Un breve racconto di Enzo Russo
Il gran burattinaio, l’assessore e il leccaculo sorrisero all’unisono.
Ironico, arguto, sagace, attuale, pepato quanto basta. Enzo Russo scrive (con maestria) un racconto che sa d’attualità. Da leggere
In un incantevole golfo, di un’incantevole provincia, di un’incantevole regione isolana, di un’incantevole nazione, sorgeva una piccola città chiamata Alfa di origini antichissime. La città affrontò sempre con orgoglio e laboriosità millenni di storia e costruì le sue fortune sul commercio di manufatti locali e, incredibile ma vero, sulla cultura.
Infatti, Alfa era stata da sempre sede di tutte le scuole di ogni ordine e grado (come qualcuno nel secolo scorso amava dire), sede di uno dei Vescovati più importanti dell’isola e fu patria di illustri letterati, professori, uomini di legge, di medicina e di cultura che rappresentarono un’attrazione per tutte le città vicine. Ma, senza entrare nei particolari che annoierebbero chi legge questa breve storia, arrivarono i tempi recenti e molte cose cambiarono dopo il boom economico del dopoguerra. La città rimase molto chiusa nel suo sapere, vanitosa e con un diffuso sentimento di sufficienza e superiorità nei confronti delle città vicine e fu questa una delle cause del suo declino. Nessuna vocazione al commercio, all’imprenditoria, al turismo con le sue necessarie infrastrutture, ai trasporti, alla viabilità, etc., ma si continuò a credere che essere sede delle scuole che dispensavano cultura, del tribunale, di un piccolo ospedale, delle società che erogavano i servizi elettrici e delle comunicazioni, potesse bastare ed avanzare per mantenere la leadership provinciale. Nel frattempo le vicine città di Beta e Gamma ebbero modo di crescere e di trasformarsi da paesi agricoli o portuali in sede di altrettante scuole (la cultura innanzitutto che non c’è prezzo a pagarla e che senza di essa non si cresce, dicevano i loro politici), crebbe a dismisura il commercio, l’imprenditoria più spregiudicata, costruirono o ristrutturarono ospedali e tribunali, svilupparono le vie di comunicazioni e intravidero la grande opportunità dello sviluppo turistico grazie anche ai collegamenti con l’arcipelago Delta ubicato proprio di fronte ad esse. All’inizio, per cecità della loro classe politica spesso improvvisata, lottarono aspramente tra di loro concedendo agio ad Alfa che così riuscì per un po’ di anni a brillare ancora. Ma un giorno, un politico meno scemo degli altri e parlamentare di quella nazione, prese in mano la calcolatrice (ebbene sì! sapeva anche usare questa) e fece alcune semplici addizioni. All’improvviso capì che le due città Beta e Gamma sorgevano a ridosso della valle di un frutto dove c’erano disseminati numerosi piccoli paesini e che la popolazione di tutto il loro hinterland era di oltre centoventimila anime, mentre la popolazione di Alfa e del suo hinterland era meno di un quarto rispetto alla loro. Entusiasta di questa scoperta la sera stessa prese il treno e all’indomani, sceso nella capitale, si apprestò con passo fiero a recarsi in parlamento e chiese, a chi non avrebbe potuto rifiutare in base ai servigi ricevuti, che fossero immediatamente cambiati i collegi elettorali in modo che mai più potesse essere eletto un deputato o un senatore della repubblica da quei vanitosi e boriosi (disse proprio così) della città di Alfa. Visto in breve tempo realizzato il suo progetto prese un altro treno e ritornò acclamato nella sua città di Gamma e comunicò agli ex nemici di Beta che da ora in poi sarebbero dovuti andare d’accordo e spartirsi l’enorme torta che aveva portato da Roma: così iniziarono gli schiticchi, che durano ancora dopo tanti anni.
I cittadini e i politici di Alfa erano impreparati a tutto questo, e finito il mandato dell’ultimo politico da loro eletto, rimasero per sempre a bocca asciutta e, pian piano, diventarono servi delle città vicine.
Purtroppo, millenni di status da nobile et magnanima civitate non le consentirono neanche di saper per bene fare la serva e quindi fu destinata al tracollo. L’ultimo politico prima menzionato era riuscito a far edificare in Alfa un grande e ben attrezzato ospedale che portò in città molto benessere poiché vi lavoravano più di quattrocento dipendenti che, con tutti i servizi dell’indotti che sorsero in città e assieme ai dipendenti e i professionisti dell’altrettanto importante tribunale, rappresentavano una fonte di reddito che veniva spesa in città. Gli accorti imprenditori delle città vicine non persero occasione e, poiché ci tenevano tanto alla salute e al benessere dei cittadini di Alfa, investirono in città aprendo più supermercati di quanto ne fossero necessari e altri locali della catena alimentare. Non tutto si può avere nella vita e quindi i cittadini di Alfa si potevano almeno accontentare di questo.
E si andò avanti.
Inaspettatamente arrivò la crisi e lo stato doveva risparmiare ad ogni costo, prima di tutti tra gli sprechi e, tra gli sprechi dell’isola, al primo posto c’era la sanità. Così l’ospedale di Alfa fu gradualmente depotenziato, molti reparti vennero chiusi, molti professionisti andati in pensione non furono sostituiti, molto personale infermieristico trasferito altrove. Ma gli ingordi politici delle città vicine avevano in ogni caso bisogno anche di quei voti e quindi a turno, non troppo frequentemente, si recavano in città, accompagnati dai loro locali galoppini che speravano in qualche personale favoritismo, per garantire il loro impegno affinché il nosocomio fosse in qualche modo salvato e restituito agli antichi splendori: era solo necessario attendere, attendere e attendere ancora che la crisi passasse, c’era la loro parola di onesti politici a garantire tutto questo e, pertanto, bisognava votarli.
Ma venne il giorno della resa dei conti.
Il presidente della regione e l’assessore alla sanità dovevano dare anche loro concrete risposte al governo nazionale della capitale che stava scalpitando.
Perbacco!!! C’è un limite a tutto, santa pazienza.
Così l’assessore alla sanità convocò in gran segreto, dicendolo a tutti, come si usa fare nell’isola così nessuno si sente escluso e si mette a fare inutili questioni, una mega riunione nella sede regionale dove era assolutamente vietato assentarsi, per risolvere definitivamente l’incresciosa questione dell’ospedale di Alfa. Si presentarono tutti puntuali: i vari politici regionali, nazionali e locali delle città interessate, qualche rappresentante sindacale vicino al governo regionale (ma sì! bastavano quelli), i funzionari dell’assessorato, i faccendieri, e pochi altri. Si dimenticarono solo di invitare gli amministratori locali di Alfa, ma questa era una cosa di nessuna importanza.
L’assessore fu chiaro e disse: da qui non esce nessuno se la questione non è risolta. Entro sera devo relazionale al presidente della regione, che deve relazionare al ministro alla sanità, che deve relazionare al capo del governo, che deve relazionare al presidente della repubblica, che, avvertito il capo della massoneria italiana, lo deve comunicare al papa. È che c….!!! (scusate ma ci voleva).
La discussione si animò subito e mille inutili proposte vennero avanzate, tutte irrealizzabili.
Il gran burattinaio, presente e seduto sulla poltrona regia un po’ in disparte, si annoiava visibilmente ma doveva, obtorto collo, dare spazio a tutti per farli sentire importanti. Di tanto in tanto guardava di sottecchi il deputato leccaculo che lo implorava con lo sguardo di avere pazienza e di aspettare con calma. Dopo ore di confronto tra i presenti era venuta fuori la stupenda idea di destinare l’ospedale al ricovero di pazienti anziani vista la cronica carenza di case di riposo pubbliche nell’isola.
Leccaculo si alzò e con fare viscido iniziò ad argomentare e disse: la vostra idea di per sé potrebbe non apparire malvagia ma bisogna ben considerare alcuni punti. Primo fra tutti una struttura del genere avrebbe bisogno di una serie di servizi costosissimi che la regione non può permettersi, tipo laboratorio, radiologia, fisioterapia, farmacia, cucina, e anche di tanto personale medico, infermieristico e ausiliario, o pensate che li possiamo abbandonare in una struttura fatiscente i nostri cari anziani? Non avete cuore per loro? In secondo luogo, la popolazione anziana del distretto di Beta e Gamma è almeno quattro volte superiore a quella di Alfa e se una struttura del genere dovesse in futuro essere realizzata è opportuno per l’interesse dei nostri cittadini ed elettori che venga pensata per un altro distretto. Infine, ma sia chiaro solo “infine”, continuò rivolgendo lo sguardo vero il gran burattinaio, che fine faranno le molteplici strutture private che con grandi sacrifici alcuni volenterosi amici imprenditori hanno aperto e continuano a tenere in piedi tra mille difficoltà, con spirito di abnegazione, per sopperire alle carenze della nostra sanità pubblica? Li vogliamo perdere e allontanare da noi?
Un silenzio di gelo calò sulla riunione.
L’assessore balzò dalla sedia e quasi urlando disse che bisognava essere concreti e che doveva finire il tempo delle schiocche proposte.
Sentendo l’assessore così agitato, il gran burattinaio si destò dal suo quasi pisolino, e fece un impercettibile segno di intesa a un grigio funzionario che fino a quel momento non aveva proferito parola. Questi si fece avanti e chiedendo permesso disse: io avrei una proposta che potrebbe mettere tutti d’accordo.
Bene, disse compiaciuto l’assessore, ci dica di cosa si tratta.
E così il grigio funzionario, a voce bassa ma decisa, illustrò ai signori presenti la sua proposta: ci sarebbe la forte necessità di aprire proprio nella provincia dove è sita Alfa almeno due Hot Spot a causa della forte pressione che gli extracomunitari che sbarcano sulle nostre coste esercitano sui quei pochi e affatto insufficienti Hot Spot attivi. Nella struttura che ospita l’ormai non produttivo ospedale di Alfa potrebbero essere sistemati ben cinquecento poveri fratelli che fuggono dalle guerre e dalle carestie e che affrontano un viaggio a rischio di morte. Possiamo continuare ad essere sordi al loro grido di aiuto? Possiamo trattarli come bestie ammassandoli in strutture ormai al collasso? Suvvia, approfittiamo dell’occasione che ci viene data dalla presenza di una struttura in ottimo stato e diamo ascolto alla voce cattolica che alberga dentro di noi. Sappiamo per certo che alcune cooperative sociali sono pronte a questo ennesimo sacrificio (per la modica cifra di trenta euro al giorno per ogni singolo fratello ospite) e che potrebbero accudirne duecentocinquanta cadauna perché di più non possono e da qui la necessità di dividere in due la torta…ehm, scusate, “il sacrificio” come detto prima.
Questo discorso in verità commosse quasi tutti, anche perché si era fatto tardi e si avvicinava l’orario per il quale erano state prenotate in città varie cene con amici di partito fidati che già attendevano fuori l’assessorato e avevano iniziato ad inviare ai partecipanti alla riunione SMS di sollecito. In particolare, il grande burattinaio iniziava a dare segni di impazienza perché la nuova studentessa che gli era stata presentata l’ultima volta che aveva pernottato in città ci teneva a dimostrargli, poverina, di non essere esclusivamente una bella ragazza ma di saper anche cucinare e, per tale motivo lo aveva invitato, giusto quella stessa sera, per fargli assaggiare le sue prelibatezze nel piccolo attico di 120 metri quadrati che il grande burattinaio, uomo d’onore e sempre generosissimo, si era fin da subito dato disponibile a pagare il canone d’affitto affinché la ragazza, così portata per gli studi, potesse concentrarsi sul suo percorso universitario senza dover pensare ad altre futili cose come quella dell’affitto. Avrebbe certamente avuto modo di ricambiare tale gentilezza, per iniziare aveva comprato dell’ottimo champagne e della polverina bianca che dicono stimolasse la fantasia. Che brava ragazza!
Il leccaculo, sempre attento, notò il crescente disagio del gran burattinaio (e conoscendo ora quanto lo aspettava anche noi non possiamo biasimare), prese in mano le redini della situazione tranquillizzando i presenti e garantendo, lui per tutti gli altri, che insieme e in sinergia avrebbero trovato il modo di tranquillizzare i cittadini di Alfa e di fargli accettare e poi apprezzare questa grande opportunità che veniva loro data e che avrebbe scongiurato la totale chiusura e l’inutilizzo a vita della loro cara struttura. Ci sarebbero state nuove opportunità di lavoro per molti cittadini disoccupati e quelli già occupati nel nosocomio avrebbero trovato posto (col c….) nelle strutture sanitarie delle vicine Beta e Gamma che avevano tanto bisogno di personale così altamente qualificato. E l’utenza? Ma su, neanche a dirlo, cosa sarebbero stati qualche chilometro in più con la certezza di poter contare su strutture sanitarie all’avanguardia che sarebbero state prontamente potenziate e rimodernate.
Ma con quali soldi vista la crisi? Si azzardò a chiedere timidamente uno dei politici di mezza tacca presenti.
Il gran burattinaio, l’assessore e il leccaculo sorrisero all’unisono.
Ma che c’entra questo! Esclamò l’assessore chiamato in causa, quelli sono tutt’altri fondi che stanno arrivando dalla comunità europea e così dicendo si avvicinò al politico di mezza tacca e gli mise una mano sulla spalla e gli sussurrò all’orecchio: proprio gli stessi dei quali mi hai chiesto per il tuo amico ed elettore della casa di cura privata.
Fugato così ogni dubbio con estrema chiarezza, l’assessore, dopo aver avuto il consenso sempre tramite un piccolo cenno ricevuto dal gran burattinaio, dichiarò chiusa la riunione e chiese a tutti i presenti di apporre la loro firma in un documento che era stato miracolosamente preparato in meno di un minuto.
Quando si dice essere efficienti!
Ora io dico, ma come si fa a dire che nella nostra regione siamo dei perditempo logorroici, lenti ed indecisi?
Magari molti di voi non ci crederanno ma, a proposito di efficienza, vi posso giurare perché mi è stato personalmente raccontato da un mio caro amico che lo aveva saputo dalla moglie che è amica intimissima di una distinta signora che passa molte ore a letto, sia quando suo marito è lontano ma anche quando è vicino e fa finta di non sapere, con il portaborse di un onorevole che lo aveva saputo dal commesso che sta sempre dietro la porta dell’assessore, che subito dopo che la riunione era finita arrivarono e furono ricevuti dall’assessore in persona e dal gran burattinaio (neanche leccaculo fu ammesso) due distinti furfanti…ehm, scusate, signori imprenditori, che in pochi minuti sottoscrissero un protocollo d’intesa che prevedeva dettagliatamente tutto quanto era stato da poco stabilito.
Vedete malpensanti che praticate lo sport di parlare male della vostra regione e dei politi che l’amministrano, discreditandola così facendo di fronte alla nazione tutta? Pessima gente voi siete, cattivi cittadini. Vi ho appena dimostrato che quando le cose si vogliono fare per bene noi non abbiamo rivali, proprio non c’è partita.
Fine del racconto.
Per i più curiosi devo purtroppo deludervi perché non ho saputo nulla della cena in attico del gran burattinaio con la volenterosa studentessa.
P.S. naturalmente nei giorni seguenti molti politici dei vari schieramenti (proprio tutti nessuno escluso), ormai senza più alcuna differenza tangibile tra di loro, accumunati da una stessa politica che ha un solo dio, si presenteranno a Alfa in occasione delle elezioni che ci saranno tra poco, accolti dai loro fedelissimi leccaculo di turno, e si prodigheranno in accorati discorsi sciorinando promesse a destra e a manca e distribuendo, gratuitamente, pillole di saggezza e consigli su come risollevare e far tornare all’antico splendore la città di Alfa. Come farlo? Ma è semplice sciocchini! Votando loro o chi da loro verrà indicato che sicuramente sposerà la nostra causa. Quindi a noi non rimane che fare una semplice cosa: VOTARE E FARE VOTARE… come sempre.
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