Lo straordinario Fiorello apre il 68°Festival della canzone italiana di Sanremo, sbaragliando tutti e tutto, persino l’ormai classica intrusione sul palco, che poi dirà “E’ ora di risolvere i problemi della gente e non dire ah, sei salito sul palco, perché ormai la disperazione fa fare ben altre cose”.
Il resto sono momenti di grande spettacolo a cui Fiorello ci ha abituato da anni e che ne fanno il più grande showman d’Italia. Tornerà poi per riempire lo spazio di Laura Pausini, a casa malata, che interviene al telefono, con una bellissima interpretazione a due di…E Tu, con Baglioni, alla fine della quale richiama la Pausini strappando a Fiorello la promessa di tornare sabato, quando anche lei ci sarà.
Baglioni, apre con un poetico messaggio, in cui definisce la canzoni come profumi, che hanno il potere di ricordarci luoghi ed emozioni, come coriandoli d’infinito, “l’arte povera” fatta di due note e qualche parola ma che hanno una potenza evocativa molto forte e universale.
Entrano Favino e la Hunziker( bravissimi entrambe) e si da il via alla gara.
Il filo conduttore di questo festival sono le ferite. Quelle che ci siamo procurati da soli, quelle che ci hanno fatto gli altri, quelle inferte dalla vita. Ma non è un piangersi addosso,, quello che si propone è di curarle, senza dimenticarle, ma accettandole, perdonarsi, e andare avanti cambiando, senza mai dimenticare chi siamo e chi siamo stati, grazie anche a questi momenti indelebili nell’anima.
Cerchiamo di ripercorrere questo filo attraverso i testi e le esibizioni
Apre Annalisa, con il brano “il mondo prima di te”, bella brava e precisissima, “siamo due radici che si dividono per ricominciare a crescere, una storia che finisce, e per sua stessa ammissione è il momento che sta vivendo, ricominciare a crescere divisi. La canzone tuttavia stenta un po’ a decollare al primo ascolto. 8
Ron “Almeno pensami” emozionante e sentita interpretazione di un bellissimo brano inedito di Lucio Dalla. “Almeno pensami, senza pensarci pensami, se vai lontano scrivimi, anche senza mani scrivimi” il ricordo forte e ostinato di un profondo amore. 9
The Kolors “Frida(mai,mai,mai). Arrangiamento potente e incisivo anche se a volte copre la voce del cantante per altro molto bravo. Cantare in italiano a mio parere potrebbe essere un’ottima decisione. “cadi nel panico, il destino a volte è un attimo ci porta dove vuole” incomprensibile però il riferimento a Frida Kahlo la grande artista messicana. 7 ½
Max Gazze’ “la leggenda di Cristalda e Pizzomunno”. Stupenda orchestrazione, un’interpretazione molto debole, il testo a tratti confuso. Credo sia questione di problemi tecnici. Riascoltiamola e vediamo. “Si dice che adesso, e non sia leggenda, in un’alba d’agosto la bella Crisalda risalga dall’onda a vivere ancora una storia stupenda” il mito dell’amore tragico che ancora riesce a darci sensazioni di eterno che non muoino mai. 8 ½
Ornella Vanoni-Pacifico-Bulgaro “imparare ad amarsi” brano delicato e raffinato, una buona armonia dei tre, sicuramente uno dei candidati al premio della critica Mia Martini. “Libero cuore hai preso dolcezza da ogni dolore, conservo l’infanzia la pratico ancora” 8
Ermal Meta e Fabrizio Moro “Non mi avete fatto niente”, in assoluto la migliore canzone del festival, mai banale, mai luoghi comuni, sentita e vera. Sarebbe da citare per intero questo inno a reagire contro il terrorismo, cito la più semplice:”Non mi avete fatto niente, non mi avete tolto niente, il mondo si rialza col sorriso di un bambino. 10
Mario Biondi “Rivederti”. Nessuno mette in dubbio la bravura e la classe di Biondi, ma sinceramente il suo brano mi ha annoiato a mortalmente. Anche le atmosfere soul sono già sentite e il testo è inesistente. Cito dunque: “Veri chiari e limpidi ricordi che mi legano ad un passato vissuto ormai, resta forte impresso fra le pieghe del mio cuore ciò che era noi” 4
Facchinetti e Fogli: “il segreto del tempo”. Anche qui purtroppo, il già sentito regna sovrano sotto le urla fastidiosissime di Facchinetti. Tuttavia anche questo brano resta legato al nostro filo conduttore “Il segreto del tempo è che il tempo perdona, Chi tutto alla vita di dà” 5
Lo Stato Sociale: “Una vita in vacanza”. Vera rivelazione del Festival, hanno travolto tutti con un brano che spopolerà. All’apparenza disimpegnato ma che alla fine un messaggio forte e chiaro lo da “Una vita in vacanza, una vecchia che balla, niente nuovo che avanza, ma tutta la banda che suona e che canta per un mondo diverso, libertà e tempo perso e nessuno che rompe i coglioni, nessuno che dice se sbagli sei fuori” Da Oscar il momento di danza della nonna Paddy Jones 83 anni. 9
Noemi: “Non smettere mai di cercarmi”. Sempre incisiva e piena di classe. Un bel brano dal sicuro futuro radiofonico. “Non smettere mai di cercarmi, dentro ogni cosa che vivi e per quando verrò a trovarti, in tutto quello che scrivi”. Ancora il meglio di un amore finito e non solo il dolore. 8 ½
Decibel: “Lettera dal duca”. Il Duca del titolo è David Bowie scomparso di recente ma che ha lasciato un universo di musica al mondo. E’ una reunion piacevole quella dei Decibel, certo il brano è poco ruffiano e il pubblico faticherà un po’. Io l’ho trovato piacevole e interessante. “E non conosco più leggi di gravità, ostacoli e complessità, supero i miei limiti Più di quanto immagini” 8
Elio e le storie tese: “Arrivedorci”. Stupisce la normalità del brano della band, che saluta definitivamente il pubblico annunciando lo scioglimento. Io che non li amo particolarmente, ho trovato il finale a mo di gospel, quasi da musical, quasi commovente. “Ma ogni storia si esaurisce col finale, un finale che ti lascia a bocca aperta, dall’ampiezza della bocca si capisce se il finale era valido”. 7
Giovanni Caccamo “Eterno”, ballata classica sanremese per il nostro conterrano scoperto e supportato da Franco Battiato. Ma non coinvolge, risulta piatta. “Sento che in questo momento, qualcosa di strano, qualcosa di eterno, mi tiene la mano e tutte la pagine di questa vita le ho tra le dita”. 5
Red Canzian: “Ognuno ha il suo racconto”. Stesso discorso che per Fogli-Facchinetti, stesso tema, il tempo. Unica differenza l’arrangiamento più rock melodico di Canzian. “Ho sbagliato ho pregato e ho pianto, poi ci ho preso ho capito e ho vinto” 5 ½
Luca Barbarossa: “Passame er sale” davvero emozionante la fotografia sbiadita dal tempo, direbbe Carmen Consoli, che ci propone Barbarossa. Una fotografia fatta di carne e sangue, di palpiti e incertezze, di tempo e di affanni, ma anche e soprattutto di veri sentimenti. Insieme al brano di Meta/Moro, lo considero il più sincero e sentito. “Se semo persi inseguiti impauriti e in lacrime riconquistati, se semo offesi difesi colpiti e pè tigna mai perdonati”. 10
Diodato e Roy Paci: “Adesso”. Pezzo inaspettatamente radiofonico, ben costruito e ben interpretato. Un po’ la polemica sui social e i telefonini, comincia ad essere datata e poco interessante. “”E dici che accetteremo mai di invecchiare, cambiare per forza la prospettiva, senza inseguire una vita intera, l’ombra codarda di un’alternativa”. 8 ½
Nina Zilli: “Senza appartenere”. Risplende di luce propria Nina Zilli, con un pezzo molto bello, diretto ed elegante. “Donna siete tutti e tu non l’hai capito, Donna che ha paura donna che ha trovato, il vento sulla faccia il mare in una goccia”. 9 ½
Renzo Rubino: “Custodisci”. Testo delicato sulle separazioni subite dei, che ha vissuto in prima persona. L’interpretazione non è stata buona, ma l’arrangiamento originale e ricercato, il migliore insieme a quello di Gazzè. Probabilmente si contenderanno il premio. “Puoi custodire l’affetto nell’insolenza, abbracciami dai, arrabbiati poi”. 9
Enzo Avitabile e Peppe Servillo: “Il coraggio di ogni giorno”. Questa è la vera grandezza della musica napoletana. Enzo Avitabile, reduce da molti premi per la bellissima colonna sonora dell’altrettanto bel film “Indivisibili, umile e consapevole. E un grande ipnotico Peppe Servillo. “Accetto il mio dolore e il prezzo da pagare per stringerti le mani, stringimi le mani”. 9
Le Vibrazioni: “Così sbagliato”. Unico pezzo rock del festival, penalizzati dall’essere statigli ultimi ad esibirsi. Arrangiamento robusto, e testo passionale. Forse sottotono Sarcina.“I miei castelli di carta, i miei occhi da pugile al bordo. Sbagliato, così sbagliato. E la mia abilità di farmi male, quando mi sento figlio e sono un padre” 8
Ho dato voti molto alti, perché ritengo che la qualità musicale di quest’anno sia davvero tra i giova straordinariamente cresciuta.
Niente canzoni buttate li per un motivo per un altro, ma accuratamente scelte da un bravissimo Claudio Baglioni, che giocoforza sarà sceso a compromessi in qualche caso, ma che ha saputo farlo con sapienza e conoscenza della musica. Riguardo all’assenza di personaggi dei talent, ricordo Annalisa, Noemi, I Kolors. Tra i giovani Alice Caioli, Eva, Leonardo Monteiro.
Mi sembra abbastanza no?
Sarebbe stato davvero tutto troppo perfetto, e invece ieri notte alle due, alla fine del dopo festival, un giornalista fa sentire un brano che nel ritornello è esattamente uguale al pezzo di Meta/Moro, scritto anche con Febo, il quale l’aveva affidata a due giovani nel sanremo 2016.
Per adesso chiudiamo qui il discorso con le parole di Ermal Meta: “abbiamo detto innumerevoli volte in varie conferenze che il brano si sviluppava da un ritornello che Febo aveva già scritto”.
Sarebbe davvero un peccato.
Italo Zeus