A prescindere da tutti gli altri aspetti, esse sicuramente penalizzeranno le fasce più deboli della popolazione, ancor più al Sud, ancor più fra gli anziani (soprattutto se diversamente abili o non autosufficienti, se soli o anzianissimi, se titolari di assegno sociale o pensioni basse).
Il rischio è che possa esserci ancora di più grave.
Infatti la drastica riduzione di risorse alle Regioni e ai Comuni sicuramente creerà ulteriori difficoltà a questi ultimi nel garantire livelli accettabili di servizi sociali, peraltro già carenti.
Fermo restando che le nostre confederazioni e federazioni sono impegnate a livello nazionale e regionale per recuperare altrove risorse e garantire sviluppo, lavoro e protezione sociale, ci rivolgiamo a Lei per chiederLe una priorità assoluta: non ammazzare gli indifesi!
Già oggi la percentuale di spesa per la protezione sociale della regione Sicilia e di gran parte dei comuni è più bassa della media nazionale e ancor più rispetto al centro-nord. Dovrebbe essere significativamente più alta stante che l’importo medio delle pensioni è fortemente inferiore e le carenze infrastrutturali socio-sanitarie sono notevolissime e gravi.
La nostra precisa richiesta è: non abbassare le risorse investite per il sociale e utilizzarle con virtù.
Sappiamo che non sarà facile. Siamo pronti a venire da Lei per ragionare assieme, così come faremo in assemblee aperte anche ai non iscritti per condividere con tutti i cittadini, l’esigenza di scelte prioritarie e di gestione intelligente, trasparente ed efficace dell’esistente.
Qui intanto ci permettiamo di avanzare alcune proposte e riflessioni.
– Utilizzare subito e bene le risorse esistenti. Purtroppo questo non sempre viene fatto dai distretti socio-sanitari e dalla provincia regionale.
– Aumentare le entrate anzitutto stanando gli evasori che sono un cancro maligno che corrode il bene comune.
– Differenziare l’addizionale IRPEF e le tariffe (rifiuti, acqua, etc.) rapportandoli anche al reddito.
– Progettare e captare risorse aggiuntive.
– Dalla ASP – che non ha adeguatamente ridotto i costi e tuttavia ha tagliato senza nemmeno avviare la costruzione della nuova sanità – pretendere che siano ridotti i tempi di attesa e migliorata la qualità delle prestazioni che oggi costringono a rivolgersi ai privati o ad andare altrove e sia effettivamente calata la sanità nelle Comunità, dando efficienza alla medicina di base e costruendo la rete sul territorio (PTA, etc.).
– Eliminare il superfluo: costi della politica, consulenze, esperti, partecipazioni a società passive e/o inappropriate.
– Esercitare un controllo reale sulle questioni di tutte le attività e dei servizi, misurando l’efficacia e l’efficienza, pretendendo soprattutto legalità e trasparenza.
– Dare priorità ai servizi essenziali. Non disperdere cioè le risorse per mille rivoletti più o meno rispondenti a richieste di gruppi di pressione, di campanilismi, di corporazioni. Assumere cioè il coraggio e la responsabilità di scegliere, mettendo al primo posto la non autosufficienza, i diversamente abili, gli anzianissimi soli, i poverissimi e gli esclusi. Ed , a seguire, in base ai bisogni autentici e in rapporto alle disponibilità di risorse.
– Trasparenza e legalità, per ultimo nell’elenco ma per primo nelle cose da fare. Non ha costi economici. È inammissibile e vergognoso, ad esempio, che il capoluogo non abbia, forse unico in Italia, una “carta dei servizi”, che consenta ad ogni famiglia di conoscere quali servizi il comune è in grado di dare, chi ne ha diritto e a quali condizioni, cosa fare per ottenerli. La ragione forse è che questo stroncherebbe le clientele, non consentirebbe più di spacciare per favore ciò che invece è un diritto.
Per positivamente cambiare, per avviare una nuova stagione nella quale offrire almeno speranza, occorre incominciare da qua: dalla legalità , dalla trasparenza e dal controllo sociale.
SPI-CIGL, FNP-CSIL e UILP-UIL vi chiedono un forte atto di amore.
Noi sappiamo che tantissimi amministratori non fanno soltanto il loro dovere ma molto di più: impegnano tempo, sacrifici e passione per le loro comunità.
Ciascuno nei nostri ruoli ma realizzando opportune convergenze rispetto ai fini comuni, possiamo fare di più e meglio. Prima, in passato, questa era un’opzione auspicabile, oggi, rispetto ai pericoli incombenti di ristrettezze intollerabili, è una necessità.
Noi – e siamo tantissimi – siamo pronti a dare il nostro contributo di proposte e impegno.
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