Ferragosto 2019, I Genua si ritrovano intorno a Lucio e Marianna. Quattro generazioni. Sorridono ed i loro volti raccontano la vita del quartiere. Quello della Marina di Brolo.
Una foto destinata a diventare, da subito, un simbolo, che va oltre i legami familiari, gli affetti, i rapporti tra genitori e figli perchè racconta altro.
Anche di una “Marina”, il quartiere dei pescatori, dei magazzini di limoni, del mare che “saliva” ogni inverno sin sotto il ponte della ferrovia incuneandosi tra i tronchi d’albero della segherie e le grandi botti del vecchio Scarpaci.
Così da quella foto raccogliamo lo spunto, guardando la faccia del “vecio” Lucio, di rivedere il vecchio cinema, i tavolini messi “all’acqua ed al vento” del bar di donna Tindara, del voto bruciato dal sale di Iachino, di Giovannino “Scapino” che con il suo motorino si portava dietro le pellicole da proiettare.
Di come il quartiere sia cambiato, arrivando ad avere “due” Madonne ed un Cristo che emerge dai fondali dello scoglio, altro ed unico testimone muto che ha sempre osservato il quartiere, mai dormiente, mai silente, con le suoi primi localini estivi, chiassosi e vocianti (Lo scoglio, il Lido del Sole, e poi la Cicala, e la Stella del Mare, e Don Santo).
Ecco perchè questa foto diventa importante perchè parla della storia di una famiglia, di un quartiere, delle storie dentro le storie, diventa un ricordo reso per immagini (e parole anche solo immaginate) che potrà essere guardata… poi, insieme e commentata anno dopo anno.
Nello scatto, venuto quasi per caso, chiamando chi si era appena alzato dia tavola, per indurlo e restare proprio per esserci dentro questo scatto, ci sono appunto, oltre a Lucio e Marianna, Calogero che è spostato con Teresa, Marianna e Tiziano, Valerio e Flavia, Liuba e Leone, i tanti “Lucio” – piccoli, ragazzi, già adulti – e poi Pippo e Melina, Marianna e Carmelo, Anna e Basilio, Alice e Carmelo, Peppe, Lucia, Umberto ed ancora un altro Lucio.
E’ una foto che induce anche, a chi la guarda, di cercare nei vecchi album sotterrati nei cassetti del salone di casa, di trovar simili scatti, che permettono di recuperare le nostre radici, recuperando anche l’emozione, non solo visiva, ma anche tattile di una foto stampata che non potrà mai essere eguagliata da una foto in formato digitale.
E scoprire che a volte si ha bisogno delle nostre foto come abbiamo bisogno di tenerci stretti i ricordi per vivere il presente ed affrontare il futuro forti dell’unicità della nostra storia.
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