Intervista realizzata da Giulia Quaranta Provenzano
Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista alla giornalista e conduttrice televisiva, che ha fondato DRESS MORE WITH LESS… meno fast fashion e, invece, più unicità e sostegno alle donne e all’ambiente!
Buongiorno Federica! Lei è una giornalista, ha lavorato alla RAI per venticinque anni e ora – in quella che chiama la sua seconda vita, la cito – viaggia per il mondo alla ricerca di piccoli artigiani e artigiane che producano tessuti, ricami, passamanerie, pietre semipreziose ma soprattutto di cooperative sociali di donne. Ascoltando le loro storie, ammirando la loro arte, libera infatti la sua fantasia nella creazione di accessori e capi d’abbigliamento che sono pezzi unici. Ebbene da quale cosiddetto motore interiore ha avuto origine il suo viaggio nell’artigianato, in DRESS MORE WITH LESS [clicca qui https://dressmorewithless.com/it/ per accedere al sito Internet]?
Come mai ha scelto come logo del suo DRESS MORE WITH LESS una libellula [clicca qui https://instagram.com/dressmorewithless?igshid=YmMyMTA2M2Y= per accedere al profilo IG]? Ciò ha forse a che fare col fatto che essa, elegante e aggraziata (tant’è che neanche fa increspare le acque su cui vola), è simbolo di libertà opposta al senso del possesso e del potere? “Sì, ho scelto la libellula come logo di DRESS MORE WITH LESS perché essa è simbolo di libertà e di cambiamento. Io ho difatti fatto un grande cambiamento nella mia esistenza, a quarantasette anni d’età, lasciando ogni cosa – la mia carriera, il mio posto fisso da inviata speciale alla RAI. Diciamo che mi sono liberata da tutto quanto e ho cambiato vita per cui, in base a ciò, posso tranquillamente affermare che credo tantissimo sia nella libertà che nel cambiamento. Mi piace molto cambiare e ripartire da zero e, non per nulla, dopo quattro anni dalle mie dimissioni ho fatto un altro cambiamento e sono di nuovo ripartita da zero in un Paese straniero, con una cultura differente, ricreando un’ennesima volta un’altra attività”.
Come lei stessa ha affermato, nella sua seconda vita si sta dedicando al volontariato e a RISCATTI [clicca qui www.ri-scatti.it per visionare il sito Internet dell’onlus]. Le chiedo dunque la propria individualità in che relazione sta – almeno per quello che la concerne e in base a come la concepisce lei – con la socialità e con l’aggregazione, con la vita sociale. “Io credo che in tutti noi ci sia una buona dose di individualismo e di aggregazione, di socialità. A me piace cercare di restituire tutta la fortuna che ho avuto nella mia vita, visto che ne ho avuta tanta – a partire dalla salute che, corna e scongiuri facendo, finora regge. È, questo, un po’ il motivo per cui desidero avere sempre un occhio d’attenzione a chi ha meno di me o che si trova in difficoltà ed è quello che ho fatto molto con RISCATTI… anche se adesso non sono più parte attiva dell’onlus poiché, vivendo negli Stati Uniti, in Italia ho altri progetti. Quello che portavo avanti con RISCATTI, ora lo faccio comunque sempre con i miei artigiani e lavorando soprattutto con cooperative sociale e supportando l’associazione VIVERE CON LENTEZZA [clicca qui https://vivereconlentezza.it/chi-siamo per visionare il sito Internet e clicca qui https://instagram.com/lentezzaviverecon?igshid=YmMyMTA2M2Y= per visionare il profilo IG], che opera specialmente in India”.
Inviata speciale e conduttrice in RAI, lì si è a lungo dedicata allo sport pertanto le domando cosa rappresenta per lei e qual è il principale pregio che attribuisce non di meno alla bellezza e all’all’arte [clicca qui https://instagram.com/federica_balestrieri?igshid=YmMyMTA2M2Y= per accedere al profilo IG di Federica Balestrieri]. “La bellezza è fondamentale. Io mi sono occupata molto e molti anni di sport, che è meraviglioso nonché una scuola di vita… c’è tanta beltà in esso! I valori dello sport sono importantissimi e purtroppo, però, si stanno disperdendo nella vita quotidiana – mentre, secondo me, sarebbe necessario coltivare proprio l’esercizio fisico. L’arte e la bellezza in generale sono di sicuro qualcosa che aiuta a vivere meglio, rasserenano gli animi. Credo non poco nel potere proprio della bellezza e cerco sempre di circondarmi di cose belle, anche piccole, che sia un panorama o attimi di beltà: mi rinfrancano l’anima”.
Quale ruolo le pare che giochi e quale le piacerebbe avesse l’immagine visiva nella società e nel veicolare significati nei più differenti campi della vita – ad esempio a livello emozionale, d’impegno verso un qual certo “quid”, psicologico a riguardo di sé e di coloro con i quali ci si interfaccia? “Oggi l’immagine visiva è tutto, ché la nostra società bada molto di più all’apparire che alla sostanza perciò bisogna curare tanto proprio la forma esteriore… ciò altresì per riuscire a veicolare il contenuto. Ecco cioè che attualmente l’immagine è quindi fondamentale e non è slegata per l’appunto da esso, dal contenuto”.
Risalgono al 31 dicembre 2016 le sue dimissioni, è cioè questa la data in cui ha rinunciato – citandola nuovamente – ad ancora diciannove anni del suo prestigioso posto fisso. All’epoca quarantasettenne, cosa desiderava per la sua nuova esistenza e cosa a tutt’oggi desidera – mentre da bambina e poi durante l’adolescenza a cosa immaginava di dedicarsi “da grande”? “Da bambina volevo fare la fiorista, immaginavo che avrei fatto ciò… forse sentivo già in me un animo commerciale, ma quello che è certo è che tale mio desio d’infanzia è legato al bello perché i fiori sono qualcosa di meraviglioso. Quando mi sono licenziata dalla RAI, in realtà, non avevo un progetto preciso a cui rivolgermi – sapevo solo che avrei voluto condurre una vita completamente diversa da quella di prima e trasferirmi all’estero… avevo già individuato il Paese, il luogo, negli anni precedenti alle mie dimissioni che sono state soltanto una tappa di un percorso iniziato da tempo verso un obiettivo che mi ero prefissa, prima o poi, di raggiungere. Cosa avrei fatto non lo sapevo, però sono ripartita subito dalle mie passioni che sono sempre stati i viaggi. Ho preso lo zaino in spalla, ho fatto un biglietto, sono andata in India e ci sono rimasta un mese. Da lì è poi sorta l’idea di lavorare con gli artigiani locali, ho scoperto le cooperative ed è nata la mia slow fashion DRESS MORE WITH LESS. Per tornare dunque alla sua domanda, quello che desideravo era un cambiamento. Quello che desidero adesso è vivere dove risiedo appunto ora ossia a Miami, ho raggiunto il mio obiettivo di abitare davanti al mare e circondata di bellezza, di continuare a viaggiare e scoprire il mondo e aiutare – se posso – le persone che incontro. Desidero stare in salute e continuare a fare quello che faccio, insomma mi sento molto risolta – sì, <<risolta>>” è la parola giusta!”.
So che ricorda con piacere la frase di Seneca che recita <<Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare>>. Nel suo muoversi per un obiettivo i ricordi, la sperimentazione e l’osare, il pianificare e l’organizzare, l’istinto e la razionalità quanto sono fondamentali e in che maniera timonano o no i suoi dì attualmente? “Io mi sono sempre fatta guidare dall’istinto e non ho mai fatto troppi calcoli, mi butto molto nelle cose e se c’è qualcosa da intraprendere agisco senza aspettare e senza tergiversare. Sicuramente la sopracitata frase di Seneca è emblematica… ovvero se non sai qual è la tua passione e cosa ti piace e non hai delle idee, fai poi inevitabilmente fatica a navigare e a trovare la giusta rotta – ma se sulla giusta rotta ti ci metti, il vento favorevole arriva. Sono convinta che sia necessario avere appunto delle idee, sono convinta pure che se non ti ascolti allora difficilmente riuscirai a trovare il vento propizio dacché le cose non capitano così per caso bensì prestando orecchio a sé e seguendo il proprio istinto e le proprie passioni indipendentemente da quello che si sta facendo. Nella vita si evolve e se si ha bisogno di altro rispetto a ciò che in precedenza ci andava bene è giusto ripartire da se stessi e da quello che si ama senza ignorare le personali emozioni e stati d’animo… ecco, perciò, che nell’esistenza è fondamentale sapere dove si vuole andare e per l’appunto bisogna osare e non ignorare il proprio istinto”.
Vestirsi meglio con meno fast fashion e più pezzi unici, realizzati in modo sostenibile nel rispetto della dignità dei lavoratori e dell’ambiente che ci circonda è quello che si impegna a concretizzare ogni giorno con DRESS MORE WITH LESS. Lei, non per nulla, ha spiegato che non cerca margini di guadagno esagerati nel rivendere i capi d’abbigliamento e gli accessori sul suo shop online dacché il profitto, per quello che la riguarda, viene dopo il piacere del viaggio e della ricerca che l’hanno portata a scovare un certo tessuto o una certa cooperativa di artigiani. La sua felicità quindi non ha a che fare con il denaro, ma con il sentiero e lungo tale sentiero l’amore quale connotati assume e quale ruolo e importanza riveste? “Il profitto, senza alcun dubbio, non è lo scopo di DRESS MORE WITH LESS… l’unico mio desiderio è piuttosto fare qualcosa che mi piaccia, che mi appassioni e che possa essere utile per altre persone e per gli artigiani – dopodiché il profitto viene da sé, però non è una ricerca ossessiva. Ciò emerge anche dalla mia scelta di realizzare un solo pezzo per tessuto e per colore, scelta che non mi dà dei margini di guadagno enorme. Se io volessi potrei spianare un vestito che funzioni e farlo andare in migliaia di numeri e ovviamente guadagnerei di più di quello che guadagno oggi, tuttavia non voglio entrare nella produzione seriale. Di recente sono stata contatta da un fondo che era interessato a DRESS MORE WITH LESS e ai numeri che ci sono dietro, mi è stato chiesto se la mia attività è scalabile e cioè se si poteva praticarla in tantissima quantità e io ho risposto di no non perché non sia possibile farlo, ma poiché sennò si snaturerebbe quello che faccio. Non mi interessa quindi ottenere profitto a tutti i costi, ossia non mi interessa replicare… io continuo sulla mia strada e se il guadagno arriva ok, altrimenti io comunque mi accontento di quello che ho in quanto per me l’importante è essere serena e fare le cose fatte bene”.
Non ha mai negato che “l’armadio ideale” è sempre stato il suo sogno, ma che nel tempo – usando le sue parole – ha capito che per averlo non occorrono cassetti strapieni e nemmeno investire fortune in abiti griffati… bensì basta semplicemente trovare pezzi singolari, che raccontini la storia di chi ha dato loro la luce, così da mescolarli a capi basici che ci sono cari. Ci sono tuttavia alcuni materiali, colori, modelli che si è accorta di prediligere e – se sì – per quale motivo nello specifico? “Il cosiddetto <<armadio ideale>> è composto di pezzi basici, con la successiva aggiunta di pezzi unici che abbiamo soltanto noi magari perché sono fuori produzione o perché l’artigiano ne ha fatto uno solo… sono pezzi che abbiamo trovato in uno dei nostri viaggi e che abbiamo ereditato dalla mamma, scovati in qualche mercatino. Io credo molto nel riuso, nel riciclo, nel non buttare via le cose ma reinventarle sempre – soprattutto sostengo che sia bene non comprare in maniera ossessiva cose che probabilmente non riusciremo mai neanche a indossare in tutta una vita e che, dunque, rimangono appese nell’armadio con il cartellino ancora attaccato per anni. Non c’è un modello in particolare che prediligo, mi piace la moda un po’ comoda ché non voglio essere fasciata anche perché penso che ognuno debba vestire in maniera consona alla propria età. Quando conducevo il mio programma su Rai 1 e avevo trent’anni [clicca qui https://g.co/kgs/Jhcng6 per visionare la biografia di Federica Balestrieri] mi potevo permettere, non soltanto dal punto di vista fisico ma dell’età e dello stile di vita, l’immagine che avevo e un certo tipo di vestito un po’ fasciante e provocante. Adesso sono un altro tipo di donna. Secondo me, ciascuno di noi deve trovare il proprio stile e la propria identità anche dal punto di vista dell’abbigliamento. Mi piacciono i materiali naturali” .
È del parere che gli abiti, gli accessori e le loro fantasie abbiano o non abbiano un genere? Le domando ossia se, quando li immagina e li abbozza sul suo taccuino, ha in mente oppure non segue mai talune categorizzazione appunto del genere in base al sesso di nascita. “Non esiste un genere, secondo me, fondamentalmente in nulla. Il genere, alla fine, è uno schema mentale e anche un po’ superato oggigiorno che c’è tutto molto fluido. Per esempio i miei kimono di seta, reversibili, che io creo con dei meravigliosi sari indiani – trascorrendo settimane seduta a selezionarli uno a uno – li vendo moltissimo sia alle donne che agli uomini. Qui a Miami, poi, è tutto davvero molto fluido e non penso che ci sia un genere nel mio abbigliamento… chiunque può comprare e indossare i miei abiti bene, con grazia e con stile quindi non do loro vita destinandoli necessariamente agli uomini o alle donne, bensì li faccio per chi vuole vestirli”.
Alleggerire – il proprio bagaglio di aspettative, rincorse, ambizioni, visibilità e persino abiti! – è, per lei, un verbo chiave. Ha difatti ammesso che è stato attuando ciò che ha potuto fare spazio a più risparmi e meno spese, più salute e meno stress, più piaceri e meno doveri, più silenzio e meno rumore. Nella sua quotidianità, benessere ed esperienze fuori dall’ordinario che sono ciò che ha detto che cerca viaggiando, di cosa sono sinonimi ed equivalgono a riuscire a imboccare quale via (e in ispècie con quale speranza)? “Il mio hashtag preferito è <<solo bagaglio a mano>>, che è un po’ la metafora della mia vita. Più si è leggeri e più ci si muove velocemente e ci si sposta in fretta, si possono fare diverse esperienze e si ha la mente libera, non si è appesantiti da pensieri di ansia e di angoscia …torniamo cioè al discorso del profitto per cui potrei fare sì più profitto, potrei crescere sì e infatti molti mi chiedono perché non vendo nei negozi e la mia risposta è perché dovrei strutturarmi e strutturarmi significa più soldi ma pure più lavoro, più pensieri, più preoccupazioni. Preferisco avere meno economicamente, ma essere più leggera e più libera mentalmente – persino di poter svolgere tante cose diverse nella mia vita. Se invece uno si ingabbia troppo e si costruisce troppe cose intorno, alla fine si trova in una certa misura prigioniero della propria vita. Sicuramente l’obiettivo, la via che desidero sempre imboccare è quella di poter afferrare ogni cambiamento quando giunge e questo mi è possibile viaggiando leggera e appunto non creandomi attorno eccessive infrastrutture, lasciando dunque andare tante cose sia fisicamente che in senso metaforico quali preoccupazioni, pensieri, rabbia, ira, rancori… è ovvero essenziale lasciare andare sia materialmente che psicologicamente”.
Ha piacere di condividere con noi alcuni titoli di libri, canzoni, opere d’arte visiva e altresì Paesi che l’hanno profondamente toccata e fatta riflettere significativamente? “Io ho pochissima memoria ed è, ciò, una cosa parecchio brutta ma ho imparato a non farmene un cruccio. Quando leggo un libro, dopo poco già non me lo ricordo più eppure ho appunto imparato a lasciar fluire e godere della lettura nel momento in cui vi sono immersa (e questo nonostante il fatto che, se una sera si parla di libri, io non riesca a discorrerne in quanto so di averne letti però non mi ricordo il contenuto e così mi accade anche con i film e con tante altre cose). Posso tuttavia condividere il titolo di un libro che, come ripeto sempre, mi ha cambiato la vita e cioè “ADESSO BASTA” di Simone Perotti. È stato leggendolo che ha avuto avvio il mio progetto radicale di cambiamento da tutti i punti di vista, non soltanto di vita ma proprio di stile d’esistenza. Le canzoni mi piacciono un po’ tutte, non ho un brano in particolare a me caro. Mi piace tanto altresì l’arte contemporanea, ché ho avuto un papà molto curioso che era interessato ad essa e mi ha sempre spinto a interessarmene a mia volta… sono quindi cresciuta circondata dalla bellezza ma non tanto in casa, bensì grazie al fatto che mio padre mi portava alle mostre e anche mia mamma ai musei. Sono sempre stata abituata a guardare l’arte, ad apprezzarla e noi italiani siamo cresciuti nientemeno che nel Paese della bellezza!… a volte la diamo un po’ per scontata però, quando si vive in una Nazione che – rispetto alla propria di origine – ne ha di meno dal punto vista artistico (sebbene abbia, comunque, altra beltà in quanto la bellezza c’è ovunque se si sa guardarla), allora poi rivaluti quello di cui eri circondata. Talvolta è l’abitudine che non ci fa più vedere le cose belle. Sicuramente vivere in Italia, dove ovunque vi è bellezza architettonica, artistica, aiuta a formare il gusto e la sensibilità verso il bello”.
Infine, prima di salutarci, vuole anticiparci quali sono i suoi prossimi progetti e magari svelare pure qualche eventuale chicca in anteprima? “Non ho dei particolari progetti, io vivo molto alla giornata e non pianifico… lungo la strada c’è continuamente qualcosa, l’importante è saper prendere le vie traverse, laterali e non andare immancabilmente dritti su quella principale che è quella sicura e che non ha curve e in cui non si rischia alcunché. Se si vede una curva e non si sa se è una strada cieca o porterà da qualche parte o no, bisogna sempre mettere la freccia e girare per andare a scoprire cosa vi è e se da lì originerà qualche novità. Ecco, sono sicura che nasceranno inedite cose… per ora continuo a vivere la mia vita e qualcosa di meraviglioso certamente accadrà”.
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