FCTRIO – “The Uncle” Gianni Lenoci ricordato in una “prima assoluta” per la Filarmonica Laudamo di Messina
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FCTRIO – “The Uncle” Gianni Lenoci ricordato in una “prima assoluta” per la Filarmonica Laudamo di Messina

– di Corrado Speziale –

 Il batterista Francesco Cusa si è esibito a Messina con il suo nuovo trio, riunito per la prima volta, con Tonino Miano al pianoforte e Riccardo Grosso al contrabbasso, in uno straordinario concerto dedicato al musicista e pensatore Gianni Lenoci, scomparso nel 2019. L’evento si è svolto il 22 agosto nello spazio del Museo Regionale di Messina, nell’ambito della centesima stagione della Filarmonica Laudamo, per la rassegna “REState al MuMe”. L’importante e piacevole novità è stata ulteriormente arricchita dal rientro a Messina del pianista Tonino Miano, dopo 27 anni trascorsi intensamente negli Stati Uniti.

“The Uncle”, soprannome dato dagli amici a Gianni Lenoci, è anche il titolo dell’album del 2020 in cui il compianto pianista pugliese era stato protagonista nel Francesco Cusa Trio.     

Su tale album è stato articolato il concerto, con l’aggiunta di una bellissima ballad composta da Lenoci. Si sono rivelati straordinari alcuni momenti dedicati all’improvvisazione, tra cui il rientro finale sul palco.

Luciano Troja: “Per realizzare questo concerto nella stagione che si è interrotta abbiamo dovuto inseguirlo… È un omaggio che mi sembrava giusto fare, considerato il lungo tempo per poterlo realizzare”.   

L’amarcord: Francesco Cusa e Gianni Lenoci avevano suonato insieme a Messina, sempre per la Laudamo, il 26 ottobre 2017, proponendo un progetto dal titolo “We Cats”.

Quando le basi artistiche sono di prim’ordine e le motivazioni lo sono altrettanto, unite alla passione e al sentimento, per tre musicisti come Francesco Cusa, Tonino Miano e Riccardo Grosso, bastano poche ore di prove pomeridiane per entrare in sintonia e creare un interplay sorprendente.

Francesco Cusa è un artista singolare, unico nel suo mondo: batterista che ha studiato anche da pianista, compositore, scrittore, poeta e altro ancora. Un creativo a tutto campo, libero, visionario, ben distante dai canoni usuali cui siamo abituati. Ha un rapporto appassionato con la sua batteria da cui fa volteggiare il suono, articolando magnificamente i ritmi con taglio leggero e coinvolgente.

I quasi trent’anni “americani” di Tonino Miano, pianista messinese di rientro da New York, dove è stato artista d’avanguardia, si notano tutti: la tecnica eccezionale che ha dimostrato di possedere è alimentata da un’energia fuori dal comune e supportata da tanta conoscenza. Ne godrà certamente il pubblico siciliano, e non solo, che da qui in poi lo vedrà impegnato a suonare sui palcoscenici. E certe scelte sono ben studiate e meditate. Le “assonanze” tra Miano e Lenoci le descrive così Francesco Cusa: “È incredibile! Il suo tocco ricorda molto il modo di approcciare i brani di Gianni Lenoci. Ovviamente hanno cifre stilistiche diverse, ma molto affini”.

Punto d’appoggio fondamentale del trio, a far da raccordo tra Miano e Cusa, è il giovane contrabbassista Riccardo Grosso: le sue corde vibrano in profondità tra il rullare della batteria e l’incedere intenso e variegato del pianoforte.

Il ricordo di Gianni Lenoci: il pianista compositore è venuto a mancare il 30 settembre 2019, ma le sue infinite idee musicali adesso possono trovare continuità grazie ad artisti come Francesco Cusa, che gli era amico e collega. Tra i due c’era una passione condivisa per la musica, ma soprattutto erano uniti, in maniera empatica, nella stessa visione del mondo.

“The Uncle”, soprannome dato dagli amici a Gianni Lenoci, è anche il titolo dell’album del 2020 in cui il compianto pianista pugliese era stato protagonista nel Francesco Cusa Trio. L’album, doppio, speculare, un fronte rosso, l’altro nero, con gli stessi brani interpretati da due formazioni differenti, si sarebbe dovuto intitolare “Giano Bifronte”, ma la prematura dipartita dell’amico musicista ha indotto Francesco Cusa a trasformare tale appellativo in sottotitolo e ad inserire tra i cd un fascicoletto di poesie per la persona speciale che non c’è più. “Gianni è andato via poco prima l’uscita del disco. Negli ultimi giorni della sua malattia, quando nessuno pensava che sarebbe finita così, non vedeva l’ora che l’album venisse pubblicato. Ci teneva tanto a questa cosa”.

Cusa e Lenoci avevano suonato insieme a Messina, sempre per la Laudamo, il 26 ottobre 2017, proponendo un progetto dal titolo “We Cats”. “È stato un concerto indimenticabile”, ricorda Luciano Troja. Cosicché, c’è un filo sottile che lega il 2017 al 2021 che sta nel sentimento e nella visione comune dell’universo musicale e della vita. Il direttore artistico della Laudamo ha così ricordato Lenoci dal palco: “Era una persona che vedeva la musica a 360 gradi. Nonostante all’estero avesse avuto grandi riconoscimenti, rimaneva sempre fuori dai riflettori. Il fatto di essere così importante e profondo stando fuori da vetrine e passerelle, l’ho trovato uno dei motivi più importanti per poterlo rappresentare e ricordare oggi”.

Un altro pensiero è ritornato su Lelio Giannetto, grande musicista e ricercatore palermitano, portato via dal Covid l’anno scorso, che domenica scorsa avrebbe compiuto sessant’anni. La Laudamo gli aveva dedicato l’evento precedente.

Al concerto è stato protagonista un jazz senza limiti di sorta, intenso e variegato, frutto di idee, percorsi e incroci di conoscenze, dove l’improvvisazione si è ben innestata sui temi.

Non sono mancati angoli di introspezione, in cui la densità musicale ha lasciato spazio al pensiero.

È una musica che riflette in pieno il carattere di Francesco Cusa, autore di quasi tutti i brani proposti, che Tonino Miano elabora e “narra” magnificamente al pianoforte. E dire che in presenza si erano visti soltanto poche ore prima!

L’eccentricità dei titoli, quasi tutti con ypsilon finale, non passa inosservata.

Cospirology avrebbe un’ispirazione intrigante, che si ritrova nella seconda parte del brano, dopo tempi e note che partono da un jazz riconoscibile per poi innalzarsi verso una fusion straordinaria.

Stessa sorte tocca ad Anthropophagy, che ha come ispirazione la pace nel mondo. Qui sarà il piano di Miano a decollare, trascinando il trio su variazioni entusiasmanti.

Ai tempi di “Uncle” non c’era ancora il Covid. Chissà come Cusa riscriverebbe adesso Pharmacology…! Qui il dialogo tra batteria e pianoforte crea una storia che si fa apprezzare tantissimo.

Prima del prossimo brano, spazio ai tre in assolo che delizieranno il pubblico con straordinarie improvvisazioni: puramente creativa quella di Miano al piano; profonda e vibrante quella di Grosso al contrabbasso; articolata, morbida e leggera, quella di Cusa alla batteria, con bacchette feltrate.

Reumatology è un bellissimo jazz dall’incedere veloce, ottimamente ritmato e strumentato.

Dr Akagi presenta un sound agile e brioso, in un percorso particolarmente elaborato da un pianoforte sempre in grande evidenza e dai virtuosismi alla batteria.

Fagan, brano di Gianni Lenoci, è una splendida ballad dove piano e contrabbasso si affiancano lentamente, mentre le spazzole di Francesco Cusa, vibrando nell’aria, accarezzano la batteria.

Il brano di rientro, che fa da bis alla fine della serata, è tutta un’improvvisazione che scorre su tempi elevati e mette in mostra equamente le abilità e la passione dei tre protagonisti.

Disturbi durante il concerto: la volta scorsa avevamo scritto della maleducazione di molestatori armati di karaoke, o qualcosa di simile, lungo il viale della Libertà. Lo ribadiamo ancora, anche se non fa più notizia: prevale la musica, anche a volume nettamente inferiore!

26 Agosto 2021

Autore:

redazione


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