Dal Palazzo
FINIto – Governo in bilico, Berlusconi “ora solo voto”
Ultim’ora da Temporeale by Libero.
E’ durato poco più di due ore il confronto tra Silvio Berlusconi e lo stato maggiore della Lega Nord guidato da Umberto Bossi. Ad Arcore il presidente del Consiglio e l’alleato hanno analizzato la situazione politica, dopo la decisione di Fli di lasciare gli incarichi nel governo.
All’incontro erano presenti anche i tre coordinatori nazionali del Pdl – Ignazio La Russa, Sandro Bondi e Denis Verdini – oltre che il guardasigilli Angelino Alfano. Per la parte leghista, Bossi era accompagnato dai ministri Roberto Maroni e Roberto Calderoli, oltre che dal governatore piemontese Roberto Cota, dal presidente dei deputati Marco Reguzzoni, dal segretario lombardo Giancarlo Giorgetti e dal figlio Renzo Bossi.
Di oltre due ore di confronto, mentre numerosi giornalisti e troupe televisive stazionavano all’esterno di Villa San Martino, ad Arcore non è trapelato nulla.
Anzi, al termine del vertice, la delegazione leghista ha lasciato la residenza del premier, senza rilasciare dichiarazioni, in un lungo corteo di auto. Lo stesso copione seguito qualche ora prima, nel pomeriggio, nella sede federale della Lega Nord in via Bellerio, dove i vertici del Carroccio avevano tenuto una riunione di un paio d’ore proprio in vista dell’incontro con Berlusconi.
A quanto si è appreso da fonte qualificata dal vertice di Berlusconi con Bossi è uscita la decisione di approvare la finanziaria e poi di portare la crisi in Parlamento. Non è quindi passata l’ipotesi di una crisi pilotata, nonostante la Lega avesse messo sul tavolo l’idea di un Berlusconi bis.
Un ‘patto di ferro’ tra Silvio Berlusconi ed Umberto Bossi. Così chi, del Pdl, ha partecipato al vertice di Arcore commenta la linea decisa tra il Cavaliere ed il Senatur. Berlusconi e Bossi hanno deciso di andare avanti con il governo senza dimissioni del premier né un Berlusconi bis. Dopo la finanziaria, è la decisione presa, la parola passerà al Parlamento: se non dovesse essere approvata la fiducia la richiesta del Berlusconi e il Senatur è quella delle elezioni.
FINIANI ESCONO DA ESECUTIVO
Con la partenza dalle rispettive segreterie delle lettere di dimissioni della delegazione finiana al governo, si apre infatti una ulteriore fase della crisi politica. Escono dal governo il ministro alle Politiche Europee Ronchi, il viceministro allo Sviluppo Urso, i sottosegretari Bonfiglio e Menia. ‘Si consuma il tradimento’, commenta il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, a parere del quale l’alternativa a Berlusconi non possono essere che le elezioni. Domani il capo dello Stato vedrà i presidenti delle due Camere, e sono state sconvocate le conferenze dei capigruppo. Intanto, Gianfranco Fini accusa la classe dirigente d’aver smarrito il senso della dignità e il sottosegretario alla presidenza Gianni Letta auspica che il Paese esca da divisioni e contrapposizioni. I gruppi Fli confermano il loro sostegno alla finanziaria.
All’opposizione sulle possibili nuove alleanze interviene la presidente del Pd Rosy Bindi: ‘faremo di tutto per rendere possibile un governo di solidarietà nazionale’, dice, ‘ma se Berlusconi ci porta a votare non possiamo fare l’errore del ’94’ e ‘dovremmo allearci con Fini e Casini che tentano di costruire il terzo polo, nel nome della Costituzione e della democrazia’. Di un voto che superi i ‘tabù dettati dai vecchi muri di confine’, parla anche il finiano Briguglio con un patto tra chi aspira a rifondare il centrodestra come Fli, Udc, Mpa e Api, e il Pd’.
FRANCESCHINI A FINI, MOZIONE SFIDUCIA PRIMA DATA UTILE
“Sono a chiederle la fissazione della data della discussione della mozione di sfiducia da noi presentata nella prima giornata utile consentita dal calendario parlamentare, successivamente all’approvazione della legge di stabilità da entrambe le Camera”. E’ quanto scrive il capogruppo del Pd alla camera Dario Franceschini in una lettera inviata al presidente della Camera Gianfranco Fini.