FICARRA – Il futurismo in Sicilia attraverso le opere e le idee di Giovanni Gerbino
Cultura

FICARRA – Il futurismo in Sicilia attraverso le opere e le idee di Giovanni Gerbino

Il futurismo in Sicilia attraverso le opere e le idee di Giovanni Gerbino. Un’occasione unica e ghiotta, in quest’anno dove il Futurismo ha tenuto banco, per scoprire uno dei movimenti artistici, ma che coinvolse un intero modo di pensare e di agire, negli anni trenta del secolo scorso. Un movimento artistico-culturale, forse troppo presto demonizzato, in quanto giudicato pre e neo fascista, ma che, pur “usato” da questo movimento, aveva ben poco, sotto il profilo politico, da spartire con il ventennio, anche se molti politici ed uomini di cultura del tempo se ne sono appropriati aderendone.

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Il Futurismo infatti guardava all’uomo, alla velocità, al dinamismo, al crescere del meccanicismo… incarnava un momento storico, era il risveglio di un’anima artistica, che affondava le sue origini in Giuseppe Pellizza da Volpedo ed ha trovato eredi in Boccioni e Fontana. Un movimento oggi riscoperto, a ragione e ben celebrato. Onore dunque all’amministrazione comunale di Ficarra che dedica, negli ambiti culturali che le stanno a cuore e che ne stanno disegnando una nuova identità turistico-culturale, una mostra a Giovanni Germino. Il 5 settembre, infatti alle 18,00, presso la Chiesetta Batia verrà presentato il volume “Giovanni Gerbino – La Figura e l’opera” di Anna Maria Ruta, edito dalla Pungitopo. Il relatore sarà il prof. Natale Tedesco e saranno presenti l’autrice e l’editore, Lucio Falcone.Alle ore 19,30 sarà inaugurata la mostra Il Manifesto Pubblicitario Futurista. La Mostra sarà allestita presso il Palazzo Busacca e resterà aperta fino al 31 ottobre di quest’anno..

Approfondimento

Futurismo
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
« Non v’è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. »
(dal Manifesto del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti)
Il Futurismo è stata una corrente artistica italiana del XX secolo. Nello stesso periodo, movimenti artistici influenzati dal Futurismo si svilupparono in altri Paesi.
Il contesto
I futuristi esplorarono ogni forma espressiva, dalla pittura alla scultura, dalla letteratura (poesia e teatro), senza tuttavia trascurare la musica, l’architettura, la danza, la fotografia, il nascente cinema e persino la gastronomia. Anche se si possono osservare segnali di un’imminente rivoluzione artistica nei primissimi anni del secolo – interessanti le analogie che intercorrono fra le dichiarazioni futuristiche dei Manifesti musicali di Francesco Balilla Pratella, Luigi Russolo e Silvio Mix ed il saggio Entwurf einer neuen Ästhetik der Tonkunst (Abbozzo di una nuova estetica della musica, 1907) del compositore italiano, naturalizzato tedesco, Ferruccio Busoni – la denominazione ufficiale del movimento si deve all’iniziatore del medesimo, il poeta italiano Filippo Tommaso Marinetti. Marinetti ne espose i principi-base nel Manifesto del Futurismo (1909), pubblicato inizialmente in vari giornali italiani e poi sul quotidiano francese Le Figaro il 20 febbraio 1909. Il Futurismo si colloca sull’onda della rivoluzione tecnologica dei primi anni del ‘900 (la Belle époque), esaltandone la fiducia illimitata nel progresso e decretando a chiare lettere la fine delle vecchie ideologie (bollate con l’etichetta di “passatismo”). Marinetti, per esempio, esalta il dinamismo, la velocità, l’industria e la guerra intesa come “igiene dei popoli”, scorgendo nel Parsifal wagneriano (che proprio in quegli anni cominciava ad essere rappresentato nei teatri d’Europa), dopo la fine del privilegio di rappresentazione detenuto dal teatro di Bayreuth, il simbolo artistico del “passatismo”, dell’arte decadente e pedante.
Cenni storici
Il Futurismo nasce in un periodo (inizio Novecento) di grande fase evolutiva dove tutto il mondo dell’arte e della cultura era stimolato da moltissimi fattori determinanti: le guerre, la trasformazione sociale dei popoli, i grandi cambiamenti politici, e le nuove scoperte tecnologiche e di comunicazione come il telegrafo senza fili, la radio e gli aeroplani; tutti fattori che arrivarono a cambiare completamente la percezione delle distanze e del tempo, “avvicinando” fra loro i continenti. Il XX secolo era quindi invaso da un nuovo vento, che portava all’interno dell’essere umano una nuova realtà: la velocità. Le catene di montaggio abbattevano i tempi di produzione, le automobili aumentavano ogni giorno, le strade iniziarono a riempirsi di luce artificiale, si avvertiva questa nuova sensazione di futuro e velocità sia nel tempo impiegato per produrre o arrivare ad una destinazione, sia nei nuovi spazi che potevano essere percorsi, sia nelle nuove possibilità di comunicazione.

Il primo Futurismo
Il Manifesto di fondazione del movimento futurista fu pubblicato dal poeta ed editore Filippo Tommaso Marinetti per la prima volta il 5 febbraio 1909 nelle Cronache letterarie del quotidiano bolognese La gazzetta dell’Emilia, quindi il 9 febbraio dello stesso anno ne L’Arena di Verona.
quarto_stato-giuseppe-pelizza-da-volpedo_500_x_262Il Manifesto futurista fu poi nuovamente pubblicato due settimane dopo, il 20 febbraio 1909, sul parigino Le Figaro, conseguendo così una prestigiosa ribalta internazionale.
Questo manifesto era destinato ad essere il primo di una serie di tanti altri che anticipano e percorrono lungo tutta la strada il pensiero futurista sia nel campo della letteratura, che nelle altre arti.
Anche a Milano i pittori divisionisti Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla, Gino Severini e Luigi Russolo, firmano il Manifesto tecnico della pittura futurista, che ne stabilisce le regole: abolizione nell’immagine della prospettiva tradizionale (già precedentemente abolita da Picasso), a favore di una visione simultanea per esprimere il dinamismo degli oggetti. Successivamente nel 1910 gli artisti Boccioni, Carrà e Russolo, espongono a Milano le prime opere futuriste alla “Mostra d’arte libera” nella fabbrica Ricordi. Alla morte di Umberto Boccioni nel 1916, Carrà e Severini si ritrovano in una fase di evoluzione verso la Pittura Cubista, di conseguenza il gruppo milanese si scioglie spostando la città del movimento da Milano a Roma con la conseguente nascita del Secondo Futurismo.
Il Secondo Futurismo
Il secondo Futurismo è sostanzialmente diviso in due fasi, la prima va dal 1918, due anni dopo la morte di Umberto Boccioni, al 1928 ed è caratterizzata da un forte legame con la cultura postcubista e costruttivista, la seconda invece va dal 1929 al 1938 ed è molto più legata alle idee del surrealismo. Di questa corrente, che si conclude attraverso il cosiddetto Terzo Futurismo, portando anche all’epilogo del Futurismo stesso, fanno parte molti pittori fra cui Fillia (Luigi Colombo), Enrico Prampolini, Nicolay Diulgheroff, ma anche Mario Sironi, Ardengo Soffici e Ottone Rosai. [1]
Pittura
Il Futurismo diede il meglio di sé nelle espressioni artistiche legate alla pittura, al mosaico e alla scultura, mentre le opere letterarie e teatrali, ma anche architettoniche non ebbero la stessa immediata capacità espressiva.Le radici del fermento che porterà alla declinazione del Futurismo nell’arte si possono riconoscere, artisticamente parlando, già nella Scapigliatura (corrente tipicamente milanese e borghese della seconda metà dell’Ottocento) laddove il Futurismo, anch’esso nato a Milano, distoglie con disprezzo l’attenzione dalla raffinata borghesia per concentrarsi sulla rivoluzione industriale, sulle fabbriche. Dal punto di vista stilistico il Futurismo (in particolare quello boccioniano) si basa sui concetti del divisionismo che però riesce ad adattarlo per esprimere al meglio gli amati concetti di velocità e di simultaneità: è grazie ad artisti come Giovanni Segantini e Pellizza da Volpedo che, pochi anni dopo, il futurista Umberto Boccioni potrà realizzare dipinti come La città che sale.

opera futurista di Emma Marpillero Corradi
Naturalmente dal punto di vista concettuale il Futurismo non ignora i principi cubisti di scomposizione della forma secondo piani visivi e rappresentazione di essi sulla tela. Cubista è senz’altro la tecnica che prevede di suddividere la superficie pittorica in tanti piani che registrino ognuno una diversa prospettiva spaziale. Tuttavia, mentre per il cubismo la scomposizione rende possibile una visione del soggetto fermo lungo una quarta dimensione esclusivamente spaziale (il pittore ruota intorno al soggetto fermo cogliendone ogni aspetto), il Futurismo utilizza la scomposizione per rendere la dimensione temporale, il movimento.
Altrettanto interessanti sono i rapporti stilistici tra il Futurismo boccioniano e il Cubismo orfico di Delaunay.
Non mancarono relazioni complesse tra i futuristi italiani e i più importanti esponenti delle avanguardie russe e tedesche.
Infine, equiparare la ricerca futurista dell’attimo con quella impressionista, come è stato fatto in passato, è ormai considerato profondamente errato. Se è vero infatti che gli impressionisti fecero dell’ “attimalità” il nucleo della loro ricerca (loro scopo era fermare sulla tela un istante luminoso, unico e irripetibile) la ricerca futurista si muove in senso quasi opposto: suo scopo è rappresentare sulla tela non un istante di movimento ma il movimento stesso, nel suo svolgersi nello spazio e nel suo impatto emozionale.
Come conseguenza dell’estetica della velocità, nelle opere futuriste a prevalere è l’elemento dinamico, il movimento coinvolge infatti l’oggetto e lo spazio in cui esso si muove. Il dinamismo dei treni, degli aeroplani (Aeropittura), delle masse multicolori e polifoniche e delle azioni quotidiane (del cane che scodinzola andando a spasso con la padrona, della bimba che corre sul terrazzo, delle ballerine) è sottolineato da colori e pennellate che mettano in evidenza le spinte propulsive delle forme. La costruzione può essere composta da linee spezzate, spigolose e veloci, ma anche da pennellate lineari, intense e fluide se il moto è più armonioso.
Tra gli epigoni più interessanti del Futurismo, l’avanguardia russa del raggismo e del costruttivismo. Le tecniche pittoriche futuriste sono state riassunte nei due manifesti sulla pittura dei primi mesi del 1912.
Due esponenti del movimento pittorico sono Umberto Boccioni e Giacomo Balla, questi ultimi presenti anche in scultura. boccioni_citta_che_sale_500_x_324La pittura di Boccioni è stata definita “simbolica”: il dipinto La città che sale (1910), per esempio, è una chiara metafora del progresso, dettato dal titolo e dalle scene di cantiere edile sullo sfondo, esemplificate nella loro vorticosa crescita dalla potenza del cavallo imbizzarrito, un vortice di materia che si scompone per piani. Se Boccioni è simbolico, Balla è fotografico e analitico. Ancora legato a principi cubisti, non è raro che realizzi sequenze fotogrammetriche di una scena, per rendere il movimento, piuttosto che affidarsi a impetuosi vortici di pittura: è il caso del posato Ragazza che corre al balcone (1912).
Mosaico
La tecnica del mosaico, basata sull’utilizzo di tessere ceramiche e vitree, si è prestata molto bene ad esprimere i modi ed il dinamismo intesi dall’arte futurista.
Prampolini e Fillia eseguono l’importante mosaico dedicato al tema delle Comunicazioni all’interno della torre del Palazzo delle Poste di La Spezia (1933).
Alcuni anni più tardi Severini esegue altri mosaici per le Poste di Alessandria.
La tradizione musiva di Ravenna continua con mosaici futuristi di autori vari (Palazzo del Mutilato, fine Anni ’40).
Scultura

Umberto Boccioni, Forme uniche della continuità nello spazio (1913)
Il futurista più attivo nel campo della scultura è Umberto Boccioni, la cui ricerca pittorica corre sempre parallela a quella plastica.
Nel 1912, lo stesso Boccioni pubblica il Manifesto tecnico della scultura futurista. Punto di arrivo di questa ricerca può essere considerato Forme uniche nella continuità dello spazio, del 1913: l’immagine, applicando le dichiarazioni poetiche di Boccioni stesso, è tutt’uno con lo spazio circostante, dilatandosi, contraendosi, frammentandosi e accogliendolo in sé stessa.
Anche in L’Antigrazioso o La madre, immediatamente precedente, sono presenti parametri scultorei simili a Forme uniche nella continuità dello spazio, ma con ancora non risolti alcuni problemi di plasticità derivanti da influssi naturalistici.
Architettura

A.Sant’Elia, progetto di edificio
Al centro dell’attenzione degli architetti futuristi c’è la città, vista come simbolo della dinamicità e della modernità. All’inizio del 1914 Antonio Sant’Elia, il principale architetto, pubblica il Manifesto dell’architettura futurista, nel quale espone i principi di questa corrente.
Tutti i progetti creati da questi si riferiscono a città del futuro, con particolare attenzione alle innovazioni. In contrapposizione all’architettura classica, vista come statica e monumentale, le città idealizzate dagli architetti futuristi hanno come caratteristica fondamentale il movimento e i trasporti.
I futuristi, infatti, compresero immediatamente il ruolo centrale che i trasporti avrebbero assunto successivamente nella vita delle città. Nei progetti di questo periodo si cercano sviluppi e scopi di questa novità. L’utopia futurista è una città in perenne mutamento, agile e mobile in ogni sua parte, un continuo cantiere in costruzione, e la casa futurista allo stesso modo è impregnata di dinamicità.
Anche l’utilizzo di linee ellittiche e oblique simboleggia questo rifiuto della staticità per una maggior dinamicità dei progetti futuristi, privi di una simmetria classicamente intesa. Il Futurismo anticipa i grandi temi e le visioni dell’architettura e della città che saranno proprie del Movimento Moderno, anche se il Razionalismo italiano si perderà un po’ tra la diatriba del neoclassicismo semplificato di Marcello Piacentini e la purezza di un Giuseppe Terragni e non riuscirà ad avere il medesimo slancio innovatore, mentre sua poetica a parte esprime Angiolo Mazzoni.
Ceramica
Per le sue possibilità espressive, anche la ceramica interessa il movimento futurista. In particolare i ceramisti dell’ISIA espressero lavori in sintonia con il nuovo movimento. Il 7 settembre 1938 sulla Gazzetta del Popolo a firma Filippo Tommaso Marinetti e di Tullio d’Albisola viene pubblicato il Manifesto futurista della Ceramica e Aereoceramica. Fin dal 1925 il centro propulsore della ceramica futurista italiana fu Albissola Marina.
Musica
In campo musicale gli unici rappresentanti di rilievo furono Francesco Balilla Pratellache nacque in un ambiente familiare favorevole alla pratica della musica e Luigi Russolo, pittore oltre che musicista. A Russolo in particolare si deve l’invenzione dell’Intonarumori, uno strumento che usava per mettere in pratica la sua teoria del rumorismo, ovvero di una musica nella quale ai suoni dovevano essere sostituiti i rumori.Essi erano formati da generatori di suoni acustici che permettevano di controllare la dinamica e il volume.La sua prima apparizione fu al teatro storchi.
Teatro
5b-_giovanni-segantini-le-cattive-madri-1894-vienna-kunsthistorisches-museum_385_x_500I futuristi perseguono la rifondazione del concetto stesso di comunicazione teatrale. Essi focalizzano la loro attenzione sulla relazione essenziale che si sviluppa fra testo, attori e pubblico, per recuperare non soltanto i valori di ogni singola componente, bensì anche il senso globale dall’interrelazione fra gli elementi.
Il teatro futurista promuoveva anche la commedia e la farsa, anziché la tragedia o il dramma borghese. Tuttavia, nelle serate futuriste non era inusuale vedere il pubblico adirato a causa di spettacoli fatti di azioni deliranti. Le cronache dell’epoca riportano notizie relative agli attori futuristi che sfuggono all’ira degli spettatori, spesso provocata ad arte secondo gli intenti espressi nel Manifesto futurista del teatro di varietà.
Cinema
Nel 1916 venne pubblicato il Manifesto della Cinematografia futurista, firmato da Marinetti, Corra, Ginna, Balla, Chiti e Settimelli, che sosteneva come il cinema fosse “per natura” arte futurista, grazie alla mancanza di un passato e di tradizioni. Essi non apprezzavano il cinema narrativo “passatissimo”, cercando invece un cinema fatto di “viaggi, cacce e guerre”, all’insegna di uno spettacolo “antigrazioso, deformatore, impressionista, sintetico, dinamico, parolibero”. Nelle loro parole c’è tutto un entusiasmo verso la ricerca di un linguaggio nuovo slegato dalla bellezza tradizionale, che era percepita come un retaggio vecchio e soffocante.
Gastronomia
Grazie alla completezza di questo movimento, viene influenzata anche la gastronomia. Nel 1914 il cuoco francese Jules Maincave aderì al Futurismo, proponendo quindi l’accostamento di nuovi sapori ed elementi fino ad allora “separati senza serio fondamento”. Questo comprendeva accostamenti come filetto di montone e salsa di gamberi, noce di vitello e assenzio, banana e groviera, aringa e gelatina di fragola.
Il 20 gennaio 1931 Marinetti pubblicò il Manifesto della cucina futurista, sulla rivista «Comoedia». Secondo Marinetti bisognava eliminare la pastasciutta, così come forchetta e coltello e condimenti tradizionali, e incoraggiare l’accostamento ai piatti di musiche, poesie e profumi.
Scrive Marinetti: « (…) vi annuncio il prossimo lanciamento delle cucina futurista per il rinnovamento totale del sistema alimentare italiano, da rendere al più presto adatto alle necessità dei nuovi sforzi eroici e dinamici imposti dalla razza. La cucina futurista sarà liberata dalla vecchia ossessione del volume e del peso e avrà, per uno dei suoi principi, l’abolizione della pastasciutta. La pastasciutta, per quanto gradita al palato, è una vivanda passatista perché appesantisce, abbrutisce, illude sulla sua capacità nutritiva, rende scettici, lenti, pessimisti. È d’altra parte patriottico favorire in sostituzione il riso. »
Il Futurismo nel suo tempo
È normale che il Futurismo, nascendo in un’epoca decadente, abbia avuto tantissime contraddizioni. All’immobilismo scolastico e accademico ereditato dalle “tre corone” della poesia decadente (Carducci, Pascoli e D’Annunzio) i futuristi oppongono la dinamicità, il distruttivismo e, all’armonia e alla raffinatezza, contrappongono il disordine delle parole.
Secondo i futuristi, questi poeti devono essere completamente rinnegati perché incarnano esattamente i quattro ingredienti intellettuali che il Futurismo vuole abolire:
•    la poesia morbosa e nostalgica;
•    il sentimento romantico;
•    l’ossessione della lussuria;
•    la passione per il passato.
In contraddizione con il Futurismo è stata anche la corrente crepuscolare.
Infatti, il crepuscolarismo, nonostante condivida con il Futurismo l’idea di interartisticità, ha però una concezione della vita completamente diversa:
i futuristi inneggiano alle innovazioni, i crepuscolari sono avversi a una modernità che aliena l’individuo; i futuristi sono prepotenti, dinamici, chiassosi, i crepuscolari assumono toni dimessi, pacifici e malinconici; i futuristi esaltano il caos e le attività delle grandi città, i crepuscolari amano l’intimità, le “piccole cose di pessimo gusto”, gli affetti familiari e una vita tranquilla; i futuristi sono sempre protesi verso un “domani” esaltante, i crepuscolari guardano al passato e alle piccole cose quotidiane.
Nelle arti figurative invece si presenta il confronto con le altre avanguardie, Cubismo, Astrattismo, Dada, Surrealismo, Metafisica, ognuna delle quali caratterizzata da propri temi e propri linguaggi espressivi. L’opera futista è in evidente contrasto per alcuni temi con molte delle altre avanguardie sebbene condividano tutte l’intuizione di trasmettere attraverso l’arte un impulso di trasformazione della società e di rinnovamento.
La forma
Temi innovativi e originali come quelli del Futurismo richiedono giustamente forme nuove e la sintassi tradizionale decadentista non è di certo adeguabile alla dinamicità di questa nuova avanguardia. A proporre una nuova forma adeguata ai contenuti del Futurismo è Marinetti, il quale, pubblicando il “Manifesto Tecnico della Letteratura Futurista”, proclama: « …BISOGNA DISTRUGGERE LA SINTASSI DISPONENDO I SOSTANTIVI A CASO, COME NASCONO…
…SI DEVE ABOLIRE L’AGGETTIVO…
…SI DEVE ABOLIRE L’AVVERBIO…
…ABOLIRE ANCHE LA PUNTEGGIATURA…
…siccome ogni specie di ordine è fatalmente un prodotto dell’intelligenza e guardinga, bisogna orchestrare le immagini disponendole secondo un MAXIMUM DI DISORDINE… »
Futuristi italiani
•    Filippo Tommaso Marinetti
•    Paolo Buzzi
•    Fedele Azari
•    Antonio Asturi
•    Francesco Cangiullo
•    Sexto Canegallo
•    Adone Asinari
•    Giacomo Balla
•    Umberto Boccioni
•    Uberto Bonetti
•    Oswaldo Bot, pseudonimo di Osvaldo Barbieri
•    Anton Giulio Bragaglia
•    Mario Carli
•    Giulio D’Anna
•    Carlo Carrà
•    Gianni Carramusa
•    Sebastiano Carta
•    Primo Conti
•    Tullio Crali
•    Fortunato Depero
•    Gerardo Dottori
•    Julius Evola
•    Farfa, pseudonimo di Vittorio Osvaldo Tommasini
•    Fillia, pseudonimo di Luigi Enrico Colombo
•    Luciano Folgore
•    Ivanhoe Gambini
•    Giacomo Giardina
•    Corrado Govoni
•    Michele Leskovic
•    Gian Pietro Lucini
•    Virgilio Marchi
•    Emma Marpillero Corradi
•    Sante Monachesi
•    Novo, pseudonimo di Nello Voltolina
•    Ivo Pannaggi
•    Enrico Prampolini
•    Ram, pseudonimo di Ruggero Michaelles
•    Pippo Rizzo
•    Luigi Russolo
•    Tato (Guglielmo Sansoni)
•    Thayaht, pseudonimo di Ernesto Michaelles
•    Antonio Sant’Elia
•    Gino Severini
•    Ardengo Soffici
•    Carlo Vittorio Testi
•    Wladimiro Tulli
•    Bruno Corra
•    Arnaldo Ginna
•    Silvio Craia
•    Giuseppe Zucca
Futuristi russi
In Russia alla base del movimento non vi fu un concetto bellicoso come quello dei futuristi italiani, ma un’utopica idea di pace e libertà, sia individuale (dell’artista), sia collettiva (del mondo)
•    Velimir Chlebnikov
•    Vladimir Majakovskij
Futuristi ungheresi
•    Hugo Scheiber
•    Béla Kádár
Opere principali
Pittura [modifica]
•    Umberto Boccioni, Tre donne (1909-1910);
•    Umberto Boccioni, La città che sale (1910-1911);
•    Carlo Carrà, Notturno a Piazza Beccaria (1910);
•    Umberto Boccioni, La risata (1911);
•    Umberto Boccioni, Stati d’animo, gli addii (1911);
•    Carlo Carrà, I funerali dell’anarchico Galli (1911);
•    Umberto Boccioni, Materia (1912);
•    Giacomo Balla, Ragazza che corre al balcone (1912);
•    Giacomo Balla, Dinamismo di un cane al guinzaglio (1912);
•    Umberto Boccioni, Elasticità (1912);
•    Gino Severini, La chahuteause (1912);
•    Luigi Russolo, Dinamismo di un’automobile (1912-1913);
•    Carlo Carrà, Cavaliere rosso (1913);
•    Giacomo Balla, Automobile + velocità + luce (1913).
•    Gino Severini, Ballerina in blu (1913);
Scultura
•    Umberto Boccioni, Forme uniche della continuità nello spazio (1913);
•    Giacomo Balla, Il pugno di Boccioni
•    Roberto Melli, Signora dal cappello nero (1913);
Bibliografia
•    Angelo D’Orsi Il Futurismo tra cultura e politica. Reazione o rivoluzione?, Roma, Editore Salerno, 2009
•    I poeti futuristi, a c. di M. Albertazzi, con i saggi di G. Wallace e M. Pieri, Trento, La Finestra editrice, 2004. L’opera contiene in appendice i manifesti futuristi.
•    Giovanni Antonucci. Storia del teatro futurista. Roma, Edizioni Studium, 2005
•    Lia Lapini. Il teatro futurista italiano. Milano, Mursia, 1977. ISBN 8842513539
•    Il dizionario del Futurismo, a c. di E. Godoli, 2 tomi, Firenze, Vallecchi-MART, 2001.
•    Cammarota, Domenico. Filippo Tommaso Marinetti. Bibliografia, Milano, Skira («Documento del MART» 5), 2002.
•    Id. Futurismo. Bibliografia di 500 scrittori italiani, Milano, Skira («Documenti del MART» 10), 2006.
•    Futurismo & Futurismi, a c. di P. Hulten, Milano, Bompiani, 1986.
•    Futurismo 1909-1944, a c. di E. Crispolti, Milano, Mazzotta, 2001.
•    Futurismo. Velocità e dinamismo espressivo, a c. di G. Lista, Santarcangelo di Romagna, KeyBook/Rusconi libri srl, 2002.
•    Il Futurismo e la moda. Balla e gli altri, a c. di E. Crispolti, Venezia, Marsilio Editori, 1986.
•    Futurismo & Sport Design, a c. di M. Mancin, Montebelluna-Cornuda, Antiga Edizioni, 2006.
•    Giacomo Properzj Breve storia del Futurismo Mursia ISBN 9788842541585
•    AA.VV. Divenire 3 Futurismo a c. di R. Campa e Associazione Italiana Transumanisti, Bergamo, Sestante Edizioni, 2009.
Manifesto del futurismo
Il Manifesto del Futurismo (vedi testo in Letteratura futurista) fu scritto da Filippo Tommaso Marinetti e rilasciato in forma declamatoria per fornire una raccolta concisa di pensieri, convinzioni e intenzioni dei Futuristi allo scadere del 1908.
Il Manifesto fu pubblicato in Italia all’inizio di febbraio 1909 da diversi quotidiani, tra cui la «Gazzetta dell’Emilia» di Bologna (5 febbraio) e l’Arena di Verona, il 9 febbraio 1909, alle pagine 1 e 2
Quando il testo fu pubblicato su Le Figaro di Parigi il 20 febbraio 1909, il Manifesto raggiunse una fama internazionale.
Manifesto del Futurismo
Le Figaro – 20 febbraio 1909
1.    Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.
2.    Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
3.    La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità penosa, l’estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
4.    Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un’automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo…un’automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bella della Vittoria di Samotracia.
5.    Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
6.    Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali.
7.    Non v’è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all’uomo.
8.    Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!… Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell’impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell’assoluto, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente.
9.    Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei liberatori, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
10.    Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria.
11.    Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le marce multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che fiutano l’orizzonte, e le locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta. È dall’Italia che noi lanciamo per il mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il FUTURISMO perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d’archeologi, di ciceroni e d’antiquari. Già per troppo tempo l’Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagli innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri.
Filippo Tommaso Marinetti
Può essere interessante leggere questo testo perché, nella sintesi degli articoli, permette una comprensione più nitida dell’evoluzione culturale in Italia all’inizio del XX secolo, che avrebbe, nel giro di pochi anni, contribuito al successo del Fascismo.
Le relazioni tra Futurismo e Fascismo non sono generalmente ammesse, ma la violenza estrema di questo manifesto può aiutare a spiegare perché il Fascismo ebbe l’opportunità di usare con successo il suo stile ed il suo aspetto tipicamente nazionalista.
Ciò che fu il limite della letteratura italiana alla fine dell’Ottocento, la sua mancanza di contenuti forti, il suo quieto e passivo laissez faire, venne immediatamente combattuto dai Futuristi (vedi art. 1, 2, 3) e la loro reazione comprese l’uso dell’eccesso, che provò l’esistenza di una sopravvissuta e dinamica classe intellettuale italiana.
Nel periodo in cui l’industria cresceva d’importanza in tutta Europa, i Futuristi sentivano il bisogno di confermare che l’Italia è presente, ha un’industria, ha il potere di prendere parte a questa nuova esperienza, saprà trovare l’essenza superiore del progresso, attraverso i suoi simboli: l’automobile e la sua velocità (vedi art. 4).
Inoltre, i Futuristi confermarono che la letteratura non sarebbe stata sorpassata dal progresso. Avrebbe assorbito il progresso nella sua evoluzione e avrebbe dimostrato che il progresso era quello che era perché l’Uomo lo avrebbe usato per lasciar esplodere sinceramente la sua natura, che è fatta di istinto. L’Uomo reagisce contro la forza potenzialmente soverchiante del progresso, e grida forte la sua centralità. L’Uomo userà la velocità, non il contrario (vedi art. 5 e 6).
La poesia, la voce dello spirito, aiuterà l’Uomo nel permettere alla sua anima di essere parte di tutto questo (vedi art. 6 e 7), indicando un nuovo concetto di bellezza che si rifarà all’istinto umano per la lotta.
Il senso della storia non può essere lasciato da parte: questo è un momento speciale, molte cose stanno per cambiare in nuove forme e nuovi contenuti, ma l’Uomo sarà in grado di passare attraverso questi cambiamenti, (vedi art. 8) portando con se ciò che gli deriva dall’inizio della civilizzazione.
Uno degli articoli più particolari è l’articolo 9, nel quale la guerra viene definita come una specie di bisogno per lo spirito umano, una purificazione che permette e favorisce l’idealismo. Alcuni hanno detto che questa definizione data dai Futuristi avrà in seguito influenzato i movimenti di massa che pochi anni dopo daranno consistenza al totalitarismo, principalmente in Italia, Germania e, in forma differente, in Russia.
La pesante provocazione inclusa nell’articolo 10 è una logica conseguenza di tutto quanto detto sopra.
Si deve notare che questo manifesto apparve molto prima che avvenisse uno qualsiasi dei fatti dirompenti del XX secolo che immediatamente vengono richiamati alla memoria come potenziale significato concreto di questo testo. E molti di essi non potevano neanche essere immaginati. La Rivoluzione Russa è la prima di queste rivoluzioni “descritte” dall’articolo 11, ma che avvenne diversi anni dopo.

4 Settembre 2009

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