“Il silenzio e la parola”. Ieri a Villa Piccolo durante l’incontro-dibattito su Bent Parodi di Belsito, promosso dalla Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella, un Aquila ha lungamente volteggiato sul parco della Villa e per tanti è divenuno in simbolo che ha riportato ai culti degli antichi egizi dove appunto l’aquila rappresentava la materializzazione del dio Mendes, rappresentante del dio sole. L’uccello-anima (Ba) aveva il compito di accompagnare i defunti nell’aldilà.
Una coincidenza che sicuramente a Bent Parodi, “l’ultimo dei Gattopardi siciliani” strettamente legato non solo dai vincoli di parentela con Giuseppe Tomasi di Lampedusa e con i fratelli Piccolo, tra i massimi studiosi italiani contemporanei delle religioni sarebbe piaciuta.
Come anche rivedere tanti suoi amici venuti proprio a Villa Piccolo per “esserci” alla presentazione del premio letterario a lui intitolato, per parlar ancora di lui, ricordarlo come giornalista, studioso, presidente della Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella, ma sopratutto come Amico e Maestro.
Claudio Saporetti, Anna Maria Corradini, Andrea Pruiti Ciarello, Alberto Samonà, Mauro Bonanno, Carmelo Germanà, Enza Mangano, Massimo Scaffidi, Natale Tedesco e Giuseppe Benedetto presidente attuale della Fondazione hanno dato il loro contributo alla serata che ha visto presenti anche giornalisti, poeti e scrittori.
“Il principe mago” , filoso e giornalista, vede – da altre dimensioni – in questa fase dell’attività della Fondazione realizzare alcuni suoi sogni che tendono all’attuazione della sua idea rivoluzionaria quella di un “esoterismo sociale” all’interno di una “aristocrazia dello spirito”, quale unione mistica di coloro che sono in cerca della Verità.
E allora Bent – che tra l’altro era anche Membro Aggiunto del Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico ed Accettato – avrebbe visto in quell’aquila che volteggiava sul terso cielo di ieri sera la rappresentazione del trentaduesimo e il trentatreesimo grado di quel rito a lui caro – appunto il rito scozzese -.
Entrambi numeri dal profondo significato cabalistico dal punto di vista massonico (trentadue, per esempio, sono i sentieri dell’Albero della vita).
Sarebbe stato un’Aquila che tiene negli artigli un cartiglio con la scritta latina “Spes mea in Deo” est, ossia “la mia speranza è in Dio”: un Dio differente dalla concezione biblica, dove questo rapace simboleggia la resurrezione perché è l’unico uccello che possa guardare fisso il sole.
E a noi piacerebbe anche così…
Riavere Bent tra noi, non solo con lo Spirito.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.