Difensori umani sotto processo in Palestina
L’Avv. Mohanad Karaja, insieme all’Avv. Thafer Saaideh pochi giorni fa, è stato ospite del Circolo ARCI Thomas Sankara, quale direttore ed attivista di Lawyers of justice, organizzazione per la tutela dei diritti umani, gemellata con l’organizzazione messinese. Karaja, già relatore, nel 2020, del webinar “InGiustizia in Palestina” inserito negli eventi formativi del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Messina è stato delegato dall’Ordine degli Avvocati della Palestina, per siglare un accordo di cooperazione con l’omologo organismo per costruire un’alleanza tra gli Ordini delle due rive del Mediterraneo, per un futuro gemellaggio. L’Avv. Karaja, al suo rientro in Palestina, è stato posto sotto processo per aver svolto il suo lavoro di legale dei prigionieri politici e di difesa dei diritti umani. I difensori dei diritti umani sono costantemente in pericolo, esposti alle violenze sia delle truppe di occupazione israeliane che dei servizi di sicurezza palestinesi. L’Avv. Karaja è stato, infatti, incriminato dal pubblico ministero di Ramallah, città sotto il controllo dell’ Autorità Nazionale Palestinese, per aver criticato l’operato di quest’ultima, espresso opinioni non gradite su internet e partecipato, come osservatore legale per eventuali lesioni dei diritti umani, alle manifestazioni in seguito alla morte sopraggiunta per le violenze e torture subite dall’attivista Nizar Banat, arrestato dai servizi di sicurezza palestinesi. Karaja doveva essere ascoltato mercoledì 10 novembre, ma l’interrogatorio è stato rinviato a oggi, giovedì 11 novembre. La diffusione di notizie in Occidente relative alla criminalizzazione degli avvocati che difendono i diritti umani e i prigionieri politici, alle persecuzioni, arresti e carcerazioni arbitrarie dei legali in Palestina, è sempre stata molto bassa e non ha, pertanto, generato l’indignazione internazionale così com’è, invece, accaduto per la violazione dei diritti umani subita dagli avvocati turchi. La criminalizzazione di qualsiasi forma di opposizione, anche professionale, è ormai in Cisgiordania, una realtà strutturale che si salda, anche politicamente, con la repressione dell’esercito israeliano. Il patto di collaborazione in materia di sicurezza tra la forza occupante e l’Autorità Nazionale Palestinese ha creato un controllo ed una repressione di qualsiasi forma di contestazione da parte della società.