Pochi mesi fa, a Patti, durante l’incontro promosso dal Liceo Classico con i giovani studenti e la scrittrice Dacia Maraini, Salvo Messina, sindaco di Brolo e Francesco Moscato, Presidente del Consiglio Comunale, incontrandola la invitarono a venire a Brolo, per “parlare” anche qui i giovani e per accettare la cittadinanza onoraria che l’amministrazione comunale le voleva offrire.
La scrittrice accolse l’invito ed ora quella proposta è diventata realtà, e martedì, 26 luglio, è stata programmata una giornata interamente a lei, dedicata.
Francesco Moscato spiega sinteticamente i motivi di quest’atto, importante, non solo sotto il profilo simbolico, e che va ben oltre il talento letterario della Maraini in quanto ne coglie gli aspetti dell’impegno sociale e solidale e dice: “La Maraini, oltre alla sua attività letteraria, svolge un compito delicato e importantissimo con i suoi continui interventi sulla stampa circa la necessità dell’accoglienza e dell’integrazione delle migliaia di migranti che giungono sulle nostre coste caratterizzati da pietas umana ma anche da grande saggezza e lungimiranza”.
E’ questa in sintesi la motivazione della Cittadinanza Onoraria che Brolo le attribuirà e che si lega ad un conteso reale del paese.
Infatti come ha scritto Salvo Messina in una nota alla Maraini “Abbiamo sempre apprezzato e amato la sua attività di scrittrice, ma riteniamo che lei svolga un compito delicato e importantissimo con i suoi continui interventi sulla stampa circa la necessità dell’accoglienza e dell’integrazione delle migliaia di migranti – aggiungendo – il ruolo degli intellettuali consiste soprattutto nell’aiutare la società a capire e a gestire i cambiamenti – e lo stesso sindaco sottolinea – Lei invita ad abbandonare ogni paura rispetto ai migranti e ad accoglierli non solo per ragioni umanitarie, ma, innanzitutto, perchè essi rappresentano per noi una ricchezza ed una risorsa in più”.
L’assessore comunale alla cultura brolese, Maria Ricciardello evidenzia che nulla nasce a caso, e sottolinea il ruolo attivo dell’amministrazione che ha visto far cresce a Brolo il ruolo dell’accoglienza.
Infatti – dice la Ricciardello – da anni il paese è impegnato attivamente nel campo dell’accoglienza con l’organizzazione di interventi quotidiani miranti all’integrazione degli immigrati nel tessuto sociale ed economico del territorio; sono numerose le iniziative che hanno come protagonisti, insieme ai cittadini di Brolo, gli immigrati”.
Lo stesso assessore evidenzia che “Brolo ha ricevuto dalla Comunità Europea il riconoscimento di “Città educativa”distinguendosi, anche, in un progetto multireligioso e multirazziale attuato dai ragazzi di Brolo con gruppi di ragazzi turchi, islandesi e lituani – e conclude – A Brolo gli immigrati non sono agglomerati in quartieri, ma commisti con i residenti, che rispettano le loro esigenze religiose e tradizionali”.
In passato la città di Brolo ha insignito della cittadinanza onoraria,per i suoi meriti nella lotta alla mafia, solo la signora Piera Aiello, cognata di Rita Atria alla quale è intestata la sala multimediale del comune di Brolo.
Dopo il conferimento della Cittadinanza Onoraria, alle 18,30, nella villa comunale, seguirà un incontro letterario\culturale con i giovani condotto da Michelangelo Gaglio e Ornella Fanzone, e poi alle 22,00 nel parco del castello, la Maraini con Annalisia Picconi daranno vita allo spettacolo teatrale Lettere D’amore , lettere inedite di Gabriele D’annunzio a Barbara Leoni , per la regia di Roberto Agostini, con musiche di Tatiana Pavlova. Drammaturgia di Dacia Maraini che curerà anche l’intervento introduttivo
PREFAZIONE
Una storia d’amore.
Come tante, comune, abituale, prosaicamente “normale”, con l’unica particolarità di essere datata nel tempo, risalendo agli anni 1887/1892.
Una passione d’amore, coinvolgente, piena, totale, intrisa di sentimenti di possesso esclusivo, di erotismo dirompente e di appuntamenti frequenti, in un’alcova segreta, posta in una sorta di scenario naturale incontaminato e particolarmente seducente, nella sua elegiaca bellezza panoramica, tra il mare prospiciente e i monti d’Abruzzo che si stagliano, nitidi e vicini, a occidente.
Una “scoperta” inattesa.
Delle lettere d’amore, custodite segretamente in una piccola scatola tenuta chiusa con cura da nastrini, che una figlia ritrova per caso e si trova a leggere, sul letto di morte della madre. Stupore, incredulità, coinvolgimento profondo, in una simbiosi post mortem che sarebbe stata auspicabile in vita, e poi domande, interrogativi senza risposta, perplessità, stati d’animo alienanti, propri di chi, suo malgrado, si trova a dover prendere atto che poco o nulla ha compreso della vita intima delle persone più care che la circondarono negli anni della sua non lontana gioventù.
Le parole.
Nomina sunt consequentia rerum: nulla più delle parole, nulla oltre le parole. La storia d’amore, questa storia d’amore vive di una sostanza unica e rara: la bellezza evocativa, diretta e allusiva ad un tempo, di un amore contrassegnato da uno scambio epistolare tra due amanti. La figlia legge esclusivamente le lettere d’amore di Gabriele e rimane impressionata dalla potenza delle parole di questo amante, fino ad arrivare ad esclamare, in un passaggio del suo dialogo immaginario con la madre: “Che linguaggio sontuoso, che grazia serpentina! Una sensualità scintillante, morbida e morbosa! Che uomo mamma!” Ma un linguaggio d’amore si nutre dell’amore e della sua veemente scossa emotiva, almeno fin quando essa è presente; poi, le parole prendono la piega degli interrogativi, si appesantiscono di domande retoriche, si snaturano in tentativi maldestri di “fuga”, in avvisaglie di prossimi, inequivocabili abbandoni.
La rappresentazione scenica.
Sullo sfondo, inizialmente, della storia d’amore unica e irripetibile tra Gabriele e la sua “Barbarella”, di cui rinvia fedelmente le profonde tonalità affettive, il monologo della figlia Mara-Dacia Maraini va definendosi nei giudizi e articolandosi nelle valutazioni, fino ad elaborare la creazione teatrale di una lettera di commiato che, spenta ormai ogni passione, rivela, per così dire, la volubilità e l’inaffidabilità umana del Gabriele delle lettere d’amore. Si tratta di una scoperta in itinere che, più di ogni altra storia d’amore, lascia l’amaro in bocca, problemi irrisolti e continui interrogativi sulle alterne vicende umane, a prescindere da epoche storiche e personalissime e private esperienze. Il testo di Dacia Maraini, in definitiva, offre una sua ermeneutica, una sua interpretazione, ma ha il merito di lasciare aperto, allo spettatore assorto e coinvolto nell’evolversi della trama, ogni possibile valutazione di merito.
I protagonisti del lavoro teatrale in scena a Brolo martedì sera nel parco del castello
ANNALISA PICCONI
Figlia d’arte, attrice e cantante, diplomatasi nel 1992 presso l’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica S. D’Amico di Roma, lavora per quattro anni con il Teatro Stabile dell’Aquila sotto la direzione di Lorenzo Salveti E’ nel gruppo degli attori emergenti che partecipano al progetto E.T.I sul recitar cantando rappresentato al teatro Valle nel 1996 con L’Olimpiade di Pergolesi e Le Cinesi di Gluck. E’ attrice della compagnia del Teatro Stabile del Veneto e lavora in tutti i più importanti teatri italiani, è Lisetta e Colombina, (attrice e cantante), nella Guerra di C. Goldoni, regia di Luigi Squarzina. Lavora sempre per il teatro, cinema e televisione con F.Caramadre Ronconi, Dacia Maraini, A.A. Frazzi, Ugo Chiti, M.Spano, A.Cane, I.Cirino, A. Frezza, L. D’Amico de Carvalho Nel luglio 2002 è vincitrice del concorso teatrale femminile “La parola e il gesto” organizzato dall’ass.cult. I Portici di Imola, con un suo adattamento dal “ Discorso sulla felicità” di M.dme du Chatelet, premiata per l’armonia, l’eleganza e la delicatezza dell’interpretazione. Lavora come speaker per programmi Rai e radio; si è laureata in Storia del Teatro e dello Spettacolo presso l’Università la Sapienza con Luciano Mariti ed è diplomata in pedagogia e didattica del teatro,(diploma di II livello) presso l’ Accademia Nazionale d’Arte Drammatica S. D’Amico. Ormai da diversi anni collabora con Dacia Maraini ed ha fatto parte delle sue produzioni recenti:“Passi affrettati” (coprotagonista) Zurigo, e “Il respiro leggero dell’Abruzzo”, (protagonista femminile) Teatro Parioli di Roma e all’Aquila, Auditorium Carispa. E’inoltre la protagonista del monologo “Scarti nobili, Beatrice Cenci, donna contemporanea”, testo e regia di Roberto Agostini, Teatro Orologio,Roma ,aprile 2010, segnalato ed inserito nella settimana della cultura promossa dal Ministero dei Beni culturali,e di “Lettere d’amore”, monologo con pianoforte, testo di Dacia Maraini e regia di Roberto Agostini, rappresentato al Teatro di Alvito al MUMI,(museo Michetti) Francavilla al mare, luglio 2010.
Nel 2010 ha fondato insieme a Roberto Agostini e Valerio Cadeddu l’Associazione Culturale Heliopolis, che ha come obiettivo la promozione della cultura teatrale, valorizzando in particolare la drammaturgia contemporanea e dando visibilità agli artisti romani e a tutti coloro che operano sul territorio.
ROBERTO AGOSTINI
Dopo una formazione attoriale allo studio Fersen (RM) ( ha lavorato con i registi – Vacis, Solari, Sepe, Guicciardini, Corsetti, Aglioti, Manfrè,) – inizia la sua carriera di autore e regista nel 2001. Da allora molti suoi testi sono rappresentati e premiati. Nel 2002 “Cuore di Cenere”, è finalista al premio Napoli Drammaturgia, poi presentato al festival “scrittori della pace” con cui ottiene il premio histryo 2002- lo stesso anno, “Forme di allergie” e “Diavolo o Padreterno” sono finalisti al premio “M. Ponchia 2001” e 2002. Sempre nel 2002 Collabora con M. Zampino al cortometraggio “Agostino” (finalista a “Cinema in Diretta” e vincitore del Festival di Trevignano) e a “Dorothy Nelson”, lungometraggio per il cinema. nel 2003 “O.Leo. Gender” al festival spazi e memorie (vt) con la partecipazione di Vanessa Gravina. Nel 2004 viene rappresentato al teatro greco ( Rm) “Scaramouche” interpretato da M. Venturiello e scritto in collaborazione con F. Cerlino. Ancora la scrittura per il cinema nel 2005 con “il Viaggio di Cesare”, lungometraggio scritto con M. Zampino. (finalista al Riff (RM) e vincitore del primo premio all’autumn film festival –VR-) Nel 2006 Scrive per la Triennale Strumenti ad Arco (CR) “Il Violino, la Voce della Musica” con A. di Stasio e D. Coelli. Nel 2007 debutta al Teatro Eliseo di Roma “Romana”, spettacolo da lui scritto in memoria di Gabriella Ferri interpretato da Tosca. Nel 2009 scrive nuovamente per il cinema, un lungometraggio in collaborazione con Liliana Cavani. nel 2010 è autore e regista al Teatro dell’Orologio (rm) “Scarti Nobili”, testo ispirato alla vita di B. Cenci, interpretato da A. Picconi. Ancora nel 2009 alcuni suoi monologhi sono in scena per il regista M. Maltauro e per la rassegna –Paspartù- di M. Bruno e S. Zecca.
Ha curato la regia di “Lettere d’amore”testo di Dacia Maraini, protagoniste Annalisa Picconi (interprete), e Tatiana Pavlova, (pianista).
DACIA MARAINI,
toscana per nascita, siciliana d’origine, romana e abruzzese per residenza, cosmopolita per vocazione, è considerata una delle più grandi scrittrici italiane. Conosciuta soprattutto come narratrice, viene rivelata nel 1963 dal romanzo “L’età del malessere” (Premio internazionale Formentor), nel 1990 vince il premio Campiello con il suo capolavoro “La lunga vita di Marianna Ucrìa” (tradotto in almeno diciotto paesi), nel 1999 il premio Strega con “Buio”. Ma l’eclettismo di Dacia Maraini la fa spaziare dalla narrativa, al giornalismo, dalla poesia alla saggistica, senza mai trascurare uno dei suoi primi e più fedeli compagni di vita, il teatro. Impressionata dal teatro Nō all’epoca della sua permanenza in Giappone, durante l’infanzia, vivrà le prime esperienze teatrali nel collegio della Santissima Annunziata a Firenze, dove, ancora bambina, comprende che il teatro può essere un fruttuoso spazio di libertà. Negli anni Sessanta vive, oltre all’esperienza del teatro di strada, l’avventura del “teatro di cantina”, in via Belsiana a Roma e poi, sempre a Roma, a Centocelle. Negli anni Settanta passerà alle grandi sale e più in là inizierà anche a scrivere spesso per commissione. Nel suo percorso è segnata da incontri importanti, come quello con il Living Theatre, in particolare cioè con Judit Malina e Julian Beck. La sua formazione avviene attraverso il “fare teatro”, come recita il titolo di una ricca raccolta Rizzoli che va dagli anni Sessanta agli anni Novanta, e attraverso la passione gemella alla scrittura, la lettura dei testi. Spesso è stata considerata provocatoria, per i suoi drammi “dalla parte delle donne”, testi ormai celebri come “Dialogo di una prostituta con il suo cliente” (1973), “I sogni di Clitennestra” (1978), “Maria Stuarda”(1980), “Veronica, meretrice e scrittora”(1991), “Camille” (1995), o i suoi drammi di denuncia, come “Se io muoio ti dispiace” (1972), “Stravaganza” (1986), che oggi gode di una nuova fase di vitalità grazie alla messa in scena dell’Accademia della follia di Trieste, e la regìa di Claudio Misculin. Oggi è presente in prima linea in molti progetti, dirige da dieci anni il Festival del Teatro di Gioia, da lei fondato, e gira il mondo con Passi affrettati, una mise en espace contro la violenza sulle donne, storie vere rielaborate scenicamente. Dacia Maraini da sempre scrive per la scena, avendo conosciuto ogni aspetto del teatro, dalle pulizie delle sale, alla sistemazione dei riflettori, alla creazione delle scenografie e dei costumi, alla regìa. Lettere d’amore è il frutto di un incontro con un altro grande scrittore eclettico italiano: Gabriele D’Annunzio. Dacia Maraini tesse la trama di una storia d’amore, attraverso le lettere di D’Annunzio a Barbara Leoni. Il personaggio di Mara (Francesca Fanti), figlia di Barbara, di fronte alle spoglie della madre morta, ci accompagna, sul sentiero di questa forte passione, dentro una storia di grande effetto, di contenuti intensi.
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0941561224 ufficio turistico comunale