E’ iniziata così la presentazione di “Un amore partigiano” di Iole Mancini e Concetto Vecchio lo scorso 15 luglio al “Convento” di Ficarra.
Notturno d’autore
L’evento, tra quelli programmati a Ficarra dal Festival letterario “Notturno D’autore”.
A dialogare con Concetto Vecchio, “quirinalista” di Repubblica, è stato Massimo Scaffidi Militone, mentre a fare gli onori di casa ci hanno pensato l’avvocato Francesco Marchese, per l’amministrazione comunale ospitante, e Lucia Franchina, patron del Festival.
Seguendo la narrazione del libro, si è parlato di “resistenza” di “memoria” di ricordi, spaziando sino ai giorni d’oggi, dove i venti di guerra che si avvertono, aprono spazi a nuove resistenze.
Il libro, “Un Amore partigiano”, edito da Feltrinelli, vede quindi grande protagonista “l’Amore”, declinato nel rapporto di coppia, quello verso la famiglia, verso gli amici\partigiani, verso la vita. E come, ha ben detto l’Autore, parla di Destini.
Quindi l’amore di Iole per Ernesto è il protagonista principale del libro. Non perchè questo primeggia nel titolo del romanzo\testimonianza, ma perchè è la stessa Iole a sottolinearlo.
Concetto Vecchio è umanissimo nel raccontarlo, tenendo alta l’attenzone della paltea per tutta al durata dell’incontro letterario.
Un sentimento nato in vacanza, in spiaggia, nell’estate del 1937, alle Grotte di Nerone di Anzio, tra due giovani, ancora distanti dalla guerra. Un amore che dura oltre la guerra ma che deve fare il conto con le ferite che questa ha lasciato nei corpi e nell’anima della coppia.
Il libro ha diversi piani di lettura e non trascurabile e l’altra storia che si legge tra le righe.
Quella tra Concetto Vecchio, che raccoglie le memorie della Partigiana.
Una storia, questa, nata per caso.
Quella che doveva essere una fugace intervista, per il 25 aprile del 2021, in via Tasso, dove Iole venne imprigionata e interrogata Priebke, che diventa altro: amicizia, rispetto, stima, conoscenza.
Mesi di incontri, tra chiacchierate, ricordi, fotografie, diari, con la grande fretta di fare bene e presto.
Iole, ha 102, e non poteva aspettare.
L’ultima sopravvissuta alla prigione di via Tasso ci fa comprendere la forza delle donne che hanno fatto la loro parte.
Parla di emancipazione, di diritti, ci regala anche la visione di una Roma, e dei romani, diversa dai soliti clichè.
Insomma un libro scritto con delicatezza nonostante si affrontino argomenti difficili, senza inutili retoriche, di una lucidità incredibile.
Un libro che va oltre il tempo in cui si calano i personaggi, autentici, del storia.
Da leggere come la trama di un film, che non è fiction.
Del resto Vecchio ci ha abituati al suo modo di concepire la scrittura. I suoi sono libri non cristallizzano la storia, ma si aprono al tempo. Scritti con la grinta del cronista, pieni di dettagli verificati, di nomi, di fatti di oggetti, ma dove l’essere umano rimane protagonista, con le mille sfumature di grigio che distanziane il bianco ed il nero. Tutti da leggere, e per i siciliani quello su Emanuele Macaluso è certamente un valore aggiunto alla conoscenza della politica isolana.
E a proposito di emancipazione e politica, altro applauso dei partecipanti all’incontro, a chiusura di serata, è stato dedicato a Ciccia “Baia”, donna del popolo ficarrese, comunista, mai doma e sempre pronta ad uscir la bandiera rossa per rivendicare un ideale.
L’autore
Concetto Vecchio, (1970), quirinalista de “la Repubblica”, racconta da anni la politica italiana. Ha scritto Vietato obbedire (2005), un reportage narrativo sul Sessantotto alla facoltà di Sociologia con cui si è aggiudicato il premio Capalbio e il premio Pannunzio; Ali di piombo (2007), sul movimento del 1977 e il delitto Casalegno; L’ultimo compagno, il romanzo di Emanuele Macaluso (2021). Con Feltrinelli ha pubblicato Giorgiana Masi. Indagine su un mistero italiano (2017); Cacciateli! Quando i migranti eravamo noi (2019), che ha vinto il premio Estense.
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