Sono stati pienamente concordi Ivan Cicconi e Guido Signorino sul tema conduttore del dibattito, organizzato a Messina dalla Rete No Ponte – Comunità dello Stretto, al Circolo – Libreria Pickwick, dinnanzi ad una platea particolarmente interessata agli ultimi sviluppi della vicenda “Ponte”, legata indissolubilmente a quella dell’Alta velocità ferroviaria.
Due figure d’eccellenza, dunque, dal comune interesse verso la ricerca della correttezza e della legalità in un ambito, quelle delle grandi infrastrutture, che ha invece prodotto prima, ed in particolare dopo Tangentopoli, gravi effetti sull’economia e sui territori, con un’ indiscriminata “occupazione con privatizzazione della spesa pubblica”, come la definisce Cicconi, frutto di norme e comportamenti della classe politica ed imprenditoriale a vantaggio solo di pochi soggetti privati, tutelati da istituti contrattuali concepiti ad hoc.
Il principale riferimento normativo intorno al quale si è dibattuto, è naturalmente la Legge obiettivo del 2001, che ha aperto la strada a nuovi modelli e strategie di attuazione dei grandi lavori, che marginalizzano enti ed uffici pubblici nell’ambito dei controlli e delle scelte.
Ma l’esposizione di Cicconi parte già da prima: “Dopo Tangentopoli c’è stato un radicale cambiamento tra politica e affari” dice il direttore di ITACA. “Mani pulite – prosegue – ha scoperto una cupola di politici, imprenditori e boiardi di Stato che pilotavano la spesa pubblica. Era un sistema nel quale c’era un controllo e le opere costavano il 20 – 30 per cento più del previsto. Ma questo sistema è cambiato radicalmente, ed oggi ne abbiamo uno addirittura devastante per la spesa pubblica. I partiti sono scomparsi, ed infatti si parla di corruzione liquida. La spesa pubblica – dice ancora Cicconi – è stata occupata in maniera indiscriminata in un contesto nel quale si sono modificati gli assetti tra pubblico e privato”.
E sul ruolo del “general contractor” è così che la pensa Cicconi: “Siamo gli unici in Europa ad avere questo istituto contrattuale introdotto dalla Legge obiettivo che affida al Contraente generale un potere enorme che sostanzialmente è uno stimolo a delinquere, purtroppo legittimamente, poiché sancito da una norma attraverso la quale lo stesso cerca di ottimizzare il contratto. Ne è la riprova l’alta velocità.”
Riguardo le due grandi realtà che costituiscono il paradigma di questa situazione, si può ben dire che TAV e Ponte sullo Stretto, abbiano un’infinità di similitudini, e più che immaginarle su due binari paralleli (anche per usare una metafora centrata), secondo Guido Signorino è più corretto parlare di “clonazione”. All’economista messinese è infatti toccato il compito di cercare assonanze, similitudini, sovrapposizioni e differenze (poche, a dire il vero) tra le due cose.
Ed in base alla sua esperienza ed alla conoscenza dei fatti, per Signorino non è certo stato difficile fare un “gemellaggio”, partendo intanto dall’idea che le ha generate, usando anche espressioni forti: “Si ha un sistema di privatizzazione della cosa pubblica che di fatto non è la socializzazione del patrimonio pubblico in vista della risposta ai bisogni, ma è semplicemente un latrocinio, cioè la destinazione a tasche private di risorse pubbliche esistenti e, peggio ancora, non esistenti, scaricate tremendamente ed irresponsabilmente sulle spalle dei nostri figli. Quello della TAV – prosegue il docente – non è un sistema di corruzione, ma di mercimonio normato, legalizzato”. E si spiega così: “Si tratta di una condotta a clessidra. Prima di Tangentopoli c’era un contenitore che consentiva la caduta e la dispersione di certi profitti indebiti, mentre in realtà ha consentito un passaggio ad un sistema codificato”.
Ma il Ponte ha, da par suo, un aspetto non di poco conto, sul quale Guido Signorino, che in questo campo ne sa più di tutti, “aspetta al passo” chiunque intenda provare il contrario: “Su un’idea di spesa complessiva balzata ad 8 miliardi e mezzo, nel progetto definitivo non c’è traccia del piano finanziario”, dice senza indugi.
Annota, poi, un aspetto che richiama l’assoluta libertà di agire, indisturbatamente, da parte di Eurolink & C.: “Il general contractor, da bando di gara, avrebbe dovuto partecipare al finanziamento dell’opera in misura del 10 per cento dell’importo, ma a settembre del 2009, a gara completata, con tutto definito, viene variata questa cifra e abbassata al 5 per cento.
Trattandosi di un bando pubblico – chiede l’economista – si può cambiare una clausola ad iter di affidamento completato?”
Infine, la presenza del professore universitario, ha giustamente provocato in Luigi Sturniolo, lo stimolo per ritornare su un caso i cui risvolti hanno indignato chi tiene al rispetto ed al futuro dell’Ateneo messinese: la cessione dell’Incubatore di imprese ad Eurolink. “Si è registrata una violazione d’intenti sancita dall’Università, che lo stesso Ateneo ha avallato”, dice Signorino, che si era battuto affinché ciò non avvenisse. “Ho notato – prosegue – che nel cartello indicatore posto lungo la strada, ci sono i loghi della Regione Siciliana e di Sviluppo Italia Sicilia, mentre manca quello dell’Università.
Mi dispiace personalmente – afferma, deluso – perché nella costituzione dell’Incubatore d’imprese, il primo a sud di Torino, avevo avuto un ruolo”.
Testo e foto di Corrado Speziale
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