Gino Astorina lo dice serio serio e non si riesce a fargli cambiare idea, niente anticipazioni sui brani dello show con cui il “Giardino della città” riapre dopo la breve – e unica – pausa della stagione, Ferragosto. Piuttosto, è Vincenzo Spampinato che si lascia sfuggire un sorriso. Attore l’uno, cantante l’altro, la loro è una “strana coppia” che compie ogni sera il miracolo della trasformazione degli spettatori in protagonisti, e – se è il caso – “rapisce” qualcuno dalla platea e se lo porta con sé sul palco e sotto i riflettori. Lo spettacolo si chiama “’70 ma non li dimostra”, e non c’è stata replica che non abbia visto il pubblico cantare, battere le mani a tempo, ballicchiare. E’ il segnale, ce ne fosse bisogno, che lo show ha successo.
Insomma, i due si preparano all’appuntamento con il Corallo, la sera di venerdì 16 agosto. “Senza ombra di piaggeria, secondo noi il pubblico messinese all’inizio sembra freddo, ma in realtà, in quanto esigente e competente, alla fine ti conquista e si fa conquistare”, dice Spampinato. Vero è che i due arrivano a Messina preceduti dalla fama del loro show. Ma anche dalla fama di ciascuno di loro, ch’è tanta, a onore del vero. Spampinato storico cantautore, musicista e compositore catanese, molto deve agli Anni Settanta, anni nei quali si alternò sul palco della Favorita con gente del calibro di Aretha Franklin, o conquistò il podio del Festivalbar. Per fortuna sua e nostra, non si è però fermato lì. E così ha scritto canzoni di successo per Riccardo Fogli e Viola Valentino, fatto tour con Vasco Rossi e New Trolls, duettato con Franco Battiato, Lucio Dalla ed Eros Ramazzotti. Ha perfino composto l’inno ufficiale della Regione Siciliana, “Madreterra”. Dal canto suo Gino Astorina non è da meno. Teatro, televisione, radio… ne ha fatte e ne fa di tutti i colori. Satira e cabaret, battute fulminanti e sketch “variopinti”, accento calcato sull’accento catanese e dizione da gran dicitore. Di tanto di tanto anche consulenze alla Rai, giusto per la cronaca. E molto, da sempre, di “Gatto blu”, mitica compagnia di cabaret che ha talmente premiato il teatro che la ospita da cambiargli il nome, come si fa con i vezzeggiativi e i diminutivi in famiglia. La sala si chiama Harpago ma non c’è niente da fare, tutti la conoscono come “Gatto blu”.
Vien da chiedersi proprio che ci facciano insieme questi due. E qui è Vincenzo a rispondere. “Si cerca sempre l’alter ego artistico, a me piace far ridere, come a Gino piace cantare. Ci conosciamo da oltre trent’anni, una bellissima amicizia, sempre d’amore e d’accordo… da tempo stavamo cercando una cosa per litigare: l’abbiamo trovata!”. Ai litigi si fatica a credere, però, perché lo show nasce già grande, incubato in decenni di chiacchiere e confronti tra i due artisti amici. “Da tantissimo tempo io e Gino pensavamo di fare una ‘follia’ insieme e amando profondamente gli anni Settanta, abbiamo cominciato a riderci e scherzare sopra. A volte le cose belle nascono per scherzo”. Uno scherzo fortunato. Per prepararlo i due si sono chiusi ogni mattina al Gatto Blu con chitarre, pianoforte caffè e pasticcini… “Gino è ingrassato cinque chili”. Chili a parte, “lo spettacolo ha un copione preciso, ma cambia e migliora tutte le sere. Diciamo che si adegua al territorio, alla gente che vi partecipa. Praticamente è pirandelliano!”, ride sornione Spampinato. “Noi speriamo che incontri tanto pubblico ancora – dice Astorina – perché ci diverte un mondo farlo. Non escludiamo di farne un format televisivo… vedremo”. Intanto, però, l’appuntamento è al Corallo (botteghino chiuso il 15, meglio prenotare prima, ma c’è tempo fino a venerdì, fino all’inizio dello spettacolo).
“Mi piace da impazzire quando il pubblico si lascia andare, ma soprattutto quando ride e sorride, dimenticando tutti i problemi di questo momento storico difficilissimo”, confessa l’attore. “A me – dice il cantante – piace come canta Gino. Spero, però, che non si monti la testa. Pensa, addirittura è convinto di fare un festival canoro e di chiamarlo il ‘CantaGino’!”. E non vi sembri un errore. Succede anche sul palco: il cabarettista ogni tanto canta e il musicista ogni tanto fa battute. I due si scambiano ruolo più facilmente che se si scambiassero una giacca. E il bello è che la cosa funziona. Effetto sorpresa compreso.
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