Il redazionale di Giovanni Frazzica
non tutti amano gli arbusti e le umili tamerici
Tempo fa, in una rara pausa di tempo libero, rileggendo le “Bucoliche“ di Virgilio, mi sono soffermato su un passaggio che inizia con questi versi: Non omnes arbusta iuvant humilesque myricae, (non tutti amano gli arbusti e le umili tamerici) e Virgilio continua annunciando la nascita di un bambino prodigioso e una nuova era, una nuova età dell’oro e la speranza di superare i conflitti civili, le guerre continue e godere di un periodo di pace e di prosperità.
E’ il sogno di ogni uomo che nelle difficoltà, sia sociali che individuali, invoca e spera in un salvatore o almeno in un periodo di quiete.
Negli stessi giorni mi capitò di leggere la vita di Paolo di Tarso, la sua prodigiosa conversione, la leggendaria folgorazione sulla via di Damasco, ma quel che è importante, per la cristianità e per l’umanità intera, è quel che avvenne dopo.
Quella sua poderosa, instancabile opera di propaganda della Fede attuata con i mezzi di comunicazione del tempo.
Pensiamo alle famose lettere di San Paolo. Quanti divennero cristiani per averle lette? Quella comunicazione, che non era in tempo reale, che si basava piuttosto sul passa parola, sul porta a porta, con tempi di divulgazione lentissimi rispetto a quelli cui siamo abituati, era però più profonda, seria e convincente.
Oggi probabilmente nessuno fa una scelta radicale di vita sulla base di un tik tok o di un sms.
Questi nuovi, potenti mezzi di comunicazione fanno si muovere le masse, però in maniera ondivaga, alla rincorsa dei sondaggi, del consenso del leader di turno. E’ come se improvvisamente si fosse persa la visione complessiva della politica, i temi sono diventati: la mascherina, il green pass, i no vax, i matrimoni gay, singole foglie di un carciofo che si tirano fuori uno alla volta, con enfasi, singoli argomenti minimali, che per giorni, diventano, complice certa stampa, il problema della nazione.
Ai temi veri, quelli strutturali: le disuguaglianze, la questione meridionale, la equa ripartizione delle risorse, la Sanità, gli incarichi nelle partecipate che di fatto incidono sull’economia del Paese, si dedica poco spazio.
Il Ponte, vera cartina di tornasole delle intenzioni di ogni governo, quindi anche del governo Draghi nei confronti del Mezzogiorno, si parla molto poco ed in termini contraddittori, quando si sa che c’è già una gara vinta ed un progetto chiavi in mano pronto per far lavorare subito oltre centomila persone e fare uscire dalla crisi un intero comprensorio.
Per superare il dislivello Nord Sud non possiamo sognare con Virgilio, ne invocare i miracoli di San Paolo, ma sperare in conversioni più serie di quelle di Renzi e di Salvini ed in un Landini che somigli un po’ a Di Vittorio si può?