DOPO L’OPERAZIONE ANTIMAFIA DI IERI – I Complimenti ed i Silenzi imbarazzanti
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DOPO L’OPERAZIONE ANTIMAFIA DI IERI – I Complimenti ed i Silenzi imbarazzanti

Dopo l’operazione antimafia nei Nebrodi, M5S, Sindacati, Apparati dello Stato, il Presidente della Regione, tutti a complimentarsi con i militari che l’hanno condotta ed il procuratore De Lucia afferma: “Mai messo in dubbio l’attentato ad Antoci, tra i moventi il suo protocollo”

 

Il capo del Ros, parlando di Antoci, dice, nel corso della conferenza stampa sugli arresti: “La sua azione ha inciso profondamente contro le mafie dei Nebrodi”

Tanti già da ieri, ma anche a tutt’oggi i commenti sull’operazione antimafia nei Nebrodi, per il M5S: “Plauso a magistratura e forze dell’ordine, ora verifiche più rigorose sulle procedure dei fondi Ue”, lo chiedono i deputati regionali del messinese del Movimento 5 Stelle, Antonio De Luca e Valentina Zafarana, che assieme al capogruppo Giorgio Pasqua e ai deputati del gruppo rivolgono un plauso alla magistratura e alle forze dell’ordine per la brillante operazione eseguita nei Nebrodi, che ha portato a 94 arresti effettuati nell’ambito dell’inchiesta sulla mafia dei pascoli, coordinata dalla Dda di Messina.

“Occorre – proseguono De Luca e Zafarana – aggiungere una presa di posizione energica da parte della politica, affinché vengano introdotti ulteriori meccanismi di verifica nelle procedure di erogazione dei fondi europei. Occorre adottare metodi che consentano all’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) di verificare compiutamente le pratiche trasmesse dai Caa (Centri autorizzati di assistenza agricola) e le effettive movimentazioni del bestiame al fine di collegare i contributi alle attività effettivamente esistenti e non al solo possesso dei terreni. Vanno predisposti ulteriori strumenti, da affiancare al Protocollo Antoci, al fine di impedire che la criminalità possa controllare e condizionare in modo così stringente le attività imprenditoriali e distruggere il tessuto sociale”.

“I controlli – aggiunge la deputata Roberta Schillaci – sono essenziali e serve il potenziamento delle forze dell’ordine. I terreni sono diventati oggetto di conquista da parte delle organizzazioni criminali e quindi facile strumento per accaparrarsi le risorse europee. La prima evidente anomalia, sulla quale bisogna continuare a tenere alta la guarda, è la concentrazioni di terreni nelle mani di poche famiglie, a danno degli agricoltori di generazione, costretti spesso a cedere le proprietà sotto vessazione”.

Ed il generale del Ros, Pasquale Angelosanto, è poi molto esplicito”Attentato Antoci, ecco il movente”

Per lui, nessun dubbio sull’attentato all’ex presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, il movente che potrebbe aver determinato l’agguato sarebbe da cercare in quel “grumo di interessi” che ruotano attorno alla gestione dei fondi europei che, lo stesso Antoci, aveva contrastato con il noto protocollo.
Ne è convinto il generale di divisione Pasquale Angelosanto, comandante generale del Reparto operativo speciale dei carabinieri.
“Le investigazioni – dichiara il generale – hanno consentito di contestualizzare l’attentato all’ex presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, che ha adottato il protocollo e inciso concretamente su questo grumo di interessi mafiosi, impedendo che le organizzazioni conseguissero queste enormi ricchezze attraverso l’erogazione di fondi pubblici”.
Il generale sottolinea che “il protocollo Antoci” ha “bloccato tutto questo, quindi incide sulla contestualizzazione ed è un movente che può aver determinato l’attentato”.

Dello stesso avviso il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho,

ricordando il ruolo del protocollo Antoci sulla certificazione antimafia degli imprenditori percettori di fondi europei:

“Probabilmente – dice De Raho – è stato uno dei primi segnali nei confronti di tutte le mafie e poi è stato esteso a livello nazionale”. Sulla questione è intervenuto anche Antoci personalmente, commentando la maxi operazione della procura di Messina: “Se ho potuto completare il lavoro del Protocollo e poi della Legge – ha detto – lo devo a quei coraggiosi operatori della Polizia di Stato, gli uomini della mia scorta, che quella notte mi hanno salvato la vita. La mafia, come ulteriormente certifica questa importante operazione, voleva fermare tutto questo uccidendomi, ma loro, quella notte, con coraggio e sprezzo del pericolo, rischiando la loro vita, lo hanno impedito. Lo Stato ha vinto, se ne facciano una ragione mafiosi e mascariatori.

Abbiamo colpito con un Protocollo, oggi Legge dello Stato, e con un’azione senza precedenti, la mafia dei terreni – aggiunge Antoci – ricca, potente e violenta, pur rischiando la vita e perdendo la libertà mia e della mia famiglia”.

Nei mesi scorsi, la commissione regionale Antimafia presieduta da Claudio Fava aveva sollevato alcuni dubbi sugli esecutori e sui possibili mandanti dell’attentato ad Antoci, ancora oggi non individuati dalla magistratura, Fava parlando di Antoci defì suo ruolo di “vittima” di un sistema perverso.
Oggi sarebbe opportuno aver testimonianza del suo parere.

Mentre Sos Impresa- Rete per la legalità plaude all’operazione antimafia sui Nebrodi (vedi articolo di ieri), un’operazione leggendaria l’ha definita l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao. “Siamo di fronte alla più grande operazione mai realizzata contro i clan mafiosi dei Nebrodi. Per anni l’Unione europea ha di fatto versato 10 milioni di euro di contributi per l’agricoltura nelle tasche dei boss siciliani dei Nebrodi senza che nessuno abbia mosso un dito”.

Per Corrao  “è inquietante come in tutti questi anni – spiega Corrao – i soldi europei della Pac abbiano alimentato nel silenzio le attività criminali delle famiglie malavitose nebroidee o anche dei condannati per omicidio. E poi dell’organizzazione farebbero  parte i classici insospettabili, fino alle menti più raffinate, ovvero le ‘intelligenze’ dei funzionari Agea, dei centri di assistenza agricola, che hanno oliato il sistema avendo le chiavi di accesso al sistema informatico.

E di mezzo ci sarebbe pure un notaio, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, che avrebbe fatto falsi atti per far risultare acquisiti per usucapione una serie di terreni la cui titolarità serviva alle famiglie mafiose per chiedere i contributi Ue.

Ho chiesto dunque alla Commissione come intende affrontare una questione che è innegabilmente europea, ma gestita in ambito Ue con superficialità e probabilmente scarsa competenza. Basti pensare che negli altri paesi membri non si è in grado neanche di riconoscere e affrontare il problema mafia, figuriamoci la sua declinazione più moderna, dinamica, sommersa e inafferrabile che è la mafia della Pac”.

“Per questo – conclude l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle – ho proposto alla Commissione di inaugurare una nuova e rivoluzionaria stagione di collaborazione tra le istituzioni europee e i protagonisti della lotta ai mafiosi della Pac in Italia, attraverso audizioni e task force per la stesura di una strategia comune di lotta alla mafia rurale, a partire dal lavoro apripista di Giuseppe Antoci”.

 “L’indagine della direzione distrettuale antimafia di Messina e i conseguenti arresti portano alla luce una truffa colossale che è frutto anche delle distorsioni del sistema, che di fatto finora non ha garantito che le risorse europee producessero sviluppo, ma solo arricchimenti illeciti”.

Lo scrivono in una nota congiunta il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, e il segretario nazionale Cgil, Giuseppe Massafra, dopo l’operazione contro la mafia dei Nebrodi. “Un’operazione importante e meritoria – osservano Mannino e Massafra- ma che non basta a eliminare un sistema criminoso ampio come dimostrato, e che gode di appoggi e accondiscenze”.

I due esponenti della Cgil rilevano “il contributo dato nel risultato di oggi dal protocollo voluto dall’ex presidente del parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, che se esteso aiuterebbe ulteriormente nel contrasto alle attività criminose dei clan”.

“Tra le distorsioni da eliminare – sottolineano – quella che consente l’assegnazione delle risorse sulla base del possesso della terra, piuttosto che di progetti.

Lo Stato deve reimpossessarsi del suo territorio, censendo tutti i terreni demaniali e, attuando il progetto di “Banca della terra”, con l’affidamento a fini produttivi a cooperative e aziende fatte da giovani”.

“I 94 arresti di oggi, il sequestro di 151 aziende ha inferto un colpo durissimo alla mafia dei Nebrodi.

Complimenti ai magistrati.

Grazie a Giuseppe Antoci, che col suo protocollo ha combattuto l’affare dei fondi europei e che per questo la mafia voleva uccidere. Oggi è più chiaro anche questo”. Lo scrive su Twitter il senatore Franco Mirabelli, vicepresidente del gruppo del Pd e capogruppo dem in commissione Antimafia.

“Esprimo vivo apprezzamento alle forze dell’ordine e alla magistratura per avere impedito in Sicilia una nuova truffa sui fondi europei.

Credo di poter anche interpretare il sentimento di gratitudine di migliaia di onesti agricoltori per i quali le risorse comunitarie costituiscono prezioso ossigeno. Tutti speriamo che, accertati i responsabili, siano inflitte pene esemplari, ancora più dure se si tratta di dipendenti pubblici”. Lo dice il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci

“L’operazione contro la mafia dei Nebrodi condotta dal procuratore Maurizio de Lucia unitamente a ROS e GICO è un ulteriore passo avanti dello Stato nella lotta alle mafie.

Un sincero ringraziamento e un grande plauso, per un’indagine che vede coinvolte oltre un centinaio di persone. I numeri sono impressionanti, come la capacità di infiltrazione e di depredazione dei fondi europei. Da oggi anche nei Nebrodi si respira aria di libertà, grazie alla dedizione delle donne e degli uomini dello Stato”. Lo afferma Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia.

“Grazie alle Forze dell’ordine e alla magistratura per l’importantissima operazione di queste ore nei Nebrodi in Sicilia.

E’ stato giusto per noi sostenere dall’inizio l’applicazione del protocollo Antoci anche con l’impegno del Ministero delle Politiche agricole”. Lo afferma l’ex ministro alle politiche agricole Maurizio Martina.

16 Gennaio 2020

Autore:

redazione


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