Nonostante le “intemperie” della vigilia, anche la sesta edizione del Rito ideato da Antonio Presti alla Piramide 38° Parallelo di Motta d’Affermo per il Solstizio d’Estate, ha fatto registrare un grande successo con la partecipazione di migliaia di persone. Spicca il significato profondo di un “Inno alla Gioia” frutto della “Resilienza” che coincide con la “rigenerazione” delle coscienze.
Il fondatore di Fiumara d’Arte, sempre più indignato verso la classe politica, rilancia comunque la sua “semina” per le nuove generazioni: “La conoscenza è il potere più grande che abbiamo a disposizione, perché più la consegni, più aumenta la sua forza”. E pensa ad un mega progetto con il coinvolgimento di dieci comuni dell’Etna.
L’atmosfera che si respirava in foto 94 scatti di Corrado Speziale
Non esistono “intemperie”, compreso il senso metaforico del termine, che possano ostacolare Antonio Presti. E ancor di più, non ci sono politici, amministratori e rappresentanti delle istituzioni che con il loro atteggiamento possano sbarrargli la strada. Fiumara d’Arte e Il Rito della Luce sono più vivi e prosperosi che mai, nonostante i mille problemi scaturiti dalla “sventurata” esperienza del Solstizio d’Inverno a Catania, quando il mecenate chiuse il sipario sugli eventi all’Istituto “Vespucci – Capuana Pirandello” e “Sante Giuffrida”, di un Rito giunto appena al secondo giorno sui quattro previsti.
Una diffida dei Vigili del Fuoco, adducente “Motivi di sicurezza”, dopo che negli anni precedenti, in casi analoghi, non era stata sollevata alcuna obiezione, lasciò di stucco centinaia di bambini, artisti e performer, assieme a migliaia di visitatori “devoti alla bellezza”. Ma Antonio Presti, simbolo e figura del nostro tempo, da sempre ispirato dalle sfide controcorrente, è abituato a non mollare: “La luce non si spegne. Lo spirito della bellezza è la trasformazione”, aveva detto. E così è stato, anzi, di più. Ed ecco che questa trasformazione arriva con gli “interessi”, rinvigorita come un’onda sismica che prende il mare e incrementa energie lungo il proprio cammino.
Qui l’energia viene dalla luce, dalla conoscenza, dalle forme della natura, dalla poesia. Il tutto condiviso da tantissima gente che ci crede sempre e comunque, dagli artisti, dai giovani, dalle migliaia di persone vestite di bianco che per un giorno tengono a divenire “opera” esse stesse.
Ecco, allora, la “Resilienza”. Per cui, se sei chilometri di tulle a Catania, rientrarono mestamente in cantina, stavolta, quello stesso materiale, con i suoi splendidi disegni e geometrie avvolgenti, ha riconquistato quel promontorio dell’anima, ma soprattutto il cuore della gente.
C’era tanta energia, nell’aria, accompagnata da uno spirito vincente alimentato da tanta voglia di rivalsa, alla Piramide 38° Parallelo di Motta d’Affermo, Domenica scorsa. Frutto, proprio, di questa Resilienza che conduce all’Inno alla Gioia di vivere, alla bellezza. La notte era caduta acqua dal cielo tanto da far temere il peggio: il Grande Mandala, splendidamente realizzato con sale, pietre e vetri da Concetta de Pasquale, Anna Di Leo, Francesco Speziale, Davide Minutoli e Jomel Ortega, era danneggiato; la Piramide si presentava completamente allagata, dove il fango aveva coperto i percorsi e le mitiche pietre ferrose che compongono il Mandala stabilmente posto all’interno.
Ma a Fiumara d’Arte non si scoraggiano, si tirano su le maniche e ripartono a riparare tutto a tempo di record: anche questa è resilienza! Cosicché, Antonio Presti, Gianfranco Molino e tutti gli altri, con oltre duecento artisti impegnati nell’evento più bello e significativo che il territorio dei Nebrodi celebri nei tempi moderni, hanno potuto con grande forza, coraggio e dignità “consegnare” l’opera alla gente del pomeriggio, pronta e vogliosa di raccogliere al meglio l’energia della prima luce di un sole estivo, al culmine della giornata più lunga dell’anno.
“Guarda laggiù, Antonio ha disposto il tulle perfino all’orizzonte…” ha esclamato Daniela Thomas, “madre storica” del Rito, accogliendoci, commossa, osservando lo splendido scenario delle isole Eolie “sospese” sul mare, delimitate da una fascia bianca che sembrava proseguire quella scia di candore che avvolgeva la Piramide.
Tutto intorno poeti, musicisti, cori, performer, attori, allietavano il luogo, inneggiando alla Grande Madre, alla Natura, alla poesia, alla “semina”, al “sogno” da consegnare alle nuove generazioni, a dispetto di un mondo arido, che tende a privarsi di quei valori fondamentali della vita . Il tutto, attraverso il messaggio universale dell’arte, rispettando un rituale che stavolta, a differenza delle altre, ha concentrato le proprie risorse in maniera essenziale in una sola giornata, ed in particolare nel pomeriggio del Solstizio.
Antonio Presti ha spiegato così il tema ispiratore di questa sesta edizione del Rito della Luce: “La Resilienza restituisce una rigenerazione interiore che vale per tutti. E’ come un’onda d’urto, una palla che sbatte su un muro e che non si frantuma. Anzi, ritorna indietro ancora più bella rispetto alla sua partenza. La conoscenza è il potere più grande che abbiamo a disposizione perché più la consegni, più aumenta la sua forza.
Oggi – ha proseguito Presti – in nome del Rito della Luce e di questa Resilienza, c’è stato qui un popolo che condivide il voler rigenerare bellezza con il cuore”. Quantunque non ne avesse di bisogno, abbiamo imbeccato il fondatore della “Fiumara” sugli atteggiamenti della classe politica, che egli conosce benissimo. La sua risposta arriva senza tergiversare: “Costituisce quell’essere nulla, nel segno dell’arroganza e dell’ignoranza che generano un potere finalizzato alla creazione di un popolo sottomesso e ignorante.
I politici hanno rubato il futuro alle nuove generazioni. Per questo – ha aggiunto il mecenate – il nostro è anche un modo politico di rispondere in nome della cultura, affinché la politica della bellezza porti a condividere valori soprattutto per le nuove generazioni”. Un altro duro giudizio di Antonio Presti non poteva che “intercettare” le negatività politiche specificatamente del territorio della Fiumara d’Arte: “Dopo quarant’anni è un territorio ancora silente, ignorante, che non rispetta il valore di questo suo futuro in nome dell’arte e della cultura”. Le opere della Fiumara, adesso, sono in via di restauro e “rigenerazione”, attraverso iniziative ben oculate che impiegano fondi europei. Anche in questo senso Presti è stato chiarissimo: “Il restauro è l’ultimo atto politico che consegno a questo territorio. E’ un atto di politica internazionale di sviluppo.
La Piramide non è unicamente un’opera di Fiumara d’Arte, bensì un presidio etico ed estetico che ammonisce di morte il potere che in questa vallata, in quarant’anni, ha fatto morire tutti i paesi”. Pertanto, a restauri conclusi, Presti sembra proprio volerci mettere una pietra sopra e cambiare definitivamente aria.
C’è un territorio che lo “intriga” particolarmente: “Il Rito rinascerà presto in un’altra sede”, aveva detto proprio a Catania, riferendosi specificatamente alla versione invernale del Rito della Luce. Evidentemente, non si limiterà a quello. “In nome della Resilienza – ha concluso il fondatore di Fiumara d’Arte, Domenica scorsa – non parlo più di politica, di sindaci, di amministratori, di Regione, di Governo, parlo di politica costruita sul collettivo, sulla coscienza, sulla semina. Per questo mi piacerebbe restituire proprio la semina ad un grande progetto, coinvolgendo dieci comuni dell’Etna, la cui cima rappresenta una piramide universale…”.
In conclusione, dunque, ci sta tutta l’espressione finale, a tramonto avvenuto, di Daniela Thomas. “Ora e sempre, Resilienza!”
Corrado Speziale
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