Da Sicilia e Calabria un nuovo appello a tutela della salute. Presentati a Messina i dati nazionali raccolti dal Centro Studi in Odontoiatria grazie all’app “DentistiInApp”
Da gennaio 2018 a settembre scorso, su oltre 20mila accessi di ricerca, sono registrate 450 segnalazioni per situazioni a rischio di esercizio “abusivo” grazie all’app “Dentisti In App” un innovativo strumento del Centro Studi in Odontoiatria. Nel 2017 i NAS hanno sequestrato in Italia beni nel comparto odontoiatrico per un valore complessivo di oltre 19 milioni di euro ed erogato oltre 154mila sanzioni amministrative.
“Si sono fatti importanti progressi – ha esordito Renzo, presidente Coordinamento regioni Sicilia e Calabria – ma è necessario mettere in campo molte altre azioni per contrastare questo fenomeno criminale che mantiene un’elevata incidenza nella sua illegalità e, tra l’altro, rischia di distruggere l’impegno e i sacrifici di chi ha studiato e lavora onestamente”. Intanto grazie a “DentistiInApp”, nata a fine 2017, sono venuti a galla numeri significativi ed elementi utili di riflessione sul fenomeno. L’app funziona in modo molto semplice, chiunque può scaricarla dai sistemi Google-Android e Apple Store e conoscere chi lo sta curando. Se il nominativo non risulta presente nell’elenco dei professionisti (messo a disposizione dalla FNOMCeO, federazione degli Ordini dei Medici e Odontoiatri), scatta la segnalazione alla CAO di competenza territoriale per le dovute verifiche considerando il rischio di un sospetto esercizio abusivo della professione o prestanomismo. Alle CAO degli Ordini, organi sussidiari dello Stato, spetta il compito di verificare e segnalare i casi sospetti collaborando con le Forze dell’Ordine (in particolare Guardia di Finanza e NAS). Nello scorso ottobre sull’applicazione, ad esempio, sono stati digitati 652 nominativi, tra questi 15 sono stati segnalati gli accertamenti sono in fase di elaborazione; nei primi 15 giorni di novembre si sono registrate 296 ricerche e 6 segnalazioni. Se pensiamo che la stima degli abusivi è stata più volte calcolata in circa 15 mila soggetti che esercitano una professione senza laurea o comunque con carte non in regola, la strada è ancora in salita, specialmente perché spesso il paziente ha una percezione limitata soprattutto all’aspetto estetico della struttura a cui si rivolge. In molti sequestri infatti le apparecchiature erano di ultima generazione.
Secondo i dati ufficiali forniti dai NAS, nel biennio 2015-2016 i beni sequestrati hanno superato quota 69 milioni di euro, mentre le sanzioni amministrative rimangono evidentemente sproporzionate: 154mila euro nel 2017, appena 21mila nel 2016 e 239mila nel 2015. Percentuali bassissime che sfiorano l’1%. Le regioni più colpite sono Lombardia, Piemonte, Veneto, Campania, Sicilia, Emilia Romagna e Lazio, ma si registrano ovunque casi. “In questi ultimi anni – ha continuato Renzo – grazie al coinvolgimento dell’opinione pubblica, all’azione di esperti e giornalisti, alla realizzazione dell’app e di siti web, ad esempio www.caoce.it, abbiamo ribaltato di fatto l’approccio al problema.
Oggi sono gli stessi fruitori e danneggiati, quindi i pazienti e i dentisti veri, a segnalare, denunciare e fornire a chi di dovere le informazioni utili alle indagini, nel pieno rispetto della legalità e della privacy. Il Centro Studi in Odontoiatria ha posto tra gli obiettivi primari della sua azione proprio lo studio dell’impatto sociale delle pratiche illegali in odontoiatria. Il Centro Studi associazione nazionale indipendente, apartitica, senza scopo di lucro interagisce con enti e istituzioni , centri di ricerca ed opinion leader, privilegia iniziative di promozione e supporto della corretta pratica in Odontostomatologia. Obiettivi importanti, quali lo studio di un approccio ad impatto ecologico limitato delle terapie in abito odontoiatrico e favorire lo scambio d’informazioni, studi e ricerche diversi problemi fondamentali nel settore di competenza.
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