Verrà presentato domani 14 maggio, alle ore 11, presso il Conservatorio di Musica di Stato “Vincenso Bellini”, di via Squarcialupo 45, a Palermo, il volume “Papagena, zuccherino mio. Guida semiseria ai libretti d’opera” (ed. La Zisa) di Cristina Bobbio. Ne parleranno con l’autrice il giornalista Davide Romano e la professoressa Maria Grillo.
IL LIBRO: Leggere i libretti d’opera, prima di entrare in teatro, può risultare un’impresa ostica e noiosa. Addirittura può suscitare reazioni opposte a quelle immaginate dagli autori, come scoppi prolungati di ilarità su personaggi e situazioni che, al contrario, dovrebbero ispirare la più viva commozione. Anche le storie che vi si raccontano sono spesso troppo ingenue, per tacere della psicologia dei personaggi, non di rado confusa e approssimativa. Ma la magia coinvolgente dell’opera lirica non si spieghe rebbe, se non tenessimo conto della musica che accompagna il canto dei protagonisti.
Il libro di Cristina Bobbio affronta con leggerezza ed ironia i testi dei libretti, rilevandone le incongruità e accentuando nel contempo gli aspetti peculiari del melodramma, gli stessi che continuano ad appassionare milioni di cultori in tutte le parti del mondo.
L’AUTRICE: Cristina Bobbio, genovese di nascita, ha collaborato alla rivista Urbs, Silva et Flumen dell’Accademia Urbense di Ovada (Alessandria) con articoli su Emanuele Borgatta, pianista e autore melodrammatico del primo Ottocento. Sulla stessa rivista è comparso un suo studio dedicato alla storia del teatro lirico di provincia. Ha pubblicato il romanzo breve “Tina e lo straniero, sei storie genovesi”, Genova, 2008.
RECENSIONE DE “IL VELINO SERA” – Storie ingenue, personaggi approssimativi, situazioni noiose. Leggere i libretti d’opera, prima di entrare a teatro, e’ spesso impresa ostica e puo’ provocare reazioni opposte a quelle immaginate dagli autori, tipo scoppi di ilarita’ in occasioni che, al contrario, dovrebbero ispirare la piu’ viva commozione. La scrittrice Cristina Bobbio, appassionata di opera e cresciuta in una famiglia di musicisti, ha cominciato da alcuni anni ad analizzare i testi dei libretti in maniera leggera e ironica rilevandone le incongruita’ e accentuando nel contempo gli aspetti peculiari del melodramma, gli stessi che continuano ad appassionare milioni di cultori in tutte le parti del mondo. “Ho sempre lamentato l’incomprensibilita’ dei libretti – spiega la scrittrice al VELINO -. Un problema che adesso e’ stato risolto facendo scorrere i sottotitoli a teatro, ma che fino a pochi anni fa impediva alla maggior parte delle persone di capire cose stesse succedendo in scena”. Da queste osservazioni e’ nato il libro “Papagena, zuccherino mio.
Guida semiseria ai libretti d’opera” (La Zisa), in cui Bobbio ha riscritto a mo’ di fiabe alcuni libretti d’opera restando il piu’ possibile fedele alla trama. “Ho voluto scrivere racconti divertenti – dichiara -, sdrammatizzando e inserendo scenette umoristiche, ironia e tanti dialoghi specialmente nelle storie piu’ tragiche”.
A essere prese di mira soprattutto le opere drammatiche di Giuseppe Verdi. “Sono le piu’ inconcepibili per logica e psicologia dei personaggi – evidenzia Bobbio -. Hanno trame assurde che solo la musica riesce a sublimare. Se isolassimo il libretto e la trama togliendo la musica, resterebbe un racconto buffo. Sono diversi gli episodi incongruenti da rilevare. Nel ‘Trovatore’ la zingara protagonista dell’opera, per vendicarsi del potente Conte che le aveva uccisa la madre mandandola sul rogo, si vendica rapendo il figlio piccolo del nobile e lo getta nel fuoco. Pero’ si sbaglia e lancia tra le fiamme un altro neonato che stava tenendo in braccio che e’ suo figlio.
Uno scambio di bambini che onestamente e’ inconcepibile possa accadere”. Assurdo, sottolinea Bobbio, anche il finale dell'”Aida”. “Lei e Radames sono sepolti nella cripta, mentre di fuori Amneris piange e prega sulla tomba credendo che lui sia morto e invece si sta ‘divertendo’ pochi metri li’ sotto”. Ma la scrittrice mette alla berlina anche i personaggi delle opere verdiane. “Spesso sono ridicoli – afferma -. Penso ai comportamenti assurdi di Alfredo Germont de ‘La Traviata’ o a Radames che pare un pagliaccio se non addirittura un pallone gonfiato. Le donne vincono tranquillamente il confronto perche’ fanno migliore figura ed escono meglio dalle trame”.
A differenza di Verdi, Mozart difficilmente e’ paradossale e assurdo. “I libretti dei lavori mozartiani filano – dichiara Bobbio -. Vi si trovano anche li’ situazioni strane e poco normali, ma nel complesso le trame sono piu’ logiche rispetto a quelle delle opere drammatiche verdiane. Almeno sono piu’ coerenti e questo grazie al librettista Da Ponte”. Per la scrittrice, un lavoro “assolutamente perfetto anche dal punto di vista del messaggio filosofico” e’ “Il ‘Flauto magico”. “Ha una trama lineare, non ci sono incongruenze o sbavature – spiega -.
Anche la musica si potrebbe quasi ascoltare in mistico silenzio, in una stanza chiusa, senza vedere nulla. Pero’ e’ difficile da mettere in scena perche’ e’ un’opera molto complessa anche dal punto di vista intellettuale”. Perche’, nonostante queste “stranezze” nelle trame, il melodramma raccoglie da secoli un successo planetario? “E’ merito dell’insieme, di quel cocktail di elementi che e’ il teatro – risponde Bobbio -. Non bisogna isolare la musica dalle parole e dalla storia, perche’ l’opera e’ tutto questo e un elemento ha bisogno dell’altro. E infatti presentare, come spesso fanno, un’opera in forma di concerto, cioe’ senza costumi, e’ un’assurdita’ perche’ l’opera finisce per essere snaturata.
E’ una forma d’arte che va svolta in teatro, o comunque ci deve essere un palcoscenico. Del resto nasce nel ‘500 con Monteverdi dal ‘recitar cantando’. L’insieme di trama, libretto, musica, orchestra e costumi costituiscono l’opera – sottolinea la scrittrice -. Tutto l’assieme crea il fascino dell’opera. E questo fascino riesce a mascherare anche le situazioni piu’ incongruenti generate da trame assurde e paradossali”. (gat) (Il Velino)