di Nino Lo Iacono
Nelle ultime consultazioni elettorali la legge ci ha costretti a inserire nella scheda una coppia di candidati di sesso diverso.
Secondo il brillante legislatore questo obbligo garantirebbe la presenza rosa fra i banchi della politica che conta e che decide.
In effetti così è stato, la presenza femminile si è più che triplicata in forza di un trascinamento quasi obbligato che prescinde dallo stesso valore e dalla idoneità dei candidati.
Sia chiaro che il discorso vale anche per gli uomini.
Nel corso di questi ultimi decenni abbiamo visto asini e sciacalli occupare buona parte dei banchi delle aule parlamentari per effetto di un’altra legge che non prevede la scelta del candidato mediante l’inserimento della preferenza.
Riflettendo solo pochi attimi sulla questione relativa alla equa rappresentanza di genere, che in tanti, demagogicamente, definiscono problema primario, mi pare che, a conti fatti, qualcosa non torni.
E’ infatti sotto gli occhi di tutti la preponderante presenza femminile nel settore impiegatizio.
Girando per gli uffici pubblici, per esempio, sono rari i dipendenti uomini.
Nei tribunali le donne ormai occupano quasi tutte le poltrone disponibili, dai cancellieri, ai giudici, ai semplici applicati.
Le contrapposizioni nei dibattimenti è ormai questione fra donne.
Come fra donne è il confronto nelle scuole, specie le primarie, nelle quali praticamente non esistono più i maestri.
E’ ormai naturale chiamare la signora maestra, come referente unico e imperante di queste istituzioni.
Altissime percentuali di donne sono pure in tutti gli uffici pubblici ed anche negli uffici delle aziende private.
In buona sostanza di rappresentanti del sesso rosa, se ne vedono poche solo fra gli operatori addetti ai lavori manuali particolarmente pesanti.
Credo che i dati sopra esposti siano inoppugnabili, anche perché sotto gli occhi di tutti.
Il riconoscimento di certi ruoli e di certi titoli per legge mi ricorda, per esempio, il 18 politico concesso ai tanti universitari che, alla fine degli anni 60, invece di studiare, si cimentavano in occupazioni e contestazioni.
Quel 18 ha regalato alla scuola italiana fior di asini che hanno occupato posti di insegnanti e che, ovviamente, generarono altri asini, proprio come quelli che ancora occupano alcuni posti nei quali si decidono le sorti di terzi.
Fino a qualche decennio fa le donne erano madri, mogli e nonne.
Ruoli dai quali partiva l’educazione di ogni individuo, figure sulle quali ricadeva, quasi esclusivamente, la formazione morale della prole, della futura società.
Credo che questo compito sia la parte più nobile di una donna.
Senza voler negare o sminuire la sua importanza negli altri ruoli, sinceramente non vedo il motivo per cui la scelta femminile in una carica politica debba avvenire per obbligo di legge e non per meriti personali e provata capacità come logica vorrebbe.
Nel passato anche remoto, abbiamo avuto donne che hanno occupato spazi importantissimi, decisivi per intere nazioni o per il futuro dell’umanità conquistati per meriti personali e non per imposizioni di altri, tanto meno del legislatore.
Basta pensare a Cleopatra, Saffo, Penelope, Giovanna D’Arco, Coco Chanel, Madre Teresa di Calcutta, Amelia Earhart, Evita Peron, Simone de Beauvoir, Wangari Maathai, Rosalind Franklin, Emmeline Pankhurst, Margaret Thatcher, Nilde Iotti e tante altre che con le loro menti e le loro azioni hanno concretamente contribuito a cambiare positivamente le sorti del mondo.
Chi crede che le gonnelle possano risollevare le sorti della politica restituendole dignità e credibilità, sbaglia di certo, perché sono i cervelli e il buon senso ad avere questi oneri, e penso che cervello e buon senso siano equamente distribuiti in ambo i sessi.
Il legislatore lungimirante dovrebbe stimolare e far innamorare della politica giovani che abbiano amore verso il prossimo e rispetto della cosa pubblica, che siamo osservanti delle leggi e delle regole, di tutte le regole anche quelle condominiali, perchè i grandi uomini si riconoscono da queste cose.
I grandi uomini, termine inteso come persone e non come maschi, hanno avuto sempre rispetto degli altri e di ciò che di buono e di bello il Padreterno ci ha donato, compresi valori come libertà, uguaglianza e fratellanza.
Se non si hanno questi valori, uomini o donne che siano, non saranno idonei ad occupare quei posti in cui si decidono le sorti del prossimo.
Solo coscienza e conoscenza sono gli elementi imprescindibili per formare un vero politico, e non il sesso.
Obbligare le donne ad occuparsi di certe cose per diritto sancito dalla legge è stata un’umiliazione un’offesa alla loro intelligenza ed alla loro dignità.
Insomma il legislatore che ha partorito questa ennesima stortura e quelli che l’hanno votato, francamente credo siano rimasti fermi all’idea di quel film di Pasquale Festa Campanile che mi pare si intitolasse “Quando le donne avevano la coda”.
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