Primi fiori di zucca della stagione quest’anno dedicati a Enrico Caruso che senza tanti complimenti ci ha abbandonati in questo mondo sempre più incomprensibile.
A Enrico i fiori di zucca piacevano: a volte li ho preparati per lui pastellati o impanati e ripieni di prosciutto e mozzarella.
Innaffiati da una buona birra facevano da contorno a interminabili discussioni dove spesso il ciclismo era padrone.
Entrambi appassionati dello sport delle due ruote e ottimi non pedalatori sfogavamo la nostra passione dando vita ad accesissime discussioni:
Baronchelliano io moseriano con derive saronniane lui; lui per Bugno io naturalmente per il Diablo: mi diceva affettuosamente che avevo un debole per le cause perse.
In compenso anima e corpo per la memoria e le imprese di Coppi perchè comunista e per il pirata Pantani: per entusiasmo sportivo lui per le leggende metropolitane che lo davano proveniente o simpatizzante di Autonomia Operaia io.
Ora, cosa non darei per poter discutere con Enrico di Vincenzo Nibali (agli albori della sua carriera professionistica nella sua pedalata avevamo visto un Tour e un Giro) in rosa in questo Giro e per giunta siciliano di Messina detto fuori da ogni campanilismo, ma insomma…
Certo sarebbe bello una maglia rosa dedicata ad Enrico, ma temo che ragioni varie, non ultima che Nibali sconosce le nostre vite di non pedalatori appassionati di ciclismo, lo impediscano.
Ma a me nessuno impedisce di dedicargli insieme ai primi fiori di zucca una rosa di Vincenzo Nibali.
Ciao Vecchio Orso, che la terra ti sia lieve