cerchi “di ottenere dallo Stato quello che puo'” e si arrangi “come puo'”; un 15,4% e’ ancora piu’ esplicito e denuncia che “ognuno piglia quello che puo’ senza considerare troppo gli eventuali danni alla collettivita’.
Quasi il 7% dice che “la societa’ italiana e’ in disfacimento, ognuno deve attrezzarsi come puo'”. Solo un terzo (30,7%) opta per una visione basata sui diritti e doveri della cittadinanza, “la famiglia cerca di ottenere servizi e tutele dallo Stato e in cambio partecipa alla vita sociale attraverso il pagamento delle tasse e la partecipazione alla vita politica”. L’Italia quindi nel complesso e’ come un Paese dal motore ingolfato, anche se non manca l’ottimismo. E se un terzo degli intervistati afferma che il nostro popolo “ha una grande civilta’ alle spalle che oggi attraversa una fase di indebolimento, ma che tornera’ grande” (30,3%) ci sono molte autocritiche.
Il 16,2% degli over 50 sostiene che gli italiani “si credono furbi ma in realta’ sono ingenui e si fanno abbindolare dall’eloquenza di alcuni politici”; per il 13,3% fatichiamo a stare al passo con gli altri Paesi; per l’8,5% siamo un Paese in decadenza e per il 3,4% siamo un popolo ignorante e presuntuoso. Un 14,4% pero’ ricorda che “siamo capaci di dare il meglio di noi nelle situazioni di difficolta’”. La famiglia e’ il vero bene rifugio. Il rapporto con gli altri nella sfera privata e nella dimensione esistenziale conosce una nuova stagione di riscoperta della relazionalita’, anche se il fenomeno e’ piu’ evidente nei centri a misura d’uomo.
All’interno della famiglia dichiara di avere rapporti “pienamente soddisfacenti” il 68,8% degli intervistati, meno al Sud e nelle Isole. Essere famiglia “resta bello”, soprattutto per la possibilita’ di ricevere aiuto e sostegno rispetto ai disagi esterni (lo pensa l’83,2%). Un po’ piu’ scettiche risultano le donne. Con i vicini di casa e di quartiere ci si saluta cordialmente (56,4%) ma questi incontri si trasformano in rapporti amichevoli e di simpatia molto di piu’ se si abita in piccoli centri che in citta’ (34,2% contro il 16,9%).
Anche per quanto riguarda la sensazione di benessere rispetto al proprio territorio, lo sottolinea oltre il 70% di quanti abitano nei piccoli centri, rispetto al 50,5% di quanti abitano in grandi centri. Nel Nord-Est sembrano piu’ forti i legami con la fisicita’ del territorio. Inoltre sono pochissimi quelli che vorrebbero andarsene. L’Italia, nelle sue diverse realta’ territoriali, resta, per gli over 50, un luogo dove e’ bello vivere. Il rapporto con gli altri in contesti organizzati (ufficio o posto di lavoro) evidenzia la forte rilevanza della variazione urbana e territoriale.
Mentre i piccoli centri favoriscono una maggiore umanita’ nel contesto lavorativo, i grandi centri favoriscono impersonalita’. Anzi nei piccoli centri la concezione del lavoro come “posto dove poter dare il proprio contributo alla collettivita’” supera il 54% delle opinioni. Poi ci sono le tante facce dell'”altro” con cui confrontarsi. Quasi il 70% dichiara di provare piacere quando uno sconosciuto chiede un’indicazione per strada, perche’ cosi’ ci si puo’ sentire utili.
Il 52% dichiara di non essere per niente infastidito quando si imbatte in un povero e di avvertire il desiderio di aiutarlo (soprattutto al Sud e nell’Italia nordoccidentale). Se poi un immigrato si siede vicino in metro o sull’autobus, nel 54% dei casi non suscita emozioni particolari, e solo poco piu’ del 10% ammette di provare “disgusto”, “fastidio” o che afferma che “dipende da come si e’ lavato”.
Quando pero’ si chiede se si ritiene che la presenza di immigrati possa provocare situazioni pericolose in Italia, il 76,5% degli intervistati risponde di si’: i comportamenti razzisti possono diventare concreti, perche’ attirano “teste matte” (40,1%) o a causa della crisi economica (35,5%). (AGI) .
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