Una delle obiezioni che mi accade di ascoltare più di frequente nel corso della mia campagna elettorale è quella di aver contribuito con la mia candidatura ad accentuare la disgregazione presente nel quadro politico cefaludese in vista delle prossime elezioni. Sento ripetere che ogni voto che mi venisse attribuito sarebbe il classico voto “inutile”, tale da disperdere i consensi che potrebbero invece andare più utilmente a candidati più forti.
Io credo che nessun voto sia “inutile” se viene dato a chi riscuote la nostra fiducia, a chi ci dà garanzie di trasparenza, di onestà, di dedizione alla cosa pubblica.
Cosa si intende poi per voto “utile” o per candidato “forte”? Da che cosa deriva questa “forza”, che si traduce in un’ampia base elettorale? Si può trattare di una forza che proviene dalla notorietà, dalle frequenti apparizioni in TV, dall’essere un personaggio pubblico, e ciò a prescindere da qualsiasi valutazione di merito.
La valutazione, ad esempio, del fatto che quel personaggio è estraneo al contesto sociale nel quale si candida, che vi è calato dall’alto come il celebre “deus ex machina”.
Ovvero può trattarsi di una base di consensi derivante da conoscenze, o da rapporti intrecciati nel corso della vita professionale, costituita cioè da persone che voteranno quel candidato per motivi amicali, o di gratitudine o di utilità, insomma per motivi che nulla hanno a che vedere con la bontà del programma o con le capacità del candidato di perseguire il bene pubblico.
E per venire ai programmi, è “forte” il candidato che si fa portatore di idee a prima vista innovative e di progetti di alto profilo, se poi quelle idee e quei progetti appaiono compromessi in partenza dalla scelta dei “compagni di strada”?
In sintesi, occorre valutare cosa sta dietro la presunta forza elettorale e non fermarsi alle apparenze. Io penso che se tutti voteremo seguendo la nostra intelligenza e la nostra coscienza, il presunto voto “inutile” si rivelerà quello che ci assicurerà il sindaco migliore.
Consentitemi poi un’ultima osservazione.
Assistiamo a Cefalù ad una corsa dei vari candidati a stringere alleanze e costruire coalizioni: un fenomeno a prima vista positivo perché attenua la disgregazione di cui prima parlavo. Ma non è così se si guarda alla tipologia di queste alleanze e coalizioni, per lo più formate da forze eterogenee che hanno accettato di consorziarsi per ovvie motivazioni di natura elettoralistica, cessando temporaneamente dai contrasti e dalle contese che li separavano sino a poche settimane prima.
E’ facile prevedere che quei contrasti rinasceranno anche più forti una volta che le elezioni saranno alle nostre spalle e si sarà ottenuto il risultato desiderato; con quali effetti sulla governabilità è altrettanto facile immaginare. Non è meglio allora scegliere chi ha deciso di “correre da solo”?