Ancora una volta noi non ci sorprendiamo né dell’ennesimo annuncio di perdita di posti di lavoro né dell’ennesima scoperta che
non ci sono investimenti per questo territorio, se nei 27 miliardi di piano industriale di FS solo il 2% – cioè 540 milioni circa – è destinato alla Sicilia, quali progetti possono essere previsti? E’ un disegno che viene da lontano e che si è nutrito del tradimento delle istanze del territorio da parte della rappresentanza politica e anche dell’accondiscendenza di chi ha accettato l’idea che il progetto Ponte fosse risarcitorio di tutte le altre infrastrutture che non si realizzavano e la cui responsabilità, oggi, consiste nell’aver fatto venir meno un fronte unitario di rivendicazione, di aver giustificato una presunta razionalizzazione che ha significato la cancellazione di tutto Bisogna costringere Governo e FS a mutare direzione e ottenere investimenti per realizzare infrastrutture utili – indispensabili – al Mezzogiorno e alla nostra Provincia. Queste infrastrutture sono superamento delle tratte a binario unico con la realizzazione del raddoppio ferroviario e l’alta velocità, miglioramento significativo del trasporto nell’isola e verso il centro nord, rinnovo del materiale rotabile e della flotta. Soprattutto la sacrosanta pretesa di avere un trasporto ferroviario come quello che c’è da Napoli in su, affinché il nostro territorio abbia
opportunità di sviluppo. Se non si muovono le merci e le persone, non ci sono imprese e non c’è neppure turismo.
Altro ragionamento è quello che riguarda la concessione delle aree demaniali a RFI da parte dell’Autorità Portuale. In quelle aree insiste la Navigazione e transitano i treni a lunga percorrenza. Costruire un condizionamento sul rilascio di quella concessione -operazione peraltro problematica se consideriamo la legislazione vigente – rischia di costituire un’ulteriore alibi per il disimpegno di FS nel
trasporto ferroviario tra la Sicilia e il resto del Paese. Se non si desse l’autorizzazione avremmo il risultato paradossale di interrompere il passaggio dei treni da una sponda all’altra, cioè quello che si dichiara di voler contrastare.
Bisogna prendere atto che continuare a denunciare i singoli episodi e cercare improbabili interlocuzioni con chi continua a fare promesse che non intende mantenere è perfettamente inutile. Per far valere le ragioni di questo territorio, anche in contrasto con gli egoismi di altre aree del Paese oggi meglio rappresentate dai propri politici, occorre dare voce ad una indignazione e ad una voglia di reagire diffusa con una reazione forte e unitaria, che coinvolga lavoratori, utenti e cittadini di tutte le sensibilità e orientamenti, con lo strumento principe che
una comunità ha a disposizione, la mobilitazione generale.
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