Quantunque si tratti di un evento di minore entità rispetto ad allora, chi ha vissuto la tragedia dei villaggi della jonica, si ritrova dinnanzi ad un film già visto, che riporta gli stessi contenuti e lo stesso drammatico epilogo.
E come Giampilieri, neanche a farlo apposta, Scarcelli non era considerata tra le aree a rischio nel Piano per l’Assetto idrogeologico. Coincidenza, questa, che deve far riflettere, e non poco.
Il maltempo che uccide, ormai, è come una giostra impazzita, una roulette che girando si ferma su questa o quella località, senza risparmiare nulla.
E stavolta, il nuvolone assassino ha scaricato la propria furia sui bacini ed i versanti dei Peloritani dal lato tirrenico.
In questa occasione, a differenza di tutte le altre, non si può parlare di cedimenti di terreni abbandonati o quant’altro, perché dalle campagne di Scarcelli son venuti giù anche grossi alberi di ulivo, e le cosiddette “armacie”, che reggevano i terrazzamenti, sono state bruscamente inghiottite dalla frana.
Sono due le zone di Saponara, entrambe all’interno della contrada Scarcelli, che hanno subito questa nuova, ennesima, ondata di danni: via Roma e via Como, rispettivamente disposte in ordine di quota e di posizione, da mare verso monte, salendo al paese.
Luca Vinci, 10 anni, e Luigi e Giuseppe Valla, padre e figlio, rispettivamente di 54 e 28 anni, non ci sono più. Abitavano in via Roma, e da oggi questi nomi si aggiungono alla triste lista di chi dovrà essere ricordato e commemorato.
Due dei tre corpi sono stati estratti ieri, tra metà giornata ed il primo pomeriggio, dai Vigili del fuoco e dai Carabinieri, tra il dolore e lo sgomento di tutti. Al momento si continua a scavare con grande cautela per ritrovare quello di Luigi Valla, mentre è stata poi smentita l’ipotesi della quarta vittima, una donna ventiquattrenne, che aveva partorito da appena quattro giorni, estratta dal fango ferita, e ricoverata in ospedale.
La pioggia, alle 16.00 di avantieri, scendeva in maniera regolare, ma tra le 18.00 e le 20.00 ha toccato picchi incredibili, e le colate di fango, dovute al distacco ed allo scivolamento della coltre detritica, sono penetrate dappertutto, invadendo e danneggiando strade, case, automobili, e tutto ciò che si trovava nei luoghi pianeggianti, causando anche dei crolli.
“Ieri sera ero in casa – dice un abitante di via Como – ed ho dovuto raggiungere il piano superiore perché giù avevo tutto invaso dal fango. Adesso ho dovuto abbandonare l’abitazione, ho recuperato dei vestiti e sono rimasto fuori”.
“Sono a testa sotto e piedi in aria, non ci sono ruspe disponibili, e devo portare da mangiare agli animali che si trovano nella mia azienda agricola rimasta isolata”, dice un allevatore, che poi racconta qualche particolare di quei momenti: “Si sentivano dei grossi boati e le auto parcheggiate scendevano ruotando su se stesse”. Poi riferisce un dettaglio che potrebbe apparire paradossale, e che invece è significativo di quei momenti: “Il maresciallo dei Carabinieri, venuto a portare soccorso, è stato costretto a rifugiarsi dentro casa mia, a causa dell’impeto dell’acqua che stava per trascinarlo”.
I primi militari del 24° Artiglieria “Peloritani”, con vanghe e bottigliette d’acqua sono giunti in via Como intorno a mezzogiorno, perché prima hanno dovuto liberare l’ingresso di via Roma, operazione prioritaria per la presenza dei dispersi.
Una coppia, proveniente dalla zona soprastante la contrada, ha raggiunto l’abitato a bordo di un carrello rimorchiato da un trattore cingolato, unico mezzo che poteva transitare da e verso monte, mentre dei bambini, muniti di stivali, girovagavano tra i detriti sotto gli occhi dei loro genitori intenti a liberare dal fango lo spazio circostante la loro abitazione.
Un’altra grossa frana, dalla corona altissima, posta sulla sommità della montagna, si è staccata verso la sponda destra del torrente abbattendo il muro d’argine, che ha resistito alla forza delle acque del torrente in piena, ma ha ceduto all’impetuosità di quel pezzo di montagna caduta.
Più giù, in via Roma, dei ragazzi hanno appena lasciato le proprie abitazioni portando con sé delle provviste, oltrepassando la zona franata: da oggi, per loro, inizierà un’altra vita.
Intanto lì, il grosso fronte di frana che si è abbattuto sull’abitato, causando le tre vittime, non è, purtroppo, isolato. Ve ne insistono accanto altri già staccati, pronti a riversarsi sulle altre abitazioni, in questa fase risparmiate dalla tremenda colata.
E proprio in via Roma, sono state, per buona parte, riferite le 12 ordinanze di sgombero emesse dal sindaco di Saponara, Nicola Venuto, che ha notato “atteggiamenti di grande professionalità” nella riunione operativa svoltasi in prefettura ieri pomeriggio, alla presenza, tra l’altro, del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, e di quello dell’Ambiente Corrado Clini.
Speriamo bene. Intanto l’unica cosa certa è che ci sarà un altro giorno da ricordare nel segno del dolore e della rabbia, che si aggiunge al 1° ottobre di Giampilieri e Scaletta Zanclea: sarà il 22 novembre, il giorno di Saponara.
foto e testo di Corrado Speziale