Il Tribunale ha accolto la tesi della dipendente Giuseppina Laguidara che aveva attivato la querelle giudiziaria sentendosi lesa di un’azione diffamatoria.
condannato l’ex sindaco
Il Tribunale monocratico di Patti , il 16 aprile scorso ha condannato per diffamazione aggravata dal mezzo di pubblicità l’ex sindaco, Basilio Caruso, accogliendo le tesi della dipendente Giuseppina Laguidara che aveva attivato la querelle giudiziaria sentendosi lesa di un’azione diffamatoria.
Il Giudice del Tribunale monocratico, Giuseppe Turrisi, ha, nella sua sentenza, obbligato l’ex amministratore a risarcire il danno morale alla dipendente.
I fatti avevano a oggetto una serie di iniziative del Caruso culminate in un’intervista rilasciata ad una nota emittente locale e divulgata ampiamente ai consiglieri comunale, a mezzo web ,su you tube e sui social.
I fatti trovano origine nel 2013, quando a seguito della querela sporta da Giuseppina Laguidara , l’ex sindaco veniva iscritto nel registro degli indagati perché “con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso e in tempi diversi, offendeva il decoro e la reputazione della querelante”.
Dopo numerose udienze istruttorie, l’esame della parte offesa e dell’imputato si è giunti ora alla condanna.
Il giudice ha sottolineato come le affermazioni di Basilio Caruso trasmodavano da ogni valenza politica e andavano ad investire e ledere la sfera privata della dipendente per fatti che esulavano dalla politica.
Giuseppina Laguidara, che è anche una giornalista, come lo è Basilio Caruso, ora è soddisfatta del risultato giudiziario ottenuto ed ha affermato che l’occasione processuale può servire da monito per evidenziare che si può anche criticare aspramente l’avversario politico ma non è consentito a nessuno che si possa degenerare in attacchi personali e contumelie che riguardano la vita privata.
Nel suo giudizio, la Laguidare punta il dito sul fatto che “la contumelia o le insinuazioni personali rivelano un modo anomalo di lotta politica improntata all’ odio e alla denigrazione tour court che finisce con snaturare il senso della politica che è servizio e non dominio.”.
Nel dibattimento è emerso anche il ruolo “non politico” rivestito dalla dipendente comunale “che non era interessata se non in via indiretta e come cittadina alla querelle politica”.
Ovviamente la questione è tutt’altro che chiusa.
Ora si aspetta il sicuro dibattimento bis con l’appello.
Caruso è stato condannato al pagamento delle spese processuali, risarcimento danni morali in separata sede e multa ridotta a 400. Una sentenza che ha tenuto conto del fatto che era incensurato.