“E’ morto Albertazzi… Tenetelo presente nelle vostre campagne elettorali quando parlate di teatro” – Così scriveva un intelletuale prestato all’archittteura, subito dopo la morte di “re” Giorgio, solo qualche giorno fa. Perchè nelle campagne elettorali, nei programmi di un futuro quinquennio, nel definire i capitoli di bilancio, è importante pensare al Teatro, alla Cultura, a creare gli strumenti per alimentare l’Anima, la Mente, la Coscienza.
Questo segna il punto, fa la differenza, magari nel fare si può certamente criticare, indurre a far meglio, opzionare altre scelte, ma il punto di partenza e proprio “il fare”.
Focus sull’argomento è Patti, il suo territorio, Tindari.
Ne parliamo in un momento di scelte elettorali, quando la città è chiamata a decidere sul suo futuro.
Per ricordare, rammentare, giudicare quello che è stato fatto in un settore importante.
In un campo dove la politica dovrebbe mostra rispetto per la Cultura, cedere il passo e dare spazio.
Iniziamo a farlo con un ricordo graffiante che ci riporta indietro di qualche anno, quando da tutta Italia si alzava il grido dei teatri occupati in protesta per i tagli dello stato, e a Patti per volontà di un giovane sindaco si riapriva il cine-teatro comunale.
La cerimonia di intitolazione a Beniamino Joppolo del cine-treatro , da sempre “il comunale”, è stato un gesto coraggioso espletato “alla presenza di uno dei massimi studiosi dello scrittore drammaturgo, il prof. Natale Tedesco dell’università di Palermo, uomo di cultura amico dei Piccoli e di Tomasi di Lampedusa oltre che di Bent Parodi di Belsito, l’ultimo dei Gattopardi siciliani”.
E’ stato un segnale atteso da tempo.
A Patti si è finalmente in questi anni potuto riparlare di teatro, della sua tradizione e della sua vocazione naturale che va sostenuta, difesa, valorizzata.
E’ in questo clima che parte la prima stagione teatrale che unisce le voci classiche alle voci del territorio e a quelle di sperimentazione.
Da lì una carrellata di attori e musicisti straordinari: Bregovic – Pambieri – Zanetti – Villoresi – Lia Tanzi – Tindaro Granata- Paola Gassman- Albertazzi – Vetrano e Randisi – Venturiello – Gilda Buttà e Luca Pincini – Pino Caruso – Massimo Dapporto – Andrea Giordana – Simona Celi – Caterina Vertova – Edoardo Siravo – Laura Marinoni – Mascia Musy e Giovanni Moschella sono solo alcuni dei nomi che si sono visti calcare le scene pattesi, tra musica, prosa, teatro d’eccellenza
Una lista lunga che, sicuri di dimenticar certamente qualcuno, non può non soffermarsi su Gilda Buttà, artista pattese che oggi è davvero l’ambasciatrice internazionale dell’immagine della città.
Proprio lei, dopo anni di ingiustificato oscurantismo ha permesso la realizzazione di eventi a dir poco sensazionali come lo splendido concerto ai laghetti di Marinnello la scorsa estate.
Un susseguirsi di eventi che hanno generato altri eventi e che hanno messo in moto tant’altro a partire da altre iniziative, altre stagioni teatrali parallele, che hanno, vuoi o non vuoi, acceso luci e attenzioni particolari sulle produzioni locali: Patrizia Bellitti, Michelangelo Maria Zanghì, Stefano Molica hanno realizzato lavori interessantissimi coinvolgendo i tanti allievi delle loro rispettive scuole, senza dimenticare l’esperienza positivissima dell’
Indiegeno Festival dedicato alla musica indipendente.
Per chi ha lavorato dal di dentro a questa nuova progettazione, come Anna Ricciardi, Fabio Longo, e lo stesso Mauro Aquino, questi anni sono stati anni di ripresa di ri-partenza. Una lunga stagione durata per alcuni anche cinque anni che ha accolto anche eventi culturali sfaccettati in location diverse, alternative, insolite che danno il senso della città come quelli nella suggestiva chiesa del convento del San Francesco.
Basti pensare all’incontro sulla felicità con il filosofo Salvatore Natoli, le letture di documenti inediti della storia di Patti, i concerti jazz, le mostre e i piccoli spettacoli di prosa e musica.
E come dimenticare l’omaggio reso in questa sede a Massimo Mollica: una mostra di cimeli, costumi, locandine e attrezzi scenici che raccontano 60 anni di teatro.
La serata , alla presenza di quasi tutti gli attori del compianto Massimo, ha visto il sentito ed emozionante ricordo di Tuccio Musumeci.
Un omaggio che ahimè è rimasto l’unico – ingiustamente – nella provincia di Messina.
In quest’analisi il dire deve toccare inevitabilmente e gioco forza, il Tindari Festival che sebbene non avesse più i finanziamenti opportuni e necessari, quelli di una volta del tempo delle vacche grasse, dove i soldi c’erano e si sperperavano, ha ripreso le collaborazioni con gli enti teatrali della nostra regione.
Basti pensare a quella con il teatro Massimo per il bicentenario su Giuseppe Verdi, con il teatro Vittorio Emanuele che fa nascere il premio Parodos – rivolto alle giovani compagnie teatrali italiane e quindi il “Tindari Festival” che lo scorso anno si è innovato nell’idea di Patti Palcoscenico aperto per ridare nuova luce al Teatro a Patti.
Infatti le suggestive location storico artistiche e dalla bellezza naturalistica diventano palcoscenico, come già detto, ecco che il chiostro di San Francesco, l’atrio della Villa romana e i laghetti di Marinello rivivono e si pregnano di cultura e pathos.
Da evidenziare come la collaborazione con il Teatro dei Due Mari è stato vincente per la presenza di attori straordinari del teatro italiano da Pirrotta a Rigillo da Moni Ovadia a Paolo Rossi fino a Micaela Esdra.
Sono stati questi anni importanti, che hanno lasciato il segno, che hanno tracciato una strada, anche attraverso i grandi concerti d’autore che hanno registrando i sold out come la doppietta di Mannarino che è stato un vero trionfo insieme a Vinicio Capossela e Francesco De Gregori, senza dimenticare il raffinato concerto Di Danilo Rea e Gino Paoli.
Una’esperienza, concludendo, che ora pone tanti di fronte a una scelta che attraverso la politica deve essere chiara.
Perché questo è il nodo: la cultura che sta uscendo ora dal ruolo troppo marginale del dibattito politico degli ultimi vent’anni non può ritornare ad esserne qui relegata.
Quindi idee chiare, programmi precisi.
Programmi che non siano slogans.
Ed anche perchè la cultura è il punto di partenza di una democrazia perché non esiste una democrazia senza cultura.
La democrazia è l’utopia che ogni cittadino possa scegliere i suoi rappresentanti.
Se uno non ha gli strumenti culturali, non li può scegliere i suoi rappresentanti.
E quindi il motivo vero per cui si fa cultura, prima di tutto il resto, non è per stare bene, per intrattenersi, per passare del tempo bello, per fare delle cose interessanti, il motivo vero fondamentale e originale è la democrazia.
Il teatro in Grecia era uno strumento di democrazia e la democrazia nasce lì nello stesso luogo dove nasce il teatro.
In un momento di straordinaria sfiducia nella politica da un verso – comprensibile, motivata e con mille ragioni e con mille responsabilità della politica – ma dall’altro in un momento in cui Patti si torna a respirare di cultura se crediamo tutti che la cultura sia prioritaria, dobbiamo creare le condizioni perché abbia il peso che le spetta nel dibattito politico.
“Ci faremo promotori di una Fondazione che, con il coinvolgimento dei privati, sappia valorizzare le peculiarità, non solo culturali, di Tindari” ha detto recentemente il sindaco Mauro Aquino, inserendolo nel programma che guarda al 2021″
Bella scommessa, perchè il futuro non va fermato.