EMERGENZA CORONAVIRUS A MESSINA – De Luca e la saga dell’antipolitica
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EMERGENZA CORONAVIRUS A MESSINA – De Luca e la saga dell’antipolitica

di Corrado Speziale

Vi scippu i roti di passeggini

 Il sindaco definisce “pro babbiu” l’ultima circolare del ministero dell’Interno, che dà la possibilità ai bambini di una passeggiata sotto casa, avvertendo che a Messina non verrà applicata. Il suo avviso: “Vi scippu i roti di passeggini”. Riguardo al mancato monitoraggio degli sbarchi verso la Sicilia, minaccia: “I siciliani sabato bloccheranno lo Stretto”. Dunque, il messaggio alla ministra Lamorgese: “Perché non si dimette?” Sulla fornitura di mascherine annuncia d’aver avuto un’importante proposta da un imprenditore di Brolo, ma non sarebbero omologate, per cui se ne farebbe un uso “casalingo”. Su questa ed altre iniziative simili a livello nazionale, in cui si incorre nella burocrazia, lancia accuse pesantissime al presidente Conte e ai ministri: “Siete ridicoli…!” Dopodiché il sindaco aspetta il tanto atteso volo del drone “parlante”, che intimidisce i pedoni attraverso la sua voce registrata che urla anche parolacce.

Cateno De Luca, in occasione di emergenze, ordinanze, commissari e quant’altro, non è la prima volta che nel corso della sua carriera politica adotta comportamenti plateali e sopra le righe.

 

A Roma, e non solo, più volte si chiederanno: ma il sindaco di Messina c’è o ci fa…?

Urla, insulti, provocazioni, atteggiamenti “muscolari”, toni paramilitari, da parte di un sindaco di una città così grande, in tempi moderni, non si erano mai visti. La denuncia penale, una settimana fa, da parte della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, per vilipendio, non ha fatto altro che esaltare ancora di più le sue intenzioni e le sue azioni. Poi le ha inviato un mazzo di fiori. Poi ancora le chiede di dimettersi.

Insomma, ormai Cateno De Luca è incontenibile. La protesta con il blocco dei mezzi provenienti dal continente, che adesso annuncia di ripetere, gli è valsa il titolo di “sindaco dei siciliani”. Quel gesto, escogitato e attuato sulla banchina di attracco delle navi traghetto, a far da scudo, da baluardo, alla Sicilia e ai siciliani, gli sarà utile, eccome, all’atto che vorrà candidarsi alla Presidenza della Regione: è una fiducia conquistata sul campo. Per questo, al momento, con l’emergenza Coronavirus in fase apicale, è il politico siciliano più popolare. I concorrenti ne prendano atto e inizino ad organizzarsi: per loro verranno tempi duri.

Ieri, nel corso dell’ultima diretta Facebook, come sempre seguitissima, è stato nuovamente caustico. In un post precedente, le ultime invettive contro Lamorgese: “Signora ministra degli Interni perché non si dimette? Siccome ora mi sono stancato di essere preso in giro, le annuncio che sabato prossimo, in assenza dell’introduzione del sistema di controllo, proposto dal Comune di Messina e condiviso con Capitaneria di Porto ed Autorità Portuale, i siciliani bloccheranno lo Stretto di Messina”.

Notare bene: “i siciliani”…che sono e devono restare, anche per voler suo, tutti chiusi in casa. Definisce l’ultima circolare “pro babbiu” e si rivolge alla ministra chiedendole di chiarire la sua ultima circolare: “Dica che i bambini cui faceva riferimento erano soggetti speciali che hanno bisogno di uscire con un solo genitore. Le ho fornito l’assist per evitare l’ennesima mala figura. Ecco perché oggi mi sono permesso di chiedere le sue dimissioni. Non gliele ho chieste quando mi ha fatto la denuncia e poi le ho mandato un mazzo di rose. Gliele chiedo oggi. A Messina la sua circolare non si applica”.

La denuncia: mascherine, lobby e accuse pesantissime al Governo Conte: “Tutte le aziende che hanno riconvertito la propria attività per realizzare mascherine – dice De Luca – possono farle solo a uso casalingo, perché noi, secondo la normativa europea, siamo obbligati a comprare quelle fatte all’estero, perché hanno le certificazioni UNI, ISO… ‘nchiana e scinni…Quindi tutte le fabbriche che si sono organizzate per dare una mano, pure gratuitamente, non possono produrre mascherine”. Il caso specifico: “Un grosso imprenditore di Brolo – rimarca De Luca – che conosco da tempo, ha fatto un grosso investimento per poter realizzare le mascherine. Ebbene, potrebbe produrre 20 – 30 mila mascherine al giorno da regalare al suo territorio e non riesce a farlo per la certificazione dei laboratori, perché c’è la lobby”. Nella sua esposizione va giù duro, con termini e frasi come, “crimini di Stato” …E nel difendere chi sta negli ospedali, accusa: ”Fate morire i nostri eroi senza dispositivi individuali di sicurezza”…La causa: “Avete l’approccio burocratico…” L’offesa: “Presidente del Consiglio e ministri, siete ridicoli dinnanzi a una situazione di morte e di diffusione del virus. Attendiamo che autorizziate le nostre aziende italiane a fare le mascherine”.

Controllo del territorio e “coprifuoco”.

Adesso De Luca è fissato col drone: mai strumento fu più consono a soddisfare il suo innato desiderio di potenza legato ad atteggiamenti securitari. Sarà un aereo “parlante”, telecomandato e dotato di telecamera, messogli a disposizione da uno studio di ingegneri messinesi, che intimidirà i pedoni attraverso la voce registrata del sindaco, che urlerà la frase più ricorrente, il mantra di questa operazione: “Dove c…. vai, torna a casa!

Gli atteggiamenti: Cateno De Luca coglie lo stato di necessità, cavalca l’antipolitica, manifesta senso di abnegazione e compassione con teatralità. Fa breccia nella fragilità diffusa del momento, che coglie tutti, compresi i politici.

Tra questi, gli uomini di governo, contro cui combatte a furia di provvedimenti, ordinanze, prima anticipate, poi ripetute e corrette. Si è vestito talvolta di autorità e di poteri che un sindaco, in caso di emergenze, non ha. In quasi due anni, da quando è in carica, mai come in questa fase si era impossessato dell’aura di capo carismatico di weberiana memoria, di uomo della provvidenza che porta il suo popolo alla salvezza.

Quantunque lo stia facendo in maniera esagerata, sopra le righe, grottesca. Attacca la casta, la burocrazia, gli enti intermedi, gli organi di rappresentanza. Talvolta sembra “giocare”, facendosi beffa di loro. Tutto questo, con dati certi: possiede grande forza fisica e mentale, ha un largo consenso popolare che sa gestire da politico di professione, è stratega e tempista nella comunicazione, elettoralmente ha doti straordinarie.

In occasione di emergenze, ordinanze, commissari e quant’altro, non è la prima volta che Cateno De Luca adotta comportamenti plateali e sopra le righe.

In molti ricorderanno quando, nei primi mesi del 2010, nel corso di un incontro con le popolazioni colpite dall’alluvione del 1° ottobre 2009, tenutasi a Scaletta Zanclea, davanti a centinaia di persone, ebbe un durissimo scontro verbale con l’allora capo della Protezione civile regionale. Finì a urla con parole forti. Allora De Luca, esponente del MPA, era deputato all’Ars ed aveva punti di vista differenti da quelli dei soggetti attuatori dell’ordinanza ministeriale, circa la gestione dei lavori di messa in sicurezza del territorio. L’epilogo fu pesante: il commissario per l’emergenza era il presidente Raffaele Lombardo, leader del MPA. L’indomani De Luca, all’Ars, si dimise dal gruppo di appartenenza e per lui iniziò una nuova fase politica, tra avventure e disavventure.

2 Aprile 2020

Autore:

redazione


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