Faceva il calzolaio, anzi il ciabattino, è andato via, in punta di piedi, qualche giorno fa. Con lui finisce non solo l’epopea degli “scarpari” di Brolo ma è anche la fine degli artigiani veraci. Infattii Salvatore Tripi rappresentava, forse era l’ultimo, e comunque tra i pochi, artigiani della vecchia guardia ancora rimasti. Quelli che “tenevano bottega”, dove si andava per imparare un mstiere e d’estate si vedevano affifati i figli degliamici per “stare buoni”. Un momento di riflessione a questo punto è necessario.
Salvatore Tripi, forse ai più noto come “don Turi”, aveva bottega – da sempre – sulla “Nazionale”.
Erano i tempi dei “petti” e dei sopratacchi quando l’aprì.
Lui cuciva, riparava, usava la lesina, e le “taccie”, silenzioso, a volte alzava lo sguardo, sorrideva, ti guardava con i suoi grandi occhi chiari e si passava la mano sul grembiule blu, dove c’erano i segni dell’ incudine, a forma di piede rovesciato, utilizzato quando inchiodava le scarpe nuove non cucite o quelle da riparare.
Lui utilizzando un semplice pezzo di spago, prendeva con precisione le misure della pianta del piede, della larghezza delle dita, dell’altezza del collo del piede e della circonferenza sopra la caviglia.
Per la cucitura usava ” ’a suglia” , in italiano lesina, che era un utensile in acciaio di forma curva, diritta, rotonda e piatta, necessaria per perforare i la suola da cucire con lo spago precedentemente trattato con pece greca.
Il suo mestiere – ‘u scarparu – era un mestiere antico e per molti versi in antitesi con i dettami della vita moderna.
L’aveva imparato da piccolo, e nel’economia “povera” di Brolo si dimostrava prezioso per le esigue finanze delle famiglie operaie; il suo era il lavoro di aggiustare le scarpe, risuolarle, mettere i sopratacchi e ricucire le parti che via via andavano sdrucendo e non era raro che, alzandosi, tutta una serie di piccoli chiodi “a siminziedda” , sparsi su un basso tavolo da lavoro -u bancareddu – finissero per terra.
Erano sempre lavori ben fatti con la pazienza e la passione dell’artigiano.
Poi, finito il lavoro rientrava a casa, sempre a piedi, elegante nel suo lento incedere, tornava in via Trieste, all’uscita del paese, dove viveva con la moglie Elvira. Una “seicento” bianca, quella della cognata Maria, ne segnava il luogo. Da sempre.
A Brolo, alla fine, si divideva il “mercato” con don Calogero Dovico.
Quest’ultimo era lo “scarparo” del Castello. Aveva bottega di fronte alla Suore, e spesso da ragazzi lì si rimediava qualche “Alfa” o una “Nazionale”, che affumicavano nel periodo invernale la sua bottega.
Anche lui sorrideva riparando stivali e sandali, sotto i suoi strani baffi nerissimi.
Poi venne Pietro Arasi, ma già siamo negli anni settanta.
Da Jannello aprì il negozio lungo la via Kennedy. Teneva ragazzi a bottega, dal suo spioncino vedeva tutti quelli che passavano, ma era già uno “che vendeva scarpe”… tutt’altra storia.
Ad uno ad uno gli “scarpari” – doc- a Brolo hanno chiuso.
Ora fortunatamente aprono i “forestieri”… nessun erede locale di questa tradizione, eppure Brolo, con i Virecci Fano, era ed è ancora un bel punto di produzioni di scarpe e tomaie.
Ed è bello ricordarli.
Certamente ne sfuggirà qualcuno, ma ci sarà tempo per rimediare.
Al castello Natale Caccetta, aveva ereditato il mestiere dal Salvatore Toscano suo suocero. U Traini, aveva bottega vicino al bar di Don Basilio, mentre Nunzio Pizzino e Ciccino Caruso erano andati a bottega da questi artigiani per poi optare per altri mestieri.
Ma c’erano anche i calzolai a Piana. Qui batteva le suole Francesco Caruso, poco più giù della Chiesa e prima di lui Salvatore Gentile.
Ma ogni frazione aveva il suo calzolaio come a Lacco dove “imperava”Giuseppe Danzè che poi aveva lasciato i suoi ferri a Nino Ricciardello e ovviamente anche a Jannello c’era questa preziosa bottega, dove si aggiustava praticamente di tutto. Era quella “du Masittu”..
Ma tornando a “Masto Turi”; quando andò in pensione, gestì per anni il baretto del Circolo, lasciò anche la casa di via Trieste per occupare quella di via Quasimodo, ma continuò a dare il tempo ai brolesi.
Infatti andava e ritornava dal Circolo, preciso come un orologio, mai in macchina, sempre a piedi….puntuale, senza sbagliare l’attimo… sorridendo a chi incontrava.
Una grande passione, per il calcio locale e la Tiger – fino alla fine – e poi l’immancabile lettura quotidiana della Gazzetta del Sud.
Ora con lui è finita forse davvero la grande epopea, non solo degli scarpari, ma degli artigiani brolesi, quelli delle botteghe,.. ed il paese perde un pezzo di chi ha visto la sua storia passare e diventa più povero.
La fine dell’artigiano, quello vero.
Ecco il momento di riflessione, e non certo per motivi nostalgici.
Nulla di più sbagliato.
Facciamo qualche considerazione in proposito.
Innanzitutto il mestiere artigiano è “costitutivo” dell’uomo. Come ha scritto il filosofo del design Giuseppe di Napoli – facendo leva su un suggestivo gioco di parole – «la mano è ciò che ha reso l’uomo u-mano». «La mano è l’uomo stesso», sintetizzava in modo fulminante Anassagora.
Oltretutto il sostantivo inglese manager deriva dal verbo francese manager, derivato a sua volta all’espressione latina manu agere, “condurre con la mano”, “guidare una bestia (cavallo) stando davanti a lei”.
Bella l’idea del gestire con le mani «l’umanità non si definisce per quello che crea, ma per quello che sceglie di non distruggere»: la tradizione non è pertanto una opzione ma il fondamento di ogni civiltà e la sua radice.
Ecco Brolo, ma non solo, perdendo gli artigiani perde molto, anche la sua Storia.
Eppure abbiamo un contenitore naturale, il castello ed il suo borgo, dove l’artigianato poteva albergare, diventare fucina di esperienze, di corsi di formazione, di occupazione. Diventare testimone del passaggio di esperienze.
Una scommessa mai fatta, e per questo neanche tentata di vincere.
Miopie.
Oggi anche il nuovo commercio valorizza questa diversità vuole prodotti non in linea con l’omologazione (che è invece la massima aspirazione della cultura industriale che vede il diverso come difetto, come imprevisto da eliminare).
La diversità lega dunque un oggetto a un luogo o a uno specifico artefice, dandogli un valore supplementare.
E infine come non ricordare l’importanza della bottega come luogo privilegiato per la formazione e il “dialogo” intergenerazionale.
Quindi in una logica di future aspettative, la morte di Don Turi può essere il punto di rinascita, riscoprendo, anche con nuovi mercati offerti dalla rete, nell’artigianato nuove forme di occupazione, e promozione del territorio ma sopratutto, in tempo di crisi, come quello che stiamo vivendo, i mestieri più tradizionali, tornano ad affermarsi.
Si guarda al risparmio, in tutto quello che non è strettamente necessario. E la prima cosa che si taglia, neanche a dirlo, è lo shopping, specchio di come sta girando l’economia. Così, invece di acquistare capi d’abbigliamento nuovi, col cambiare della stagione si aprono le cantine, si rovista nei solai, si cerca nei fondi dei cassetti per tirare fuori abiti vecchi o scarpe, a cui con un colpo da maestro artigiano si può donare nuova vita e anche un tocco modernizzante.
Ecco che si avverte la mancanza degli artigiani.
msm
Su “scomunicando” esiste una rubrica “brolesi” che parla e narra dei fatti, dei luoghi e degli “Uomini” di Brolo.. per chi vuole passarsi il tempo basta cercare in archivio, emergeranno ricordi, passioni, sogni…aspettiamo le vostro foto i vostri suggerimenti per raccontare, insieme, la vita “vissuta” del paese, prima che la memoria che va via la cancelli per sempre.
………………………………
Alcuni titoli
LA QUERCIA – I NOSTRI PRIMI CINQUANT’ANNI!
STORIE BROLESI – LA MAESTRA LETIZIA
A Proposito del Giro – Quando passava da Brolo, e Moser era testimonial delle gare che i brolesi organizzavano
CAMERA DEL LAVORO – QUELLA DI BROLO È “UNA FUCINA DI FORMAZIONE”
BROLO “GELATO EXPO” – CHI CI SARÀ! ( storia dei bar di Brolo)
BROLO & LA GRANDE GUERRA -“CHI DIEDE LA VITA EBBE IN CAMBIO UNA CROCE”
ANTICA BROLO – LA LEGGENDA DU SUGGHIU
LA STAZIONE & BROLO – L’ULTIMO TRENO
Brolesi – L’atto di eroismo di Basilio Napoli
Brolesi – “All’ombra dell’ultimo sole”
Arturo Caranna – Un brolese “sovversivo”
BROLESI – La neve del ’62 in attesa del “Big Snow”
“Amarcord” Brolesi – Le Moto e i Vitelloni
RICORDI BROLESI – Vent’anni. Quando la Tiger li festeggiò al Gattopardo
Poeti Brolesi – Vittorio Ballato
BROLO AMARCORD – Ecco la “Scuola”
“RITAGLI” BROLESI – La Tiger va in Promozione
BROLESI – E loro andavano all’Università
Brolesi – “Peppinello”
AMARCORD BROLESI – La prima sagra del pesce, erano appena iniziati gli anni ottanta
BROLESI – Indaimo e gli altri in consiglio comunale
Brolesi – Santa Lucia del ’41, quando “Ciccio” s’inabissò
BROLESI – Piccoli meccanici … era il 1955
BROLESI CHE VANNO VIA – Mariano Scarpaci il “compagno” imprenditore
BROLESI – Ricordando Carmelo Ricciardello, “inghiottito dal fango” nell’alluvione di Scaletta
STORIE BROLESI – Il “Barone” del mare
BROLO, BROLESI E IL CARNEVALE – Ettore Salpietro, uno scienziato nella tradizione della “festa”
DOLCEZZE BROLESI – Armando finisce tra i quaranta pasticceri fotografati da Giò Martorana
BROLESI – Nino Capitti, “maestro pasticcere”
BROLESI – E piazza Nasi divenne piazza Mirenda
BROLESI – Tra ironia e amarcord
Brolesi – La Bidella
BROLESI – “Reverendi”
BROLESI – Don Carmelo, il “primo” telefonista
BROLESI – 1 milione di kilometri con l’Onorevole.
BROLESI – GIUSEPPE BELLANTONI UN GRANDE BARITONO “DIMENTICATO”
Brolesi – Morire per un lavoro.
LUTTI BROLESI – E’ morto uno dei “padri” del sindacalismo sui Nebrodi.
Brolesi: A “Puntidda” – L’oste di Lacco, che ha attraversato un secolo … va via.
Brolesi: Joe Ziino – Un “pezzo” di paese che va via… in America
CINEMA E UOMINI – I Vitelloni “Brolesi”
11 e 12 agosto 1943 – i Brolesi e la Guerra. Gli americani, gli sfollati, le bombe mentre Santo Campo, dieci anni, moriva sotto una jeep
Brolesi – “Pezzi di Scuola” che scompaiono.
Brolesi, Pippo Cipriano – Pescatore, “bandito & pentito”… è morto
“Le piene del torrente e della vita” – Presentato a Brolo il libro di Antonino Speziale
NINO SPEZIALE – “Le piene del torrente … e della mia vita”
Mangiar Bene – A Brolo c’è, da sempre, “La Quercia”
Brolesi – La buona pesca
Brolo e la Guerra – A 70 anni dallo sbarco
4 novembre a Brolo – Carmelo Giuffrè e gli altri
BROLO & LA GUERRA – Le foto dello sbarco
BROLO – Si celebra, tra antimilitarismo e commemorazioni storiche, lo sbarco americano del 1943
BROLO – Ordigno bellico rinvenuto in mare a Malpertuso, ultimo testimone dello sbarco degli alleati
BROLO, BROLESI E IL CARNEVALE – Ettore Salpietro, uno scienziato nella tradizione della “festa”
Personaggi – Brolo: l’ultimo saluto a “don Nunzio” Giuffrè
CIAO VINCENZO – Ieri i suoi funerali a Brolo
Assenze – Ciao Giovanni.
Memorie Brolesi – Parlare della “Provinciale” del Lacco non si può senza non rammentare la “Curva di Pigna”
e ancora tanti altri…..
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.