Attualita

FABRICE PASCAL QUAGLIOTTI – “Sono un uomo spontaneo, agisco d’istinto senza farmi troppe domande…”

Intervista di Giulia Quaranta Provenzano

Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista all’artista francese d’origine, ma comasco d’adozione Fabrice Pascal Quagliotti…

Buongiorno Fabrice! Vorrei domandarti subito come, quando e da quale motore interiore ha avuto origine il tuo viaggio nel mondo della Musica – al punto di decidere di dedicartici per professione. “Ciao Giulia! Da piccolo sono sempre stato immerso nella musica grazie ai miei genitori. Papà ascoltava musica classica e lirica, mamma invece quella leggera e jazz. Verso i nove anni d’età, mia madre voleva iscrivermi a “Les Petit Chanteurs à la Croix de Bois”… Mio padre, tuttavia, non lo ha permesso in quanto pensava che fosse solo un mio capriccio. Più tardi, all’età di tredici anni, sono però finalmente entrato al Conservatorio di Parigi. Da lì in poi, la mia passione è cresciuta costantemente fino a divenire un’ossessione”.                 

Da piccolo chi desideravi diventare “da grande” e che bambino sei stato? “Quand’ero bimbo, volevo fare il pilota d’aereo… poi l’astronauta e il pompiere, sicuramente per spegnere il fuoco dell’astronave. Ero un bambino gentile con tutti, ma tremendo. Ne ho fatto davvero di cotte e di crude… e credo di non avere mai smesso”.

Se dovessi assegnare un titolo alle fasi maggiormente significative della tua esistenza finora, quale colore e quale canzone assoceresti a ciascun periodo? L’apprentissage, Adagio in Sol di Tomaso Albinoni, celeste. La rébellion, The Jean Genie di David Bowie, arancione. Premiers essais, Firth Of Fifth dei Genesis, blue. Prise de con science, C’era una volta il West di Ennio Morricone, grigio”.

Cosa rappresenta per te la Bellezza, l’Arte, la Musica in particolare e quale ritieni esserne il principale pregio e valore? Queste due parole, Bellezza e Arte, rappresentano la Musica. La musica è l’essenza della vita. La musica ci segue durante il percorso della nostra esistenza. Un mondo senza musica sarebbe come la Terra senza il Sole”.

Se la beltà fosse una ricetta, quali ne sarebbero gli imprescindibili ingredienti alla base e quali quelli che rispondono maggiormente al tuo gusto? Credi ossia che esista il Bello universale, oppure non v’è possibilità d’oggettività nella valutazione di ciò che lo è e di ciò che non lo è? “Domanda difficile, comunque cercherò di rispondere. Penso che non esista il Bello, bensì che la bellezza risieda in ognuno di noi (con pregi e difetti). Io, ad esempio, potrei definire bella una cosa che invece un’altra persona reputa brutta. Per me quanto di più meraviglioso vi è, è tutto ciò che si trova in natura: il cielo, gli alberi, il mare, le montagne, gli animali, il silenzio. La bellezza universale è quella che nasce dal cosiddetto nulla. Bisognerebbe cioè imparare ad apprezzare queste piccole preziosità che rendono grande la vita”.

Quale ruolo ti sembra giochi e quale dovrebbe avere l’immagine visiva, l’estetica, nella società e nel veicolare significati nei più differenti campi della vita – non solamente nel mondo dell’Arte (ad esempio nei videoclip musicali), della Moda e dello Spettacolo – e nell’essere, chissà, altresì indicatore di alcune caratteristiche psicologiche di chi si è e di chi si ha di fronte? Purtroppo viviamo in una società che si basa soltanto sull’aspetto estetico e su ciò che si mostra all’esterno. È giusto, a mio parere, cercare di presentarsi al meglio ma non bisogna fare vedere quello che non si è in realtà. Essere se stessi è quanto di più bello e naturale esista. La franchezza e la naturalezza non paga oggi e non di meno credo che questo dato di fatto presto cambierà… per dare spazio a chi è davvero capace, a chi vale e a chi si impegna veramente”.

Qual è la peculiarità e la caratteristica a denominatore comune grazie alla quale – supponi – hai guadagnato l’affetto, la stima e l’ammirazione di molte persone? Non so se ho guadagnato l’ammirazione di qualcuno, tuttavia la stima e l’affetto sì. Le persone che mi stimano sono quelle che mi conoscono realmente, dunque, che sanno come sono… Sono un sognatore e non sono per nulla diplomatico, tant’è dico quello che penso senza riflettere alle conseguenze. Sono dolce, ma anche stronzetto a volte… Insomma sono perfetto [N.d.R. ride]”.  

Professionalità di cosa ritieni sia sinonimo e vi è qualcuno con cui, proprio alla luce di ciò, vorresti collaborare? “A mio avviso professionalità significa impegno, sacrificio, onestà intellettuale. Collaborerei volentieri con Caparezza sia per quanto riguarda l’Italia, sia per quello che concerne l’estero”.

I ricordi, la sperimentazione e l’osare, il pianificare e l’organizzare quanto sono fondamentali nel tuo vivere e in che misura timonano il tuo quotidiano, il tuo estro professionale, il tuo lavoro? E ancora, di solito, ti sembra di seguire maggiormente l’istinto oppure la ragione? “Io sono un uomo spontaneo, agisco d’istinto senza farmi troppe domande. Ciò può essere sbagliato in quanto, a volte, mi ha creato alcuni problemi… ma sono fatto così. Pianifico soltanto il mio lavoro di artista, anche se non si può pianificare la creatività… Va e viene, eppure tento comunque sempre di rispettare i termini”.

La capacità di rinnovarsi in base ai tempi e ai luoghi quanto è fondamentale, a tuo avviso, e cosa significa e comporta? In altre parole ciò che ti vorrei chiedere è se trovi sensato scendere a qualche compromesso a favore di pubblico, per il marketing, a dispetto di una piena autenticità intima e dal punto di vista delle proprie preferenze artistiche. Questa è proprio una bella domanda e ammetto che è appunto il motivo che mi ha fatto decidere di intraprendere la carriera da solista… Così facendo non devo niente a nessuno, posso cambiare immagine quando mi pare e posso osare con qualsiasi tipo di musica. Io non seguo le mode, ma ascolto di tutto. Ascoltando gli artisti di oggi, in modo indiretto si viene impregnati da certi suoni e scritture e, di riflesso, la propria musica evolve. Personalmente, faccio solo quello che mi piace e che mi fa vibrare. Non ho vincoli”.

Qual è l’istante, se realmente un tale istante esiste, in cui un emergente capisce che non lo è più? “Ho idea che si capisca di non essere più un emergente dalla popolarità che si ha”.

Qual è il tuo punto di vista sui talent e sui social [clicca qui https://instagram.com/quagliottifabricepscal?igshid=YmMyMTA2M2Y= per accedere al profilo Instagram di Fabrice Pascal Quagliotti] e con quale finalità utilizzi quest’ultimi? I talent li considero un karaoke di vasto e grande ascolto. Non condivido il format. Trovo ridicolo fare cantare brani conosciuti per decretare chi sia il più bravo nell’esibirsi… Ovviamente a vincere sarà chi canta la canzone più popolare. Inoltre, alla fonte sanno fin dal primo giorno chi vincerà e da lì il teatrino dei giudici… Giudici, inoltre, in base a che cosa e a quale preparazione musicale? Boh. I talent li farei, ma solo con i singoli inediti dei vari concorrenti. I social sono utili  professionalmente, se utilizzi nel modo giusto. Possono dare visibilità, qualora a monte vi sia un grosso lavoro di marketing. Per quanto invece riguarda i social come sito dove tutti scrivono di tutto, beh, si capisce come e dove sta andando a finire la società… Essi sono il brutto specchio di quello che si è”.

È uscito il 20 settembre “All I Hear Is”, il primo singolo tratto dal tuo album dal titolo “UNDO”. Ci racconti la genesi e le intenzioni di questo brano (e del suo titolo), che ti ha visto collaborare con il dj e musicista Axel Cooper e con la cantante Rose White? Avevo iniziato a scrivere “All I Hear Is” tre anni fa circa, ma nel mio primo album “Parallel Worlds” non volevo inserire brani cantati bensì soltanto strumentali. Parlando poi con il mio discografico Roy Tarrant, in seguito abbiamo deciso di dare alla luce un album con strumentali e canzone così da sentirmi al 100% me stesso. In un primo tempo, avevo fatto cantare la canzone a una cantante americana molto brava, tuttavia qualcosa non mi tornava… Era troppo jazz nell’intento. Ho scoperto Rose per caso, le ho fatto fare due provini ed è stato un colpo di fulmine. Non per nulla, le ho assegnato un secondo brano, “I’m On Fire”. Con Axel collaboriamo da anni, ha una grande sensibilità ed è capace di tirare fuori delle idee che – benché in un primo momento sembrino assurde – alla fine sono immancabilmente vincenti”.

La canzone “All I Hear Is” è stata registrata tra Londra, Como e Milano: come mai avete scelto proprio queste città e quanto hai idea che influisca la geografia nella creazione e in una qual certa realizzazione invece che un’altra di un’opera? Rose è Londinese, quindi ha registrate le voci in studio a Londra. Axel è di Milano, io sono di Como e voilà”.

La traccia “All I Hear Is” ha – come è stato affermato – un inizio pianistico e la voce leggera ed eterea di Rose White che porta in un crescendo emozionale attraverso la melodia vocale che diventa motivo portante e sonorità elettroniche. Tutto ciò da quale progettualità e da cosa vi è stato suggerito? “Mi è stato suggerito semplicemente da ciò che avevo in testa. Canto sempre i miei provini per capire se il tutto può funzionare o meno. La ciliegina sulla torta è il drop di Axel, che conferisce una potenza incredibile al brano… brano che, in sé e per sé, è molto dolce”.

Citandoti, hai scelto di intitolare il tuo album “Undo” – che significa distruggere, disfare – per far capire la tua precisa volontà di dare una direzione diversa alle tue scelte artistiche, esplorando nuove strade rispetto al passato. Come descriveresti dunque quello che è stato il tuo passato, quali sono le tue differenti progettualità da ora in poi e da quale ragione o/e sentimento sono sorte e sono state motivate?  Inizialmente l’album si doveva intitolare “Dixconection”, che è un gioco di parole tra dieci (dix in francese) ossia il numero dei brani contenuti nell’album e connection… Ma poi Roy ha tirato fuori dal cilindro “Undo”, termine corto e incisivo che rappresenta in pieno la carriera artistica…”.

Infine, prima di salutarti, puoi anticiparci quali sono i tuoi prossimi progetti e magari pure qualche chicca in anteprima? Sto già lavorando sulle composizioni del mio terzo album da solista… Poi, con Roy Tarrant, abbiamo deciso per un album Rockets ma di sole cover in salsa Rockets per l’appunto. Dopo l’Arena di Verona, stiamo lavorando pure su un nuovo spettacolo e idem per i miei concerti da solista. Però, prima, mi prenderò una meritata piccola vacanza”.

Redazione Scomunicando.it

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