EUROPA, EUROPEE & ALTRE STORIE – Tu per chi tifi?
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EUROPA, EUROPEE & ALTRE STORIE – Tu per chi tifi?

Il punto di vista di Italo Zeus che mette insieme anche alcuni recenti eventi come il G7, il congresso per la pace in Svizzera e il Pride 2024.

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Esco un attimo dal mio settore per un tuffo nella politica – che sicuramente mi si rivolterà contro – solo per questo articolo richiestomi dal direttore di Scomunicando (non che non mi faccia piacere, anzi…).

Metterei insieme alcuni recenti eventi, fondamentali direi: elezioni europee, G7, congresso per la pace in Svizzera, Pride 2024.

Un giorno ho chiesto ai miei alunni di prima media: “Ragazzi, siete andati alla fiera del libro?”. Uno di loro mi risponde: “Sì professore, ma c’erano i tifosi della Palestina e non siamo potuti entrare”. Io rispondo che quelli non erano tifosi ma manifestanti. Loro non mi degnano di uno sguardo mentre, uno dietro l’altro, si accodano dicendo che non era vero, erano tifosi: avevano la bandiera, facevano i cori, avevano persino i fumogeni colorati. Niente, provo a spiegare ma non sono interessati e continuano a dibattere tra di loro su chi avrebbe vinto, se la squadra di Israele o quella della Palestina. Direte: “Ma sono bambini di 11 anni…”. Loro sì, ma noi?

Elezioni europee: vincono tutti. Fratelli d’Italia sale di due punti e arriva al 28% (scusate se evito le virgole percentuali), ma perde 600.000 voti, poiché il 28% è dei votanti, ma abbiamo assistito al più alto tasso di astensionismo della storia della Repubblica Italiana. Il PD arriva al 24% conquistando voti; nella circoscrizione meridionale addirittura è il primo partito, ma ruba voti al M5S che infatti non arriva neanche al 10%. Meloni e Schlein festeggiano il loro referendum personale, ritornando alla battaglia tra influencer di destra contro quelli di sinistra. Si parla ancora una volta di polarizzazione come se fosse una novità, dimenticando lo scontro Berlusconi/Prodi, da cui tutto cominciò trent’anni fa.

Vince Tajani (nella foto del manifesto elettorale c’era il defunto Cavaliere, altrimenti Tajani è pressoché trasparente). Forza Italia sale di due punti, peccato che insieme ad esso ci fossero una marea di partiti moderati (dicono) che insieme compongono appunto il 2%. Vince la Lega, mantenendosi intorno al 9% dimenticando l’effetto Vannacci che porta 500.000 preferenze. E Salvini? Sarebbe ancora segretario senza il Generale? Bossi vota Forza Italia. Vince Alleanza Verdi e Sinistra che può vantarsi dei voti dei giovani, il 40% degli studenti fuori sede che quest’anno potevano votare dal posto in cui risiedono, prendendo 600.000 voti in più e raddoppiando la percentuale del partito. Ma anche qui, l’effetto Ilaria Salis conta? Renzi e Calenda divisi non raggiungono neanche la quota del 4% per avere parlamentari in Europa ma Calenda dice che “conta il coraggio di continuare”, e Renzi che la colpa è di Calenda. L’unico ad ammettere la sconfitta è Conte, che tuttavia non si scolla dalla poltrona: “Non c’è alternativa”.

Una campagna elettorale di così basso livello non si era mai vista. Insulti, sciocchezze, promesse irrealizzabili, nessun confronto tra i candidati, programmi europei inesistenti con una degna conclusione: aggressione in aula del deputato Donno del M5S da parte di deputati della Lega e di Fratelli d’Italia durante la discussione sull’autonomia differenziata. La causa? Il parlamentare del M5S consegna a Calderoli, primo firmatario leghista, della legge che farà a pezzi l’Italia, la bandiera tricolore. Ma si può?

In Europa crolla l’asse Francia-Germania con una sconfitta durissima di Macron e del suo partito a favore della Le Pen, ultradestra alleata di Salvini. Macron scioglie la camera e indice elezioni anticipate col rischio di consegnare la Francia all’ultradestra. Scholz in caduta libera a favore di un partito neonazista. Le destre estreme avanzano ovunque e il paradosso è che tutte vogliono la resa dell’Ucraina e la fine dell’invio di armi; il paradosso assoluto è che in Italia abbiamo la lista di Santoro che chiede le stesse cose.

Siete un po’ confusi? Anche io.

Ma non preoccupatevi, non è cambiato niente, infatti non servono i voti della Meloni in parlamento per rieleggere la Von der Leyen o simili; la nostra cara Schlein si lancia a capofitto nella massa guerrafondaia e inneggiante austerità. Tuttavia la Meloni risulta l’unico presidente che ha vinto le elezioni nel proprio stato, quindi bisogna tenersela cara perché – anche qui un paradosso – Fratelli d’Italia tiene a bada le destre estreme.

Intanto nella ridente Puglia si riuniscono “nel reality Temptation Island/Uomini e Donne” (Pubbl., n.d.r.) i signori, ma soprattutto le signore della guerra e tra un cocktail, il vino di Bruno Vespa, e il Papa che parla – come ovvio che sia – di intelligenza artificiale e non di pace e che in un’“esterna” si riconcilia con Zelensky. Ci sono poi le liti tra ex, Macron e Meloni, scompare dal documento finale la parola “aborto” come un diritto innegabile delle donne e della parola “gender”: “Noi li proteggeremo” tuonano in coro gli statisti. Biden si perde per i campi da golf e Sunak, primo ministro inglese ormai dato per politicamente morto, bacia chiunque.

Intanto si stanziano altri 50 miliardi per l’Ucraina, o meglio, per le armi da fornire all’Ucraina, alla quale è già stato concesso di utilizzare i missili a lunga gittata, che in soldoni significa che possono attaccare la Russia nel suo territorio. Due conti: l’Ucraina spende 10 miliardi al mese, quindi 5 mesi, giusti giusti per arrivare alle elezioni del presidente degli Stati Uniti.

E Netanyahu? Ma sì, lasciamolo stare tanto quello non riconosce nemmeno il tribunale dell’Aja che ha dichiarato il presidente israeliano criminale di guerra con tanto di mandato di cattura internazionale. Ma sembra che tale mandato in Israele non valga, come per Putin in Russia.

In Svizzera intanto si tiene il congresso per la pace, dove ovviamente non è stata invitata la Russia, come se non fosse parte in causa. Ma non è stata invitata neanche alla commemorazione dello sbarco in Normandia, come se ai tempi l’Unione Sovietica non sia stata fondamentale per la sconfitta di Hitler e Mussolini. In compenso c’era maglioncino verde Zelensky: ma lo apriranno mai un libro di storia? No. Viene il dubbio, perché l’Ucraina era con i nazisti. Maglioncino verde ha persino consegnato una medaglia al nazista Yaroslav Hunka in barba a suo nonno che, come ripete sempre, ha combattuto contro il nazismo.

La Cina, altro paese assolutamente non influente, non si presenta. Conclusione: il documento finale dice in breve che Armenia, Colombia, Indonesia, Libia, Sudafrica, Thailandia, Giordania, Iraq, India, Arabia Saudita e Messico non hanno firmato. La Cina, come abbiamo detto, non c’era.

Tajani, vice presidente del consiglio, ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale della Repubblica Italiana, dichiara: “Siamo pronti a mandare un nuovo pacchetto militare perché senza la nostra difesa è impossibile lavorare per la ricostruzione. Vogliamo fermare questa difficile situazione”. Ah Tajà, sei a ‘na conferenza pe’ a pace, se pò parlà de armi? E damoce ‘na svejata no, almeno di apparenza. Lui comunque è moderato, rassicurante.

Putin dal canto suo lancia un messaggio: “Fine della guerra. E non momentanea, ma definitiva… se l’Ucraina però…”. Condizioni assurde, inaccettabili, certo, in questo momento; ma tra un anno? E poi i trattati funzionano così: si mettono sul tavolo richieste estreme e poi si contratta, o almeno ci si prova, no? Niente da fare, a quel tavolo non ci sediamo!!!

Ripetiamo per l’ennesima volta: 10 giorni dopo l’invasione dell’Ucraina, l’accordo di pace c’era, ma la furiosa corsa di Boris Johnson (Gran Bretagna) e Stati Uniti che sussurrano ruffiani a Zelensky “Non accettare, non accettare! Ti aiutiamo noi a sconfiggere l’invasore!” fa saltare tutto. E ci troviamo adesso qui.

Dovrei iniziare con il pippone storico, ma ci ha pensato qualcun altro: “Sapete come è avvenuta la cosa della Russia? Ve lo racconto, ma che rimanga tra noi mi raccomando. È andata così: nel 2014 a Minsk in Bielorussia si firma un accordo tra l’Ucraina e le due neocostituite repubbliche del Donbass per un accordo di pace bilaterale. L’Ucraina butta al diavolo questo trattato e continua a bombardare le due repubbliche che chiedono aiuto a Putin. Lui non ne vuole sapere ma le pressioni lo portano a intervenire per rovesciare il governo Zelensky e mettere al suo posto brava gente. L’intervento però di Gran Bretagna e Stati Uniti, e di conseguenza dell’occidente, ha fatto diventare questa guerra, che si doveva risolvere in due settimane, in una guerra tra occidente e oriente”. Sono parole mie? No. Sono parole di Orsini, Travaglio, di Battista? No. Sono infatti le parole del supremo Cavaliere Silvio Berlusconi che conclude ovviamente dicendo che “non ci sono leader forti in occidente, l’unico vero leader sono io.” Premio oscar postumo alla carriera!

Ma voglio concludere con un sorriso grande. Il Pride. Solo a Torino 150.000 persone in piazza. A Roma 40 carri e 1.000.000 di persone (effetto “The Queen” Annalisa escluso). Vi assicuro che non c’erano solo eccessi; c’erano famiglie “normali” alla Vannacci, bambini, anziani, portatori disabili… nessuna lite: solo canti, abbracci, sorrisi, e musica. Tanta musica e – caro Santo Padre – tanta, tanta, tanta “frociaggine” ovunque.

Allora tu per chi tifi?

Free Kiss, Italo Zeus.

P.S. E mentre parliamo in Palestina e in Ucraina muoiono, muoiono, muoiono. Il solito banale pacifista radical chic che scrive dal suo divano. Che palle!

20 Giugno 2024

Autore:

redazione


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