La mostra è stata inaugura ieri
il commento della curatrice
“I quattordici artisti, accomunati dal panorama dell’arte contemporanea siciliana in cui operano, mantengono intatti, dialogando, gli inderogabili segni distintivi che fanno di ciascuno un universo a sé. Non vi si rintracciano – né si devono necessariamente rintracciare – particolari tematiche che li accostino, quanto piuttosto lasciarli liberamente colloquiare, affinché senza forzature possa sporgere quel sostrato di fattori sociali, spirituali e culturali, velato dalla diversità, che ne ha certamente condizionato dapprima il sentire, poi l’agire in termini puramente artistici. La Sicilia diventa allora un luogo tra i luoghi, un’occorrenza che non vincola, il crocicchio destinato all’incontro, la naturale metafora d’un infinito che è dappertutto diverso e uguale”.
Mauro Cappotto
nasce il 4 ottobre 1965 a Messina e trascorre la sua infanzia e la sua giovinezza a Ficarra. Inizia gli studi artistici presso l’Istituto Statale d’Arte di Milazzo. Giovanissimo entra a far parte del gruppo folk “I Nebrodi” con il quale ha modo di viaggiare, conoscere ed amare realtà nuove e diverse. Negli anni ottanta si trasferisce a Firenze per frequentare l’Accademia di Belle Arti e segue l’indirizzo di Pittura, contestualmente agli studi accademici inizia la sua ricerca artistica inerente alle varie forme dell’arte e si rivela particolarmente attento alle istanze della contemporaneità. Ha condiviso la sua ricerca con artisti europei in occasione di lunghi soggiorni in Austria e Germania.
Nel suo percorso artistico ha attenzionato prevalentemente le diverse forme di comunicazione visiva, ricercando l’entità della materia-oggetto, della scrittura ed i gesti ad esse connessi, nella sua produzione fa, per questo, spesso uso di forme espressive e materiali non convenzionali. Dal 1992 vive stabilmente a Ficarra (Me) dove ha curato progetti culturali, contemporaneamente si occupa di recupero di Beni d’interesse Storico-Artistico e insegna discipline d’indirizzo presso l’Istituto Statale d’Arte di Capo d’Orlando(Me). Ha esposto in mostre personali e collettive in Italia ed all’estero.
nota critica
Gianluca Collica scrive del “professore” così:
Mauro vive e Lavora a Capo D’Orlando, da quasi un decennio usa Ficarra, un borgo medievale costruito su un crinale che si affaccia sulle isole Eolie, come discreto palcoscenico dove esibire una gamma complessa di interventi, diretti o mediati da altri artisti, determinando significativi cambiamenti sulla sorte di questo paese destinato di contro ad un lento e inesorabile oblio.
Il termine discreto qui è quanto mai appropriato, perché non stiamo parlando di interventi monumentali nel tessuto urbano, ma di una progettualità creativa che ha come obiettivo principale l’accettazione da parte di una comunità di quei valori estetici che sono alla base di un agire intelligente e fruttuoso per le sorti della stessa. Provare a classificare queste opere non è cosa semplice, perché spesso sono impalpabili, necessari o fatte di una materia che è solo il suo quotidiano proporsi alla collettività. Qui ne ricordo alcune, probabilmente le più vistose, come la progettazione e realizzazione della piazza del paese.
Il vaso monumentale nel quale simbolicamente ha inserito un ulivo di minuta locale. Accendendo un dibattito sulla produzione, ormai persa, di questo antico e pregiato olio che oggi d’incanto a distanza di un decennio dalla messa in posa della scultura, conta 9 nuove aziende di produzione e un museo laboratorio sull’olio.
L’acquisizione del mobilio della casa del poeta siciliano Lucio Piccolo e l’accordo con gli eredi per la gestione della sua ricca biblioteca, per la creazione della stanza della seta, residenza con annessa una collezione di opere realizzate in loco da ogni artista invitato. La donazione di un rudere di sua proprietà all’artista viennese Lois Weinberger che lo ha subito trasformato nel suo laboratorio naturalistico.
Come d’altronde con una strategia opposta o meglio complementare, continua la sua collaborazione con alcuni artisti che si sono legati al territorio per ragioni diverse e che in un certo senso sono inconsci ambasciatori, come Massimo Bartolini con il quale vanta collaborazioni per la realizzazione di opere prodotte a Ficarra e esposte in tutto il mondo. La realizzazione di un museo diffuso, memoria storica di Ficarra e laboratorio didattico.
La lista potrebbe continuare, ma già da questo si evince che il creare per Cappotto non può prescindere da una condizione sempre più comune nel nostro tempo che è quella di condividere conoscenza. Non può prescindere dal fluire delle cose quotidiane, né tanto meno prescindere da una attività che si completa nell’atto stesso di realizzarsi. In un processo dove le regole oltre che dalla storia e dal linguaggio artistico, provengono dall’incontro tra il suo pensiero e quello di una collettività sollecitata dalla sua presenza.
La domanda comunque nasce spontanea: come dobbiamo considerare questi interventi, semplici azioni sociali, politiche, economiche, o opere in sé, e definire Cappotto artista in quanto manipolatore e filtro di una coscienza collettiva.
A me piace pensarla in questo secondo modo, perché al di là dei feticci prodotti in studio o come scorie del suo progetto, quello che realmente appare come unica è straordinaria opera è Ficarra.