La presentazione del libro di Tonino Arena: Più che la presentazione di un libro è stato come ascoltare una trattazione di controstoria – quella europea e quella internazionale connessa con le dinamiche europee – e respirare aria di controinformazione non appiattita sulle narrazioni politiche e mediatiche che mirano a nascondere le vere cause della profonda crisi che attraversa i popoli e le istituzioni europee.
Finis Europae? L’Europa non è NATO di Antonio Arena
La terrazza del Lido di Naxos (splendida location dell’evento) era stracolma di persone interessate e partecipi dei contenuti del saggio di Antonio Arena.
Il benvenuto di Fulvia Toscano (direttrice di NaxosLegge ed assessore alla cultura del Comune di Giardini-Naxos) ha inserito tale serata all’interno di un progetto ambizioso di incontri aventi a tema l’attualità politica italiana ed europea.
Massimo Scaffidi (giornalista e direttore del sito on line “Scomunicando”) ha introdotto e moderato i successivi interventi, sottolineando l’importanza di un’informazione che non deve accontentarsi delle versioni ufficiali ma porsi come stimolo di conoscenza ed approfondimento.
E in questa ottica ha chiesto all’autore la sua opinione sulle conseguenze, per gli europei ed italiani, della crisi russo-ucraina e della ipotizzata adesione futura dell’Ucraina alla UE. Arena ha sottolineato che l’attuale conflitto ci sta conducendo (nella lucida e colpevole incoscienza bipartisan della politica e dei media italiani) verso una possibile e rovinosa guerra mondiale e nucleare; e che comunque ha già fatto precipitare la UE in una quasi recessione o in una molto modesta crescita economica. Paradossale, per l’autore, è che mentre non si sa dove “raccattare” – e a scapito di quali voci di spesa – una decina di miliardi per chiudere il cerchio della prossima legge finanziaria, si siano buttati nel calderone bellico diversi miliardi di euro in acquisti ed invio di armi a Kiev.
Gli osanna ad una Ucraina nella UE (su input di Usa-GB) oscurano le possibili conseguenze per i Fondi europei attualmente destinati alle Regioni del Sud Italia, che verrebbero quasi totalmente distratti a favore delle regioni sottosviluppate dell’Ucraina o di altri Paesi candidati ad aderire alla UE.
Poi è stato il turno di Daniele Tranchida (professore presso l’Università di Messina) a trattare del saggio. Ed è stata una mirabile sintesi dei contenuti dello stesso, dipanando e condividendone le tesi che, dalle speranze europee iniziali, si sono man mano declinate in un progressivo appiattimento sugli interessi di potenze occidentali extra europee.
Tranchida ha poi ricordato il conflitto tutto interno all’Europa tra quelle forze e quegli Stati che nei decenni scorsi sono stati portatori di due diverse visioni: una che ne prevedeva un ruolo autonomo sul piano internazionale e l’altra – purtroppo ad oggi vincente – che ne auspicava una dimensione mercatista in chiave liberal-progressista.
E lo stesso ha infine richiamato l’attenzione dei presenti su un capitolo del saggio (“Le strane dinamiche degli anni 1992-1993”) che ritiene fondamentale per comprendere come l’Italia abbia “mutato pelle” nel settore delle sue partecipazioni statali e in settori strategici dell’economia, cedendone e svendendone la più parte su pressioni di potentati economici anglosassoni e di esponenti della finanza speculatrice internazionale.
Invitato da Massimo Scaffidi è infine intervenuto Francesco Rovella (saggista politico e noto esperto e gallerista di arte contemporanea e moderna in Catania) che ha sottolineato come le forze antagoniste europee, che spesso riescono in notevoli exploit elettorali e godono di ampio e trasversale consenso popolare, devono fronteggiare un sistema mediatico e di informazione controllato in percentuale quasi assoluta da lobbies e gruppi finanziari, e da associazioni e fondazioni, che propagandano le “verità politicamente corrette” e le contro narrazioni rispetto alle crude e dure realtà economiche e sociali che sempre più ampi strati popolari percepiscono e subiscono.
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