L’iniziativa promossa dall’Amministrazione Comunale. Il sindaco incontra gli studenti delle terze medie. Si parlerà del valore della lingua siciliana.
L’ incontro che si svolgerà nella sala consiliare nella tarda mattinata di domani, si legge nella lettera che il sindaco di Brolo, ha inviato ad inizio settembre al dirigente scolastico locale è finalizzato sia per far loro gli auguri di un buon proseguo dell’anno scolastico ma anche per omaggiarli di un libro di poesie dialettali, del poeta locale Vittorio Ballato.
Una scelta non a caso che si lega all’omaggio dei vocabolario d’inglese ai ragazzini delle prime medie e che vuol tracciare quasi un percorso simbolico, attraverso due lingue, che unisce futuro e tradizione.
Ballato, insegnate in pensione, e ormai poeta affermato, che ama utilizzare per le sue rime la lingua siciliana, reciterà agli studenti qualche sua poesia ma sopratutto parlerà del valore della “lingua siciliana” e della poesia dialettale.
La scelta della sala consiliare quale luogo dell’incontro è stata dettata dall’indisponibilità della Sala “Rita Atria” occupata per ospitare la mostra “Copy-Right” e per questo lo stesso sindaco, nella sua nota, aveva invitato gli studenti a visitare l’interessante mostra dei tre lavori realizzati dai maestri copisti italiani del seicento.
La poesia di Vittorio Ballato
Per accordare uno strumento, si parte da un suono conosciuto; sulla frequenza del diapason si ricavano poi una dopo l’altra, tutte le note fino ad arrivare all’accordo musicale definitivo.
In lingua è la stessa cosa; è la parola che si offre come strumento eufonico.
La fonetica, fa parte della identità specifica di ogni lingua; conferisce al linguaggio il suono proprio, che è misura del pensiero.
Questo assunto, vale soprattutto per il dialetto, dove la sonorità e le peculiarità espressive, sono proprie delle nicchie culturali dei popoli che le generano.
L’errore che si è fatto negli ultimi cinquant’anni, è stato quello di avere considerato la dialettalità, una espressione culturale obsoleta da bandire dal parlare nazionale, dimenticando che il pensiero per rigenerarsi, deve essere accordato contestualmente con fonti espressive libere, nate fuori del contesto accademico ufficiale.
Un pensiero muore quando manca lo strumento per accordarlo; scrivere in dialetto moltiplica gli strumenti espressivi da travasare in tutte le lingue.
Così scrive Maddalena Capalbi parlando appunto di poesia dialettale, in vernacolo, quella che usa le espressioni più popolari.
Così è la poesia di Vittorio Ballato, poeta brolese, che aiuta a conservare, attraverso rime e sonetti, memoria dei luoghi, e che utilizzando il dialetto per colonna sonora regala emozioni di un quotidiano tipico del luogo, con i suoi personaggi e la sua vita. scandita da file alla posta, incontri dentro una sala d’aspetto, al mercato, alla stazione.
Questa è la poesia di Vittorio Ballato che mette su carta, con grande intensità, quella cultura popolare senza tempo, traducendo magistralmente in versi un pensiero altrimenti non esprimibile in lingua.
Versi che sanno di antico, di ballata popolare, di vecchia filastrocca anche grazie alla ricchezza di cadenze miste, che danno un tono quasi musicale al verso.
Vittorio è brolese, è stato Maestro, legge, è attento, osserva, scrive, appartiene a quell’incontro di pensiero colto, arguto che poi genera il verso, la poesia, con dei contenuti assolutamente personali e con un valore aggiunto, il ricordo.
Un arte, quella di scriver poesie, zeppa di ironia sagace, quella capace di incastonare amore e dolore, sentimenti e riflessioni al di sopra del quotidiano, e che sfocia anche in una malinconica nostalgia.
E’ già alla seconda raccolta di poesie dialettali e con lui non si può parlare di Poesia senza parlare del valore della Bellezza” in quanto lui è poeta “nell’anima e dell’anima” e per questo vede dove tutti gli altri guardano.
Lui, come si legge nella prefazione del suo “I Colori dell’Anima” – il sui primo lavoro editoriale – è un poeta puro “un adulto che non mortifica il suo Bambino interiore, anzi lo potenzia, gli permette di esprimersi sempre, non avendo mai dimenticato del bambino la splendida capacità di meravigliarsi. Il poeta, come il bambino è un saggio, perché sa cogliere la bellezza nella semplicità delle cose.Vittorio Ballato simpatizza con tutto ciò che lo emoziona. Perchè il poeta si stupisce, si commuove, altrimenti non è un poeta vero“.
Ballato usa – come scrive Ornella Fanzone autrice di quella prefazione – il dialetto che rafforza il senso di appartenenza e connota un popolo nelle sue peculiari caratteristiche culturali.
Di lui e della sua poesia ha scritto anche il compianto professore Giuseppe Li Voti presentando “I colori dell’Anima”.
Versi semplici, pieni di calore e di colore, versi improvvisati ad ogni occasione … e come dice il De Santis i migliori poeti sono quelli che scrivono senza guardare all’effetto e senza pretenzione o diletto, così come viene.
A quanto detto aggiungo che avendo sentito così per caso declamare qualche poesia all’amico Vittorio – tengo a dire che è uno di quei pochi poeti, e ve lo dico per l’esperienza che ho, che appartiene al passato e non ai poeti d’oggi, per il suo modo oltre che di recitare anche di comunicare attraverso la poesia sentimenti, ricordi, fatti della vita quotidiana del passato, come anche di oggi — con naturalezza, semplicità ed espressione dell’animo…. motivo per cui la gente lo ascolta compiaciuta e con interesse e con diletto nello steso tempo, perché come dice il grande poeta e critico statunitense Thomas Steanrns Eliot “La vera poesia può comunicare prima di essere capita”.
Questa mia modesta considerazione trova conferma nell’espressione della dott.ssa Ornella Fanzone quando dice tra l’altro all’inizio nella sua prefazione…….. recita con un incidere gaio e al contempo garbato, in mezzo alla strada, in un bar, mentre si fa la fila ad uno sportello, e dal barbiere io aggiungerei. E’ questa, la figura del poeta di un tempo!
Ora ditemi voi, ove sono questi poeti oggi?
Avete avuto modo di sentirne alcuni declamare dei versi nei luoghi poc’anzi citati?
Ecco perché Vittorio Ballato è un poeta estemporaneo, un poeta di altri tempi.
Oggi non pochi scrivono delle poesie su facebook ed il giudizio che gli amici danno ascoltatemi è questo: Bravo – complimenti – ci hai commosso – sei grande.
Ma io mi chiedo: bravo perché – complimenti – perché – ci hai commosso perché – sei grande perché.
Il perché – la cosa più interessante è rimasto nella penna.
Queste sono espressioni di circostanza di chi non è in grado di esprimere un giudizio com’è giusto che sia, per dimostrare che la poesia è degna di nota. Comunque detto ciò è interessante ricordare l’importanza della poesia dialettale perché è uno dei mezzi per tramandare ai posteri, usi, costumi, tradizioni, luoghi caratteristici, aneddoti e quant’altro di cui parla Vittorio Ballato nelle sue poesie. —-
Avviandomi alla conclusione non posso astenermi dal ricordare che il dialetto siciliano non si scrive così come si parla. Quindi come per la lingua italiana, quando scriviamo, facciamo in modo di non commettere degli errori, anche scrivendo in dialetto dobbiamo prestare la dovuta attenzione perché la terminologia e la grammatica devono andare, come si suol dire, d’amore e d’accordo.
Aggiungendo ancora
Parlando in dialetto, molti errori non si notano, ma scrivendo non solo si notano, ma a volte rovinano l’armonia dei versi. La poesia si coglie nel suo assieme, cioè nell’argomento cui si è ispirato il poeta, nella rima, nell’armonia dei versi, nella metrica, e anche nel modo come viene recitata.
Ma anche la grammatica in una poesia ha la sua importanza.
Di conseguenza l’unica cosa a cui dobbiamo prestare maggiore attenzione caro Vittorio e la grammatica perché purtroppo non tutti abbiamo una conoscenza approfondita e spesso guardando il modo di scrivere delle note grammaticali, di questo o quel poeta, essendo convinti che ne sappiano più di noi, incorriamo in certi errori, in quanto prima di applicarle non riflettiamo in maniera tale di essere pienamente convinti che ciò che abbiamo letto è giusto, cioè lo abbiamo interiorizzato, condiviso.
Prova ne sia che c’è chi adopera il pronome al posto dell’aggettivo, il plurale al posto del singolare e viceversa, i verbi al futuro e al condizionale che in siciliano non vanno coniugati., e poi l’uso dell’aferesi e dell’apocope, molto – ma molto interessanti in poesia, vanno da molti adoperati, come si suol dire, ad muzzum.
Ecco perché occorre passare ai raggi x tutto ciò che leggiamo, prima di scriverlo, di farlo nostro, altrimenti non si cresce non si va avanti.
In qualsiasi modo scriviamo o in dialetto, o in lingua siciliana o in vernacolo la grammatica va sempre rispettata, perché senza l’uso della grammatica non possiamo scrivere, in maniera corretta.
In quanto al vernacolo ci tengo a chiarire il significato di questo termine, perché non solo dal nord, ma anche da parte di associazioni siciliane arrivano bandi di concorso in vernacolo, che per loro sarebbe il dialetto.
Ora è semplice capire caro Vittorio, cari signori del pubblico, che se i termini sono diversi, diverso è anche il significato.
Infatti mentre molti termini dialettali, sono comuni a molti paesi anche di province diverse. il vernacolo dal latino vernaculus cioè servo, familiare, si riferisce a quel linguaggio che viene parlato da una cerchia ristretta di persone o di un piccolo centro.
Come ad esempio i pastori che vivano un tempo in montagna, isolati dal contesto sociale, come anche i carbonai, i contadini, un linguaggio non conosciuto da chi no fa parte dello loro cerchia.
Avrei altre cose interessanti da aggiungere ma il tempo è tiranno e non posso dilungarmi, ringrazio, quindi, Vittorio per avermi invitato e voi tutti per avermi ascoltato.
Sempre Li Voti ha scritto, in occasione della presentazione del primo libro di Ballato.
Introduco il mio intervento citando la proverbiale frase, poeti si nasce, oratori si diventa.
Ma ad onor del vero devo dire che questa frase non trova pieno riscontro nella realtà della vita di tutt’i giorni, perchè succede che nei momenti in cui si coglie l’attimo fuggente — dell’ispirazione……. per mettere in versi, e decantare la bellezza della natura, della donna amata, di un paesaggio , dei momenti di gioia o di dolore, o i ricordi del passato, l’uomo preso dal quotidiano lavoro decide di rinviare a tempo migliore.
.Con ciò intendo dire che si può diventare poeti a qualsiasi età, come ad esempio Goffredo Mameli e Gabriele d’Annunzio, detti poeti soldato – Gian Domenico Peri poeta estemporaneo, ed il nostro Ignazio Buttitta poeta autodidatta.
Quindi diciamo che si dà ascolto all’ispirazione a momento opportuno, cioè quando si trova la tranquillità, e la serenità per poter esprimere i propri sentimenti.
Cosa dire in merito al lavoro svolto dal collega e caro amico Vittorio Ballato?
A voler esprimere un giudizio obiettivo, critico e sincero vengo a dire che le sue poesie sono frutto dell’ispirazione di un insegnante che dopo aver dedicato i migliori anni della sua vita all’insegnamento, raggiunta l’età pensionabile, l’età del meritato riposo sentì che era giunto il momento di dare spazio alla voce del cuore, e mettere in versi i propri sentimenti, i ricordi che si è portato dentro per tanti anni. e questo lo si evince dai versi di dedica alle figlie quando dice: Durmevanu..a mo’ di tanti gigghi….i’ ricugghii chimannuli puisia.
La sua ispirazione, la sua vena poetica accompagnate alla sua cultura, le hanno consentito di decantare in rima altosonante sia alternata che baciata un po tutti gli argomenti dal serio al faceto, e le poesie che ho riscontrato più interessanti dal punto di vista affettivo sono quelle dedicate ai figli, all’amore per il natìo paese, e agli amici cari scomparsi, due dei quali hanno suscitato in me tanti ricordi e tanta emozione, il dott. Catano grande pediatra e Filippo Torre che ho conosciuto e stimato prima come insegnante e poi come direttore didattico: Un fraterno e sincero amico, che spesso ho avuto il piacere di avere ospite a casa mia
In tutte queste poesie si coglie l’estro, il sentimento, e l’armonia dei versi che rendono vivi e visibili agli occhi di chi legge, usi, costumi fatti e persone di altri tempi.
So che non è cosa facile scrivere in dialetto siciliano caro Vittorio, e tanto più in lingua Siciliana. ma tu ci sei riuscito pienamente, nonostante l’uso di alcuni vocaboli in vernacolo, cioè in lingua locale, poichè in questo tuo lavoro hai profuso tutto il tuo impegno, dedicandoti non solo con passione ma soprattutto con grande interesse riuscendo così a rendere armoniose, dilettevoli, scorrevoli e molto significative le tue sue poesie
Dal punto di vista grammaticale devo dire se non erro che tu componendo queste poesie hai applicato quella grammatica alla quale hai attinto leggendo delle poesie di celebri poeti del passato
Dico questo perchè secondo la mia modesta esperienza ho avuto modo di riscontrare l’uso della grammatica del Pitrè, come anche quella del Camilleri, che è più semplice ed attuale, per quel che riguarda l’uso dei verbi, delle preposizioni articolate, dell’aferesi e dell’apocope, cosa altrettanto interessante perchè la lingua nel tempo si evolve. !!!!——
Infatti non a caso scriveva il filosofo greco Eraclito nel 500 A.C.“panta rei: tutto scorre, tutto cambia, e questo certamente ha reso più interessante dal punto di vista culturale e letterario il tuo lavoro.
L’altro aspetto positivo è quello dei sonetti composti nel rispetto della metrica, attraverso i quali l’amico Vittorio Ballato, che si affaccia alla ribalta della scena poetica — descrive sempre con arte ed espressione poetica in versi dialettali la casa dove è nato.
In essi traspare la nostalgia della vita vissuta in quella casa, vita di altri tempi quando le provviste per l’inverno venivano conservate nelle reticelle appese alle travi del solaio., traspare anche un rimpianto per il passato per i pochi sogni dell’adolescenza
e di gioventù, in un tempo quando le esigenze non erano quelle di oggi e si era contenti del necessario di quel poco che si aveva.
E conclude con l’affermare una grande verità che indietro non si torna, occorre guardare avanti —- e nella sua Brolo , suo paese natio vuol rendere l’anima a Dio.
Il lavoro svolto dal collega e caro amico Vittorio Ballato, pur essendo alla sua prima esperienza, devo dire che è soprattutto da elogiare.. per aver apportato un valido ed interessante contributo alla nostra lingua siciliana, che corre il rischio nel tempo di estinguersi.
Il libro delle poesie termina con la nota del professor Pippo Ballato dedicata al fratello Vittorio: Essenza di sunettu nella quale nota fa rilevare l’importanza che per lui ha il dialetto:!!!!
E a proposito di dialetto ricco di cultura, storia, e tradizioni, non dimentichiamo che deriva dalla lingua siciliana pur se minoritaria, come è stato riconosciuto dalla carta europea e ha un suo codice internazionale.
Così colgo l’occasione per ricordare che il siciliano si articola nei termini: lingua – dialetto, vernacolo e parlata.
Quindi ritengo che hanno fatto bene sia Vittorio come il Fratello Pippo a riportare che le poesie sono state scritte in dialetto, in quanto ciò è importante per il lettore e sopratutto per quanti amano scrivere in dialetto sia ai fini di un confronto come anche per una critica costruttiva.
Quindi concludo questo mio modesto intervento rivolgendo a te caro Vittorio, in questa assise, un plauso per questo tuo primo libro al quale credo ne facciano seguito degli altri.
Auguri et semper ad meliora.
Chi è Vittorio Ballato:
Sono nato a Brolo il 27.06.1941. Per circa 35 anni, fra supplenze varie e titolarità, ho esercitato la professione di insegnante elementare girovagando in lungo ed in largo per diversi comuni della Provincia di Messina […]
Scrivere poesie in dialetto siciliano è stata, da molto tempo, la mia passione. Questa vocazione è scaturita, in parte, dall’ascolto o dalla lettura di componimenti in versi dialettali e in lingua italiana, composti dai miei fratelli maggiori Carmelo e Pippo, molto più validi di me, che non hanno voluto pubblicare, almeno fino ad oggi, i loro bei lavori. […]
Per quanto mi riguarda, sono state le mie figlie Gianna e Gabriella, che a suo tempo mi hanno invogliato a pubblicare gli scritti del mio primo volumetto. Sia nel primo che in questo mio secondo lavoro, ho cercato di mettere in risalto alcuni valori spesso dimenticati: la famiglia, l’ingiustizia, la natura, l’onestà, l’amicizia, la pace, l’amore verso i valori morali e civili, ecc…[…]
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