Nota del Gruppo di Maggioranza a margine del documento pubblicato il 2 maggio 2017 dai Consiglieri Comunali di opposizione.
Questo intervento si rivolge a tutta la cittadinanza ed intende consentire a ciascuno di farsi un’opinione dopo aver valutato gli argomenti di entrambe le parti attuali protagoniste della dialettica politico-amministrativa locale.
La logica dell’operazione realizzata dal gruppo consiliare di minoranza con il documento politico pubblicato ieri è evidente.
Si mira a fare proseliti e mantenere, anzi, accrescere, i consensi per il proprio gruppo politico fornendo alla pubblica opinione paesana dati e notizie da cui possa scaturire un giudizio di disapprovazione circa l’azione amministrativa della maggioranza.
I temi trattati sono quelli in cui più “facile” riesce “soffiare sul fuoco” del biasimo e della contestazione popolare.
A fronte di una comunicazione volta a segnalare con enfasi che l’amministrazione:
— non ha i mezzi economici per pagare gli stipendi il 27 di ogni mese;
— è costretta ad aumentare tasse e tariffe per fare cassa;
— sembra “morbida” nei confronti degli elusori e degli evasori di tributi locali e tariffe di servizi a domanda individuale;
— è obbligata a chiedere più soldi ai contribuenti/utenti per pagare debiti fuori bilancio;
l’effetto immediato è ovvio.
La prima reazione del cittadino/elettore è quella di schierarsi con la componente politica che si attribuisce il ruolo di baluardo rispetto alla cattiva amministrazione e si propone come unica paladina degli interessi dei dipendenti comunali, dei contribuenti e degli utenti in regola con i pagamenti, di quanti sono abituati ad onorare i propri debiti.
Perché questa campagna portata avanti dall’opposizione possa cogliere l’ambito frutto del biasimo popolare per la controparte politica è necessario che i destinatari dell’informazione in questione non si pongano delle domande e, quindi, non abbiano voglia di sentire anche “l’altra campana”.
Noi che abbiamo avuto dai cittadini il mandato di essere l’amministrazione attiva del paese siamo tranquilli rispetto agli argomenti agitati dai nostri scontati detrattori.
Sappiamo di essere soggetti alla valutazione di una cittadinanza non superficiale e non avvezza a lasciarsi “incantare”.
Più volte nella storia civile del paese il popolo ha dimostrato di non essere vocato a restare preda della prima impressione o della emozione “a caldo”.
Crediamo che i ficarresi abbiano voglia di ascoltare e valutare anche gli argomenti di coloro che sono stati investiti dell’amministrazione attiva e, con essa, del compito di affrontare concretamente i problemi amministrativi.
Un dato deve essere chiaro innanzi tutto: l’attivazione del piano di riequilibrio, regolamentato dagli articoli 243 bis e seguenti del decreto legislativo 267/2000 (testo unico enti locali), non è il frutto di una scelta politica operata fra varie opzioni, tutte parimenti funzionali alla soluzione dei problemi finanziari del comune.
Il piano di riequilibrio è stato indicato, a più riprese, in tutte le possibili sedi tecniche, come unico, necessario ed indispensabile strumento di programmazione valido per affrontare la situazione del pur modesto deficit strutturale dell’ente.
Si badi bene, lo strumento di che trattasi è stato suggerito dai tecnici solo e soltanto per ovviare ai problemi finanziari determinati dalla necessità di far fronte ad una spesa corrente mantenutasi negli anni costante, se non di poco aumentata, in presenza di entrate assottigliatesi vistosamente in seguito alla rilevantissima riduzione dei trasferimenti statali e regionali.
Ecco perché l’equilibrio della finanza comunale da qualche anno a questa parte è divenuto precario e ciò ha reso improba l’azione amministrativa con riferimento alla ordinaria gestione che nei trasferimenti deve trovare la gran parte delle risorse alla stessa necessarie.
Pur nelle ristrettezze economiche molti sono stati gli ambiti di azione politico-amministrativa di grandissimo interesse per il paese (per esemplificare: intercettazione di finanziamenti per importanti opere pubbliche, creazione di condizioni favorevoli per l’attivazione di nuove attività economiche, recupero della pace sociale) nei quali la precedente amministrazione ha continuato a registrare successi ed a conseguire risultati che sono largamente riconosciuti, anche fuori da Ficarra.
Il voler operare in continuità rispetto a tale prezioso patrimonio va apprezzato come una positiva ambizione della odierna amministrazione attiva e non certo come un suo demerito.
Insieme al resto, però, in un compendio successorio pieno di “pezzi di valore”, si è trovato pure il “cespite passivo” rappresentato dal problema finanziario che è stato ereditato dall’amministrazione espressa dal movimento “Ficarra che Vogliamo”.
Fuor di metafora: il problema dello squilibrio di bilancio ha mantenuto la sua rilevanza anche dopo il giugno 2016 ed andava affrontato.
Fin quando è stato possibile l’amministrazione attiva ha tentato di scongiurare l’accesso al piano di riequilibrio ricorrendo sul finire del 2016 al solo strumento dell’aumento delle aliquote dei tributi locali per l’anno 2017.
Come noto tale azione è stata, purtroppo, vanificata dalla legge finanziaria per il 2017 con la quale il Parlamento ha riproposto il blocco di aliquote fiscali già vigente per il 2016.
Qualcuno sicuramente sarà curioso di conoscere, quale sia stata la posizione assunta in tali complicanti frangenti della vita amministrativa dal gruppo di opposizione che oggi censura vigorosamente il ricorso al piano di riequilibrio.
Ebbene, fino a quando non si è concretamente adottato il tanto “vituperato” piano, il gruppo di minoranza ne è stato persistente e convinto fautore e sponsor (vds. le Delibere di Consiglio Comunale n. 27 del 15/12/2015, n. 22 del 05.12.2016; n. 30 del 30.12.2016 e n. 31 del 30.12.2016).
Adesso, invece — con un modo di “fare politica”, questo sì veramente disinvolto, che non si condivide — lo stesso gruppo di opposizione si scaglia contro i possibili effetti dello strumento di cui tanto caldamente ha raccomandato l’adozione trovando molto comodo schierarsi con i critici, alcuni anche un tantino scomposti, del piano di riequilibrio.
Per fortuna esistono i documenti che vengono in soccorso alla labile memoria degli uomini!
Peraltro, in assenza di aumenti di aliquote e tariffe di pronta efficacia, le misure indicate nel manifesto dell’opposizione come alternative a quelle connesse al piano di riequilibrio (lotta all’evasione e pensionamenti dei dipendenti malati), nell’immediato, come meglio si dirà poco più avanti, sono “acqua fresca” ai fini del concreto avvio del risanamento della finanza locale.
Il manifesto dell’opposizione fa riferimento ad una disinvolta gestione dei debiti fuori bilancio.
Giudichino i cittadini (per chi lo volesse siamo disponibili a fornire il dettaglio dei debiti fuori bilancio con la sola omissione, per ovvi motivi di privacy, del nome dei creditori) se vi sia stata e come si sia esplicata la “disinvoltura” nel contrarre e gestire questi debiti.
Quanto all’importo complessivo della massa debitoria di che trattasi gli uffici comunali, che ne hanno fatto la ricognizione, potranno spiegare e chiarire la quantificazione dei vari numeri succedutisi nel tempo, che per tutti gli amministratori, di maggioranza e di opposizione, hanno rappresentano un dato comunicato e non computato o valutato autonomamente.
A questo punto “sorge spontanea” una domanda: nella situazione della finanza locale che si protrae ormai da alcuni anni, con bilanci sostanzialmente ingessati e sempre più asfittici e carenti delle risorse necessarie per il quotidiano, esiste qualcuno che, volendo essere intellettualmente onesto, sia in condizione di indicare alternative all’indebitamento extrabilancio per evitare il fermarsi della macchina amministrativa?
Al di là della questione dei debiti fuori bilancio, comunque, l’operato di quanti amministrano come espressione del movimento politico “Ficarra che vogliamo” si è ispirato nei mesi trascorsi e continuerà ad ispirarsi al proposito di scongiurare per quanto possibile il blocco della operatività concreta del comune.
Con buona pace dei nostri detrattori non ci rassegniamo alla prospettiva di ridurre l’ente ad un mero “stipendificio”.
Proprio a proposito di stipendi occorre qualche chiarimento.
Il gruppo politico che sottoscrive questa comunicazione ritiene di aver sempre operato per garantire ai dipendenti una corresponsione quanto più possibile tempestiva delle loro spettanze.
Sul punto riteniamo di non demeritare e che anche chi ci ha preceduto non abbia demeritato.
Certamente, come avviene in moltissimi altri enti locali siciliani, si sarebbe potuto “lasciare indietro” qualche stipendio e così avere le risorse necessarie a provvedere ai lavori di manutenzione, alcuni dei quali di certo utili, anzi, necessari al paese.
Deliberatamente ci siamo astenuti dal fare ciò.
Ci siamo, infatti, posto il problema di come avrebbero potuto resistere famiglie gravate da impegni economici assai consistenti in assenza di una continuità retributiva assicurata, per quanto possibile, in via prioritaria.
Siamo certi che il popolo di Ficarra condivide lo spirito di umanità ed il senso di responsabilità che hanno animato la nostra azione in proposito.
Non sempre lo sforzo compiuto è stato compreso da tutti i dipendenti del comune.
Non a caso, infatti, nel documento dell’opposizione si tocca il tema “stipendi in ritardo”.
Chi ritiene che questo sia un terreno fertile di possibili consensi, si accomodi pure, noi non intendiamo interloquire oltre sul punto. Facciamo affidamento sull’intelligenza ma ancor prima sul buon senso della stragrande maggioranza dei dipendenti comunali.
Comunque, per concludere sul tema stipendi, restiamo sereni perché convinti che non esistano ricette “miracolose”, da noi non individuate, per garantire ai dipendenti comunali al 27 di ogni mese la corresponsione dello stipendio.
D’altro canto consideriamo forzata la posizione del gruppo di minoranza laddove tesa ad enfatizzare i risparmi legati ai pensionamenti dei dipendenti “non più in grado di lavorare”.
Sul tema — con buona pace di chi lo usa per blandire i facili consensi di alcuni detrattori “per definizione” dei dipendenti comunali — riteniamo che nulla si possa imporre in un sistema ordinamentale che tende a valorizzare e tutelare fino al limite massimo la c.d. “residua capacità lavorativa” di soggetti affetti da patologie anche fortemente invalidanti.
Il tentativo di attivare, sempre con il consenso dei lavoratori, dei meccanismi per giungere al loro pensionamento va esperito ed in questo senso si stanno conducendo opportune valutazioni con gli interessati.
Ma l’esistenza di un modo per “pensionare dipendenti” d’autorità e per farlo “senza danneggiare gli interessati” francamente sfugge ai sottoscrittori di questo documento.
Se il gruppo di opposizione conosce procedimenti capaci di procurare gli affetti appena indicati siamo disponibili ad attivarci immediatamente per avviarli. Noi non conosciamo procedure di questo tipo.
Per quanto ci riguarda siamo orgogliosi di essere riusciti a portare a buon fine dei prepensionamenti così detti “con requisiti pre Fornero” realizzando delle economie in favore dell’ente in minima parte con riferimento all’esercizio 2016 e con pieno effetto nell’esercizio 2017.
Il tutto, però, è stato fatto con il pieno consenso dei lavoratori interessati ai quali va dato pubblicamente atto di una piena disponibilità a favorire il buon fine dell’operazione pur a fronte di una qualche penalizzazione sul piano economico personale.
Altro tema sul quale poco calzanti appaiono le critiche dell’opposizione è quello del contrasto all’evasione tributaria e tariffaria.
È solo una gratuita illazione, che come tale si respinge al mittente, quella di lasciar intendere ai cittadini che da parte della maggioranza tutta, o di suoi esponenti, vi possano essere forme di tolleranza, se non di “comparaggio”, rispetto all’evasione dei tributi ed al mancato pagamento dei servizi fruiti.
Rivendichiamo con forza la nostra correttezza morale e politica e la nostra estraneità a qualsiasi forma di connivenza con chi si sottrae dolosamente ai propri doveri di cittadinanza.
Fin da quando questa compagine amministrativa è stata eletta si è condotto all’interno della maggioranza, ma anche fra la maggioranza e gli uffici, un serrato confronto di idee circa il modo più adeguato (gestione diretta o affidamento all’esterno) per garantire tempestività degli accertamenti ed efficacia della riscossione.
Ciò anche nella prospettiva di importanti novità legislative inerenti la chiusura di “Riscossione Sicilia” ed il subingresso di “Agenzia delle Entrate – Riscossione” quale nuovo soggetto pubblico che, giusta delibera dei competenti organi comunali, potrà occuparsi di riscuotere le entrate tributarie e patrimoniali dei comuni.
Evasione, elusione ed inadempienze tariffarie sono mali che da diversi decenni affliggono la finanza comunale di Ficarra come quella della stragrande maggioranza dei comuni.
Tali fenomeni, però, solo da qualche anno pongono a rischio la sopravvivenza “dell’ente comune” in ragione di pesanti tagli alle risorse finanziarie alternative prima erogate dallo stato e dalla regione in misura più aderente ai reali bisogni locali.
Ovviamente il dibattito sulla strategia di contrasto da adottare non può protrarsi all’infinito.
Azioni concrete si impongono e stanno per essere attivate.
Il Gruppo di Maggioranza intende dare seguito ai propri doveri in materia di buona cura delle entrate ferma, comunque, la tutela del bisogno e del disagio effettivi ed adeguatamente documentati.
Si sappia, però, per amore di verità, che il recupero coattivo delle entrate ha costi certi e proventi incerti.
Il recupero coattivo delle entrate non è un “magico” fenomeno istantaneo dipendente da un atto di volontà degli amministratori, come l’opposizione ben sa anche se vuol fare intendere cosa diversa.
Le esigenze di cassa sono immediate, la manutenzione delle pubbliche infrastrutture si impone quotidianamente.
Il recupero delle entrate fiscali e tariffarie, al contrario, avviene, quando avviene, in esito a procedimenti lunghi che, possono avere successo solo quando riguardano soggetti evidentemente solvibili.
È chiaro, però, che se non si parte non si arriva.
Il Gruppo di Maggioranza “Ficarra che vogliamo” ritiene beni preziosi la fiducia, la comprensione, la pazienza ed il senso civico dei cittadini onesti e non intende abusarne.
L’affidamento sul persistere nei confronti dell’amministrazione in carica dei sentimenti popolari da ultimo citati è ciò che sta consentendo al Sindaco, alla Giunta ed alla Maggioranza Consiliare di andare avanti serenamente nella pur complicatissima azione amministrativa intrapresa dieci mesi addietro ed è ciò che ha consentito di adottare i dolorosi provvedimenti finanziari di cui si è discusso.
Il paese sta vivendo un tempo formidabile quanto a presenze di turisti, di appassionati di beni ed eventi culturali, di cultori della enogastronomia, con conseguenti apporti economici significativi che, al momento, per vero, interessano solo alcuni tipi di impresa ma che già hanno ricadute più che concrete in termini di fermento del mercato immobiliare e dell’attività edilizia di recupero.
La vera scommessa dell’oggi è quella di dare incentivi e sprone alla economia locale e per fare ciò è indispensabile garantire la tenuta della finanza comunale.
Il piano di riequilibrio ed i connessi interventi sulle aliquote e sulle tariffe potrebbero apparire economicamente depressivi ma affidarsi esclusivamente al contrasto all’evasione ed ai prepensionamenti per operare il riassestamento della finanza locale è un’operazione velleitaria ed illusoria.
Abbiamo il dovere di condurre con impegno interventi finalizzati a ridurre fortemente — ma purtroppo solo nel tempo — l’incidenza sul bilancio comunale di quello che il legislatore, non a caso, ha chiamato “fondo crediti di dubbia esigibilità”.
Ancor prima, però, abbiamo il dovere di amministrare efficacemente il quotidiano approntando nell’immediato le risorse necessarie alla bisogna.
Nel condurre queste azioni è obiettivamente difficile individuare il “punto di equilibrio” corretto rispetto alle possibilità economiche effettive, e non a quelle supposte, della cittadinanza.
La storia insegna che la protesta contro l’innalzamento di tasse e tariffe trova sempre un suo uditorio e dei sostenitori.
Noi speriamo di riuscire convincenti nei confronti di quella parte della cittadinanza che non trova alcuna soddisfazione nell’aderire ad una protesta fine a sé stessa.
Siamo perfettamente coscienti di chiedere dei sacrifici ad una cittadinanza provata dalla crisi economica ma, in assenza di insperati aiuti dalle sedi finanziarie sovraordinate, non siamo riusciti ad individuare alternative concretamente praticabili per riequilibrare il bilancio secondo legge.
Ben venga dunque l’annunciata assemblea cittadina sui problemi finanziari del comune.
Abbiamo operato e stiamo operando con moderazione e secondo coscienza. Non temiamo sedi in cui potremo continuare a spiegare ed illustrare il senso e le ragioni del nostro operare. Il dibattitto ed il confronto civile sono sale che da gusto alla democrazia.
Gli amministratori espressi dal gruppo politico “Ficarra che Vogliamo”
(Sindaco, Giunta e Gruppo Consiliare di Maggioranza)
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