Il referendum per la riforma costituzionale italiana è diventato per la politica un primo passo per confrontare forze politiche ed intese alle prossime competizioni elettorali.
A volerlo il Capo del Governo, che ha voluto associare alla sua richiesta di SI alle riforme la continuità dell’azione di governo. E’ nota a tutti l’affermazione “se vince il NO mi dimetto. Secondo noi del NO, questa è la comprova della mancanza di maturità politica, venuta meno nel l’ultimo decennio e sminuita da un maggiore interesse autoreferenziale da parte dei politici. Le lotte interne ai partiti ed alle coalizioni, non mirano più alla valorizzazione dei principi e dei valori che li rappresentano, ma al l’ottenimento di obbiettivi insani, legati a rapporti economici e di leadership, che nulla hanno a che fare con la rappresentatività, la sovranità popolare ed i diritti inscindibili, da sempre strettamente legati alle regole di uguaglianza e di pluralismo sociale. A chiedere di cambiare la Costituzione Italiana, a renderla più “snella” nella funzione legislativa e soprattutto slegata alla volontà popolare e meccanismi democratici, sono le grandi banche mondiali, l’America, la Germania e l’unione Europea. E’ evidente che l’interesse economico extra nazionale è il motore che impone regole, detta metodi, richiede restrizioni e controlla la finanza. L’obiettivo è ottenere un ritorno sotto forma di interessi e beni da reinvestire liberamente e senza vincoli. Legando sempre di più l’Unione Europea agli interessi economici, allo strapotere di lobby ed interessi monetari, si perpetua l’errore di favorire la perdita di un prodotto interno, di un made in Italy, che la globalizzazione ha spostato in altri luoghi sostituendolo con quanto di peggio c’è nel mondo, l’industria taroccata e di serie, determinando la morte delle nostre aziende Italiane e la perdita di reddito e posti di lavoro. I trattati economici e commerciali europei legati a questa riforma capestro della Costituzione Italiana, ci legheranno sempre di più ad un economia che influenzerà negativamente le istituzioni arrivando direttamente al maggiore peso fiscale per i cittadini. La sovranità di un popolo sarà barattata con l’arroganza e la libertà politica di scelta e di governo. La nostra Costituzione, che va certamente rivista alla luce di una modernizzazione, non può essere funzionale ad un solo movimento di pensiero o una componente politica o sociale, deve comprendere e tutelare la pluralità nazionale, mettendo da parte le oligarchie di genere ed i poteri assoluti. Renzi, confonde la rottamazione dei politici con quella del Popolo. Pensi di più alla mancanza di una seria rappresentatività politica nei confronti della collettività e degli elettori, spesso traditi attraverso i cambi continui di casacca. Proponga una riforma elettorale, che non consenta al politico eletto di confluire nel partito o coalizione opposta. Questo metodo pierino, comune a tutti i partiti, nella sostanza è un tradimento nei confronti degli Italiani e degli elettori, che hanno dato fiducia ad un programma ed una rappresentanza. Il trasformismo per collocarsi sul carro del potere, calpesta ogni dignitoso principio di lealtà, di rispetto delle parti e della stessa Costituzione. Riguardo ai costi della politica, inoltre, andrebbero abbattuti guardando le tasche dei 945 Deputati e Senatori dello Stato, 1117 Consiglieri Regionali, più i tantissimi milionari burocrati a carico delle Regioni e dello Stato Italiano. Quest’ultimi veramente troppi, ben pagati e molti di loro incapaci di produrre benefici reali. Gli 8094 Sindaci e gli oltre 35.000 Assessori. La Riforma Renzi, taglia i Senatori non per abbattere i costi della politica, ma per liberarsi di una camera scomoda e spesso limite della sovranità politica. Ridurre i costi di soli 215 Senatori, portandoli a 100 elementi, di cui 5 indicati, per 7 anni di mandato, dal Presidente della Repubblica, e 95 non più eletti dal Popolo ma dai politici, tra i Presidenti di Regione e Sindaci, non è un vantaggio per la Nazione. Accomunare mansioni amministrative a quelle legislative per Sindaci e Presidenti di Regione, significa impedire lo svolgimento, con continuità ed interesse, di ruoli istituzionali. Sarà un Senato impantanato nelle logiche di avvicendamento continuo di elementi, che per rinnovi elettorali e caduta di governi locali, non sarà nelle condizioni di mantenere la stabilità operativa. Il Premier Renzi, gira l’Italia con slogan surreali e baratta il “SI” alla riforma con elargizioni virtuali di economie pubbliche e la realizzazione di piccole, medie e grandi opere. Come è avvenuto a Messina per il MASTERPLAN e per il PONTE. Propositi che si svuoteranno subito dopo il 4 Dicembre e che non trovano corrispondenza nello stesso partito del rottamatore e nella maggioranza di Governo. I maggiori poteri legislativi ed economici di questa riforma si riverseranno sulla Camera dei Deputati, offrendo al Capo del Governo maggiore libertà di scelta, sottraendoli al popolo e ad altri organi istituzionali, come ad esempio la Corte Costituzionale. Questo gli consentirà di salvare le banche ed ottenere nel l’immediato un virtuale andamento positivo della borsa, ma che si infrangeranno in concreto nelle tasche dei cittadini, costretti a pagare interessi e debiti, valutati in maniera libertina e fuori da ogni controllo. Basti pensare che il denaro della Comunità Europea va allo Stato e da questo ai cittadini (che chiedono prestiti per progetti vari) soltanto attraverso gli istituti bancari. Tre passaggi che determinano lo stesso processo economico della commercializzazione dei nostri prodotti agricoli, con la differenza che il benefattore principale del bene monetario è la Banca Mondiale, che incassa il triplo del valore reale. Nel caso dei nostri produttori, invece, i contadini, ricavano sempre il valore più basso, essendo costretti a vendere sotto costo per facilitare la distribuzione e la vendita. Una politica, quindi, rivolta al beneficio delle lobi e non agli interessi dei lavoratori, condivisa e sostenuta proprio dal Partito Democratico, in persona del proprio Presidente. Il Governo Renzi deve svolgere il proprio compito istituzionale, applicando alla lettera la costituzione italiana e non privandola dei principi più nobili che contiene. Tra questi l’operare per la crescita economica di ogni singolo cittadino dello Stato, affinchè tutti abbiano una possibilità di lavoro, mantenere e sostenere la democrazia e la sovranità popolare, garantire le minoranze e governare nel l’interesse di tutti. La Costituzione è la base della convivenza civile, un insieme di regole e principi, che devono essere funzionali e plurali rispetto ai governi che si succederanno nel tempo, non può essere un vestito ricucito per gradimento di una minoranza e per soddisfare esigenze economiche gradite oltre frontiera. La Riforma Renzi, inoltre, allontana la gente alla partecipazione politica. Lo dimostra la modifica del numero di firme necessarie per proporre leggi d’iniziativa popolare e per i referendum, che passano da 50 mila a 150 mila i primi ed oltre 300 mila in più i secondi. Sostanzialmente questa proposta di riforma toglie “soltanto” al popolo, rafforzando il potere politico, attraverso una trasformazione della Costituzione Repubblicana partecipata in una Costituzione oligarchica governativa. Noi votiamo NO. Lo facciamo convinti di tutelare un interesse collettivo. Mandare a casa Renzi è altra cosa. Se fosse onesto, si dimetterebbe, offrendo al popolo un governo eletto e rappresentato. Quello attuale è un pur purè, amalgamato da un unico interesse, la poltrona ed il potere sul popolo.
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