Brolo incontro Dacia Maraini. Alle 18,30 nella villa comunale, ilo consiglio comunale, in una speciale sezione, le conferirà la cittadinanza onoraria. A condurre la seduta pubblica del Consiglio, alla quale è stata invitata a partecipare la collettività, sarà il presidnete del c.c. Francesco Moscato.
Francesco Moscato spiega sinteticamente i motivi di quest’atto, importante, non solo sotto il profilo simbolico, e che va ben oltre il talento letterario della Maraini in quanto ne coglie gli aspetti dell’impegno sociale e solidale e dice: “La Maraini, oltre alla sua attività letteraria, svolge un compito delicato e importantissimo con i suoi continui interventi sulla stampa circa la necessità dell’accoglienza e dell’integrazione delle migliaia di migranti che giungono sulle nostre coste caratterizzati da pietas umana ma anche da grande saggezza e lungimiranza”.
E’ questa in sintesi la motivazione della Cittadinanza Onoraria.
Salvo Messina, in sindaco, afferma:“Abbiamo sempre apprezzato e amato la sua attività di scrittrice, ma riteniamo che lei svolga un compito delicato e importantissimo con i suoi continui interventi sulla stampa circa la necessità dell’accoglienza e dell’integrazione delle migliaia di migranti – aggiungendo – il ruolo degli intellettuali consiste soprattutto nell’aiutare la società a capire e a gestire i cambiamenti – e lo stesso sindaco sottolinea – Lei invita ad abbandonare ogni paura rispetto ai migranti e ad accoglierli non solo per ragioni umanitarie, ma, innanzitutto, perchè essi rappresentano per noi una ricchezza ed una risorsa in più”.
L’assessore comunale alla cultura brolese, Maria Ricciardello evidenzia che nulla nasce a caso, e sottolinea il ruolo attivo dell’amministrazione che ha visto far cresce a Brolo il ruolo dell’accoglienza.
Infatti – dice la Ricciardello – da anni il paese è impegnato attivamente nel campo dell’accoglienza con l’organizzazione di interventi quotidiani miranti all’integrazione degli immigrati nel tessuto sociale ed economico del territorio; sono numerose le iniziative che hanno come protagonisti, insieme ai cittadini di Brolo, gli immigrati”.
In passato la città di Brolo ha insignito della cittadinanza onoraria,per i suoi meriti nella lotta alla mafia, solo la signora Piera Aiello, cognata di Rita Atria alla quale è intestata la sala multimediale del comune di Brolo.
Dopo il conferimento della Cittadinanza Onoraria, sempre nella villa comunale, seguirà un incontro letterario\culturale con i giovani condotto da Michelangelo Gaglio e Ornella Fanzone, e poi alle 22,00 nel parco del castello, la Maraini con Annalisa Picconi daranno vita allo spettacolo teatrale Lettere D’amore , lettere inedite di Gabriele D’Annunzio a Barbara Leoni , per la regia di Roberto Agostini, con musiche di Tatiana Pavlova. Drammaturgia di Dacia Maraini che curerà anche l’intervento introduttivo
PREFAZIONE
Una storia d’amore.
Come tante, comune, abituale, prosaicamente “normale”, con l’unica particolarità di essere datata nel tempo, risalendo agli anni 1887/1892.
Una passione d’amore, coinvolgente, piena, totale, intrisa di sentimenti di possesso esclusivo, di erotismo dirompente e di appuntamenti frequenti, in un’alcova segreta, posta in una sorta di scenario naturale incontaminato e particolarmente seducente, nella sua elegiaca bellezza panoramica, tra il mare prospiciente e i monti d’Abruzzo che si stagliano, nitidi e vicini, a occidente.
Una “scoperta” inattesa.
Delle lettere d’amore, custodite segretamente in una piccola scatola tenuta chiusa con cura da nastrini, che una figlia ritrova per caso e si trova a leggere, sul letto di morte della madre. Stupore, incredulità, coinvolgimento profondo, in una simbiosi post mortem che sarebbe stata auspicabile in vita, e poi domande, interrogativi senza risposta, perplessità, stati d’animo alienanti, propri di chi, suo malgrado, si trova a dover prendere atto che poco o nulla ha compreso della vita intima delle persone più care che la circondarono negli anni della sua non lontana gioventù.
Le parole.
Nomina sunt consequentia rerum: nulla più delle parole, nulla oltre le parole. La storia d’amore, questa storia d’amore vive di una sostanza unica e rara: la bellezza evocativa, diretta e allusiva ad un tempo, di un amore contrassegnato da uno scambio epistolare tra due amanti. La figlia legge esclusivamente le lettere d’amore di Gabriele e rimane impressionata dalla potenza delle parole di questo amante, fino ad arrivare ad esclamare, in un passaggio del suo dialogo immaginario con la madre: “Che linguaggio sontuoso, che grazia serpentina! Una sensualità scintillante, morbida e morbosa! Che uomo mamma!” Ma un linguaggio d’amore si nutre dell’amore e della sua veemente scossa emotiva, almeno fin quando essa è presente; poi, le parole prendono la piega degli interrogativi, si appesantiscono di domande retoriche, si snaturano in tentativi maldestri di “fuga”, in avvisaglie di prossimi, inequivocabili abbandoni.
La rappresentazione scenica.
Sullo sfondo, inizialmente, della storia d’amore unica e irripetibile tra Gabriele e la sua “Barbarella”, di cui rinvia fedelmente le profonde tonalità affettive, il monologo della figlia Mara-Dacia Maraini va definendosi nei giudizi e articolandosi nelle valutazioni, fino ad elaborare la creazione teatrale di una lettera di commiato che, spenta ormai ogni passione, rivela, per così dire, la volubilità e l’inaffidabilità umana del Gabriele delle lettere d’amore. Si tratta di una scoperta in itinere che, più di ogni altra storia d’amore, lascia l’amaro in bocca, problemi irrisolti e continui interrogativi sulle alterne vicende umane, a prescindere da epoche storiche e personalissime e private esperienze. Il testo di Dacia Maraini, in definitiva, offre una sua ermeneutica, una sua interpretazione, ma ha il merito di lasciare aperto, allo spettatore assorto e coinvolto nell’evolversi della trama, ogni possibile valutazione di merito.
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