La Regione Siciliana dovrà affrontare il 2013 in una situazione insostenibile.
La differenza tra le entrate e le uscite correnti, annuali, registra un valore negativo quantificabile in oltre 2,5 miliardi, circa 200 milioni mensili. Il debito iniziale nei confronti dei terzi (siciliani) per forniture, servizi, e trasferimenti verso gli Enti locali, ammonta a circa 10 miliardi di euro, alle banche private ed alla Cassa depositi e prestiti dovranno essere rimborsati oltre 5,3 miliardi, più gli interessi che matureranno; le casse sono completamente vuote, nessuno le farà più credito, i creditori battono cassa e la gente chiede solo lavoro. In questa situazione pensare a un piano di crescita e di sviluppo è solo utopistico e demagogico.
Mancano le risorse per sostenere qualsiasi tipo d’investimento finalizzato a creare crescita, sviluppo ed occupazione.
L’utilizzo dei Fondi Europei (6 miliardi) diventa insostenibile ed impraticabile perché mancherà il cofinanziamento delle opere da parte della Regione, in pratica al deficit tra entrate e uscite correnti si aggiunge, come non bastasse, anche quello in conto capitale.
Pensare di governare chiedendo allo Stato l’ennesima deroga al Patto di Stabilità è da folli e da irresponsabili, inoltre, sperare che le agenzie di rating rivedano le loro valutazioni sul merito creditizio nei confronti della Regione Siciliana, consentendo di indebitarsi ulteriormente (senza saper come spendere), è fuori da ogni logica dei mercati finanziari.
In conclusione, non esiste una soluzione al problema con metodi convenzionali, pur rinunciando (come merce di scambio/ricatto) alla “teorica” (perché mai applicata) Autonomia riconosciuta alla Regione Siciliana dal proprio Statuto Speciale, il risultato sarebbe comunque devastante ed incerto. Il trasferimento delle funzioni e delle competenze da Palermo a Roma sarebbe un processo molto lungo, complicato ed i cui effetti (positivi?) sono tutti da verificare.
La soluzione al problema, paradossalmente, risiede in Sicilia e dipende solo dai Siciliani. E’ necessario trovare, e anche molto presto, la liquidità per finanziare gli investimenti strategici finalizzati a creare crescita, lavoro e benessere, in modo non convenzionale. Queste risorse ci sono, sono disponibili in Sicilia e appartengono ai Siciliani.
In sintesi, il bollettino statistico del primo trimestre 2012 della Banca d’Italia, che riporta i saldi del 2011, evidenzia come nella Regione Siciliana i depositi dei Siciliani presso le banche che operano nell’Isola ammontano a 34 miliardi, laddove il totale dei depositi complessivi presso banche e Bancoposta che operano in Sicilia ammonta a 56,3 miliardi, di cui 4,9 di società, 2,3 miliardi imprese familiari, 46,4 famiglie. Di questi circa 18 miliardi sono liberi da vincoli e depositati su conti correnti bancari e postali, liquidi e immediatamente utilizzabili.
Ancora, devono essere aggiunti tutti i depositi che i Siciliani detengono fuori regione nelle varie banche, poste e istituti finanziari, il circolante (banconote e monete) dei Siciliani e quanto è nelle disponibilità degli emigranti siciliani all’estero. Questa liquidità, in atto utilizzata per finanziare governi, banche e imprese non siciliane è la soluzione a tutte le problematiche che oggi affliggono la Regione Siciliana e i Siciliani.
“Immaginate” per un momento se questi depositi “siciliani” fossero impiegati in Sicilia quale potrebbe essere l’effetto che innescherebbero sul nostro territorio per crescita e benessere.
Perché queste risorse possano essere impiegate in Sicilia, è necessario che un nuovo Governo composto da persone serie, oneste e preparate, che siano credibili e affidabili, riuniti legittimamente nella Assemblea Regionale Siciliana “istituiscano” il sistema monetario regionale, detto Grano, complementare al sistema delle banche centrali europee, detto Euro.
Il nuovo Governo della Regione Siciliana, su mandato dell’Ars e nel pieno rispetto dell’art.41 del proprio Statuto Speciale, “emette prestiti interni” affidandone la gestione alla propria banca Irfis S.p.A. (poi Banca Complementare Siciliana) che, nel pieno rispetto del mandato conferito e nei limiti stabiliti dall’art. 2412 del codice civile, “emetterà obbligazioni nominative” garantite da copertura patrimoniale reale.
La Regione Siciliana costituirà un fondo patrimoniale regionale del valore di 30 miliardi, a sua volta proprietario di tre fondi specifici:
a) immobiliare 10 miliardi;
b) mobiliare 10 miliardi;
c) cassa 10 miliardi.
Attraverso i quali parteciperà agli aumenti di capitale sociale della Banca Complementare Siciliana per garantire con beni reali la copertura patrimoniale di ogni emissione di obbligazioni. Le disposizioni di cui al comma 1 dell’art 2412 del codice civile conferiscono alla Banca Complementare Siciliana (ex Irfis) la facoltà di emettere obbligazioni/bond fino ad un massimo di 60 miliardi.
L’emissione dei Sicily/Bond permetterà di recuperare sul nostro territorio le risorse finanziarie necessarie (stimate in 30 miliardi cui si aggiungono 6+4 di Fondi Europei) per realizzare il nostro “Progetto Sicilia”, che prevede investimenti infrastrutturali fondamentali per lo sviluppo socio-economico della Regione mirati, in particolare, alla creazione di bacini di raccolta delle acque, condotte e sistemi d’irrigazioni, poi, investimenti strategici per il rilancio dell’agricoltura, del settore agroalimentare e agroindustriale, valorizzazione dei beni culturali, promozione turistica e sviluppo dell’energia rinnovabile attraverso l’utilizzo della biomassa e dell’olio vegetale.
Modalità di emissione della GranCard
Un elemento che merita di essere analizzato più approfonditamente è quello della modalità d’emissione e di utilizzo della carta di credito elettronica denominata GranCard (moneta elettronica), strumento di scambio e di pagamento del sistema monetario regionale.
In Italia, l’art. 55 della legge n°39 del 01/03/2002, stabilisce che ogni forma di «moneta elettronica» possa esser emessa «previa ricezione di fondi di valore non inferiore al valore monetario emesso e accettato come mezzo di pagamento da soggetti diversi dall’emittente».
Quindi, dopo l’emissione dei Sicily/Bond e la sottoscrizione del Patto di Interesse Generale, denominato “Progetto Sicilia”, come descritto nel nostro libro, seguirà l’emissione della moneta elettronica GranCard.
La consegna della GranCard di 5.000 Grani, che consente di raddoppiare il valore degli acquisti, dei pagamenti, e dei trasferimenti dichiarati in euro, avverrà a seguito la sottoscrizione di un’obbligazione (Sicily/bond) zero-coupon, quinquennale, nominativa, del valore di 5 mila euro, rilasciata dalla Banca Complementare Siciliana ad integrazione (“cedola”) delle obbligazioni.
Lo strumento GranCard è assimilabile alla creazione di moneta scritturale da parte delle banche commerciali italiane.
Il sistema elettronico GranCard è comunemente indicato con il nome di «mutual credit currencies».
I debiti e i crediti, infatti, pur essendo generati da rapporti di scambio bilaterali, sono registrati presso un sistema centralizzato, presso la nostra Banca Complementare, come debiti o crediti nei confronti dell’insieme dei partecipanti.
Questa forma di moneta complementare, dal punto di vista delle modalità di emissione, è quella che utilizza anche il WIR (non Istituzionale) nel territorio svizzero, con sempre maggiore successo.
In pratica, la valuta è creata in analogia con la moneta scritturale bancaria, come posta attiva del conto corrente di un soggetto, a fronte della contemporanea iscrizione di una posta passiva equivalente in capo alla controparte.
Il sistema monetario regionale complementare Grano ha la funzione di realizzare obiettivi di lunga durata, dunque non confligge nel rapporto che avrà con i circuiti monetari ufficiali. Bisogna tenere conto che la moneta ufficiale Euro è la moneta per eccellenza, è universale, è riconosciuta da tutti, uguale per tutti, per un’istanza di garanzia rappresentata dallo Stato.
La questione del rapporto tra moneta ufficiale Euro e quella regionale complementare Grano si pone anzitutto dal punto di vista legale. Per permettere la diffusione del Grano ci sarà una garanzia legale, un sistema di norme, che consenta la compatibilità tra le due monete e la sostenibilità di quest’ultima, che non ha, in un primo momento, tutte quelle caratteristiche universalistiche di quella ufficiale.
L’inquadramento legislativo proteggerà l’economia dai rischi inflazionistici ed assicurerà che l’emissione della GranCard non danneggi gli interessi e la buona fede degli attori coinvolti.
In termini tecnici, soddisfatte le problematiche di carattere patrimoniale (30 miliardi di beni reali) e di credibilità (adozione dell’Ars), di spendibilità (patto di interesse generale) e convertibilità (disponibili 60 miliardi), si tratta solo di trovare equilibrio nelle richieste e sulle aspettative funzionali legate alla riconoscibilità e legittimità del Grano, sia dal punto di vista della sua efficacia ed efficienza, sia dal punto di vista del suo funzionamento simbolico.
P.S.
Solo per coloro che ritengono anacronistico lo Statuto Speciale della Regione Siciliana. Come sia ancora moderno e di attualità il tanto maltrattato Statuto della Regione Siciliana lo dimostra quanto avevano previsto, a quel tempo e per altre ragioni, i Padri Costituenti nel secondo comma dell’art 40 dello stesso, che recita “è istituita presso il Banco di Sicilia, finchè permane il regime vincolistico sulle valute, una Camera di compensazione allo scopo di destinare ai bisogni della Regione le valute estere provenienti dalle esportazioni siciliane, dalle rimesse degli emigranti, dal turismo e dal ricavo dei noli di navi iscritte nei compartimenti siciliani”.
Se si combina quanto dettato dal suddetto articolo, l’articolo 41 che recita “Il Governo della Regione ha facoltà di emettere prestiti interni” con l’art. 20, e con l’art. 17, che attribuisce funzioni legislative concorrenti in materia di credito, consegue che l’Istituto Pubblico Siciliano assume anche le funzioni di vigilanza sul credito.
Il combinato disposto dei vari articoli dello Statuto disegna chiaramente la presenza di una Banca Complementare (Centrale) Siciliana, che non è in contrasto esplicito con i trattati europei, tantomeno con le norme del codice civile e della Banca d’Italia.
La Sicilia, quindi, con una propria banca potrà gestire autonomamente il proprio sistema monetario regionale, complementare a quello del SEBC.