Guardare un lavoro artistico, un progetto culturale, è sempre arduo perchè l’opera d’arte, se è tale, è un dono e quindi è gratuita.
La danza lo è forse ancor di più, perchè è legata fortemente al corpo e quindi effimera per eccellenza.
“Una Sola Moltitudine” nasce da una serie di riflessioni sul mondo contemporaneo e sui suoi abitanti, e, sebbene sia lontano da una critica polemica, si interroga sull’uomo e su alcune sue doppiezze: da un lato, il bisogno di stanzialità, di radici forti, dall’altro, il bisogno di esplorare; da una parte “il partire” e dall’altra “il ritorno” o la melancolia della distanza.
Lo spettacolo inanella così una serie di immagini e suggestioni, una dentro l’altra, come scatole cinesi, proponendo allo spettatore sguardi sul quotidiano “andirivieni”, per gruppi, ora numerosi ora piccoli, per soli e duetti, che esplorano lo spazio (l’altrove da me) con un movimento che attinge a vari linguaggi, proprio per l’etereogenità del presente e perchè nel melting pot degli stili c’è la chiave per affrontare l’esistente, che non è più osservabile attraverso una lente monoculturale ma che piuttosto esige di essere letto rimanendo aperti “al viaggio”, al confronto, al possibile.
Così è anche il mondo musicale dello spettacolo, sia nel movimento che nei suoni, ed anche l’uso dei testi e delle immagini, che non sono mero arredamento, ma spunti essenziali che suggeriscono, piuttosto che definire.
Coerentemente con tutto quello che si è detto fin qui, Patrizia Bellitti, ideatrice del progetto, ha voluto condividere il lavoro insieme a Pucci Romeo e Danilo Anzalone, aprendolo ancora ad altri contributi, scelti con cura e sensibilità, proprio per manifestare l’assoluta necessità di non chiudersi nel recinto “autoriale” isolazionista.
Tutto ciò scardina le regole del presente, nel mercato teatrale italiano, che vede sempre più il diffondersi (numerico) di autori sempre più chiusi in sè stessi, in fortini protetti e privati.
In più è di assoluto rilievo il fatto che Contempodanza si ponga adesso come polo formativo professionale, dando fin d’ora, ai giovani interpreti, l’opportunità di essere parte di un lavoro che li mette nelle condizioni di essere stagers e non semplici allievi; è da sottolineare che in un momento come questo in cui in pochissimi (pubblici e privati) investono su cultura e formazione, questo sforzo sostenuto da Patrizia Bellitti & Co. merita di essere sostenuto.