Silvia e Italo Zeus in “ Un tango prima di tornare”
Silvia, nel pianeta danza è ormai affermata. Si afferma si perché brava, ma soprattutto perché trasporta un modo di fare danza che per taluni è insolito, fors’anche inesplorato.
Diciamo che personalizza molto lo stile, dal quale trae risultati edificanti.
Si afferma perché la danza la vive nella propria quotidianità ed alla stessa da un importanza senza eguali.
Lavora sodo, si colloca in più contesti. Si fa conoscere. Riceve una borsa di studio per merito dalla London Contemporary Dance School di Londra e subito dopo fa parte della compagnia Moto Armonico Danza diretta da Betty e Patrizia Lo Sciuto con il ruolo di danzatrice solista. Questo un momento molto importante per Silvia, la quale si proietta in un mondo fantastico, dove magia e incantesimo suffragano uno stile.
Un esordio privo di insuccesso che le permette di continuare la strada intrapresa. Si forma uscendo fuori dall’Italia, le si aprono le porte della Germania, Francia e Cile e in numerosi contesti italiani teatrali e di improvvisazione.
Da qui il suo intuito si trasforma in realtà.
Vola anche oltre oceano, a New York dove perfeziona la sua tecnica studiando presso la Trisha Brown Dance Company.
Lì frequenta anche il Movement Research ed incontra numerosi artisti del panorama internazionale; approfondisce la Release Technique, le tecniche improvvisative e la Contact Improvisation.
Riceve una Menzione speciale per il talento artistico al premio internazionale Palermo in Danza (in giuria July Ann Stansak – solista della compagnia di Pina Baush).
Danza nell’Ensamble di Micha Van Hoecke e nel contempo viene scelta viene scelta per partecipare al gruppo di sperimentazione di Steve Paxton (padre della contact improvisation) presso il Centre National de la Danse di Parigi.
Ovviamente il suo talento è propulsore di continuità e come danzatrice partecipa al film Mari con la regia di Michel Ferra, per il canale franco-belga Arté.
Un ruolo di gran rilievo lo ha nello spettacolo musicale dedicato alla Grande Mia Martini, tutto per mano di Italo Zeus, nel quale Silvia è danzatrice e maestro ripetitore dello spettacolo stesso.
La sua prima creazione è Prendo il corpo in parola ispirata all’omonimo libro di poesie di Francesca Guajana, attesta che la danza è un importante strumento di espressione globale, una forma di manifestazioni delle dimensioni profonde della natura umana.
La sua danza vuole raccontare un’intima verità racchiusa nei gesti che compiamo, i quali, se osservati con uno sguardo diverso, lasciano cogliere la natura del nostro essere.
A partire dalla consapevolezza del limite sottile tra gesto e azione, tra movimento e danza, infatti, l’esplorazione coreografica di Silvia diviene ancora più autentica e ricca di sorprese. Secondo questa visione qualunque gesto può essere danza se in accordo con le nostre emozioni … dipende dal senso che gli si dà! Ogni gesto racchiude in sé la massima potenzialità estetica e una particolare valenza espressiva.
Si sa che attraverso i balli tradizionali si mimano i propri stati affettivi individuali e l’uso delle potenzialità di Silvia sono di gran effetto perché utilizzano il corpo ed il suo movimento in metodi non certo strutturati che danno vita ad un modo nuovo di fare danza, ottenendo da questo obiettivi diversi.
All’interno delle varie tipologie di “movimento” sono compresi pertanto differenti approcci, tutti accomunati dal riconoscimento del rapporto che unisce mente e corpo e che si pone alla base della possibilità di intervenire mediante la danza per favorire e sostenere la salute mentale e la comunicazione del corpo. Quasi un linguaggio dell’anima.
Questo nuovo modo di fare danza lo espleta a Palermo dove vive dal 2005, dopo essersi laureata in filosofia nella compagnia “Omonia – Contemporary Arts” di cui è il direttore artistico nella quale collabora insieme al compagno Alessandro Montemaggiore con numerosi artisti di diversi linguaggi performativi (musica, poesia, video arte) continuando in quella sede il percorso iniziato sul tango argentino con maestri di fama internazionale.
Silvia e Italo Zeus.
Silvia ha il ruolo di coreografa nel film di Italo Zeus in cui la danza, attraverso l’immagine del copro in movimento, si evolve dentro le immagini fotografiche delle varie scene raccontando lì dove le parole non arrivano. La danza si inserisce a pieno nella dimensione surreale del film raccontando frammenti della storia drammaturgica attraverso il movimento del corpo e l’interpretazione teatrale dei danzatori.
Coreograficamente coesistono la danza contemporanea e il tango argentino, una accoppiata che fa parte della formazione e della visione artistica di Silvia Giuffrè .
L’artista infatti fa del contatto e del movimento naturale del corpo nella sua quotidianità e sensualità il vero punto di forza della sua danza.
La danza come linguaggio del corpo capace di arrivare alle corde dell’anima con rapidità ed intensità offre emozioni con la sua carnalità e fisicità, mentre il tango come file rouge della storia che accompagna la passione tra l’uomo e la donna (Turi e Rosa, i portagonisti del film) e il rapporto di odio et amo tra i due.
Essendo in gran parte musicato, infatti, il film“Un tango prima di tornare” ha richiesto esso stesso l’intervento della danza a completamento della suggestione e della narrazione grazie ad una visione di intreccio tra le arti che, Italo Zeus ha voluto regalare al suo pubblico cinematografico.
Giuliana Scaffidi
foto di Lorenzo Gatto e Massimo Scaffidi